Amore mio, come vorrei dirti tutto.
Ma tu sei cosi distante, è cosi impossibile raggiungerti, raggiungermi.
Siamo fuori, fa freddo, e tu stai piangendo mentre mi preghi di parlarti di me, perché vedi che c'è un velo di malinconia da anni in tutto quello che faccio, dici, ed io ti rispondo che sei un cazzone. Questo.
Ti rispondo che non mi desideri, che ti fa schifo il mio corpo per non urlarti piangendo che fa schifo a me, che vorrei che tu lo amassi anche per me, invece continuo ad attaccarti, e ti amo, ricordatelo sempre.
Ricordati che sei quello che, insieme al desiderio di dimagrire, mi tiene in vita. Solo che non potrò vivere finche non sarò più magra. E poi più magra. E poi ancora, ancora.
Piangevi, con l'aria che pungeva, e continuavi a pregarmi di parlarti, di dirti cosa c'era che non andasse, ed io in silenzio avevo lo stomaco sottosopra, mi veniva da vomitare, volevo solo andare a casa, invece eravamo fermi in mezzo all'aria, e allora sei un cazzone, sei un superficiale del cazzo, ma ti amo, dico.
Ricordati che ti amo.
Era il mio momento. E l'ho buttato nel cesso come tutta la mia vita, come amo fare con le cose belle che mi circondano, devo distruggere tutto.
Invece sono stata zitta mentre tu piangevi e camminavi avanti ed indietro, con il collo alzato, con le mani sulla testa, su quei capelli neri e ricci che mi piacciono tanto, con i tuoi occhioni verdi pieni di lacrime; e ancora mi chiedo come uno come te possa stare con una come me. Da un anno e mezzo, tutti i giorni della sua vita. Sono tornata a casa e ho pianto, tutta la notte, e poi ho dormito, sperando di continuare per sempre.
Invece ho aperto gli occhi e ho pensato, ho DECISO di portarti il mio Dario alimentare per dirti ecco, amore mio, ecco cosa mi uccide, ecco pagine e pagine di briciole di cibo ingerito, di calorie contate, di frasi scritte in preda alla rabbia e alla disperazione, disegni del mio corpo in cui la mia faccia è circondata dal grasso e quello è il mio specchio, amore mio; ho preso il diario e l'ho messo in borsa, te lo avrei dato, e avresti scoperto tutto, mi avresti abbracciata, non avresti capito, ma avresti saputo chi ero IO. Avresti potuto aiutarmi a scoprirlo. Ma cosa potevo aspettarmi? Che dimagrissi con me? Che ci abbuffassimo insieme quando io stavo cosi male da desiderarlo? Cosa mi aspettavo?
Ti ho visto, la mattina, e non mi parlavi. Hai detto sto bene ed io mi aspettavo mi chiedessi di nuovo di parlarti di me, ma si sa, le occasioni arrivano una volta e non aspettano, ed io l'avevo persa. Ho nascosto il mio diario e le mie ossessioni, i miei pianti, ed è finita.
Come ho potuto pensare di potermi aprire? Sono destinata a vivere come ora, finta. Senza capire dove sono, senza capire cosa faccio, perché, chi sono.
Giuro che l'ho desiderato: darti quel diario e buttare tutto addosso a te, perché sai bene che non sono brava a parlare, bensì soltanto a scrivere. Odio quelle lunghe descrizioni che fanno i bambini, mi piace essere schietta. E mettere i verbi e i punti e virgola al posto giusto. Non ci riesco, ma ci provo.
Giuro che ho desiderato con tutto il cuore rovesciarti addosso me stessa, quella vera; anni e anni di silenzio tutti sulle tue spalle, che sei forte per tutti e due, amore mio; avrei voluto pretendere tutto l'amore che mi davi più quello che non riuscivo a darmi io, avrei voluto chiedertelo, supplicarti; ma so che non mi è concesso, non lo merito. Non mi è stato mai concesso nulla. Non mi è mai stato concesso di comportarmi come mia sorella, con la sua strafottenza in quanto le minacce che i miei le rivolgevano si trasformavano in regali costosi, orari assurdi di rientro la sera, amore, aiuto; io ho sempre dovuto avere tutti nove per meritarmi un po' di pietà, un po' di libertà, le mie punizioni erano attuate, sempre: le sue si trasformavano in premi. Non mi era concesso di fermarmi un secondo e non apparecchiare la tavola, divagare come sto facendo adesso, rispondere male come lei, perché venivo picchiata. Cosi ho smesso di concedermi il cibo. E poi, dopo tre anni, ho iniziato a concedermelo tutto. Troppo. A stare male.
Amore vorrei dirti questo, vorrei che tu potessi leggerlo ma è cosi difficile, cosi spaventoso. E non ce l'ho fatta.
Ma ricorda che ti amo.
Buttare nella pattumiera le tue richieste, le tue rare richieste di me, le uniche che qualcuno si preoccupa di rivolgermi, è la cosa che meglio mi riesce. Continuerò a mettermi da parte, per continuare a recitare. Compilare il mio meraviglioso diario alimentare ed il mio lagnoso blog, e piangere su me stessa. Lottare con il mio solo sostegno che molto spesso si rivela niente meno che un riuscito tentativo di ostacolarmi; sola con me stessa, e contro me stessa. Ti amo, non dimenticarlo.
“Il vero sciocco, colui che gli dei deridono e distruggono, è quello che non conosce se stesso. Io lo fui per troppo tempo. Tu anche lo fosti per troppo tempo. Non esserlo più. Non aver timore. Il vizio supremo è la superficialità. Tutto ciò che è vissuto fino in fondo è giusto.” De Profundis, Oscar Wilde. Sono una lettrice, amo la filosofia e la letteratura, ma odio il mio corpo. 1.60x57 kg. Sono prigioniera: di me stessa, del cibo, delle mie ossessioni. Malata di una malattia che non esiste.
Tesoro, ho le lacrime agli occhi leggendo questo post, sono le stesse identiche cose che penso io ... Non è tardi, rimetti nella borsa il diario, è difficilissimo ma puoi aprirti con lui. Fallo, non te ne pentirai. Ti abbraccio
RispondiEliminaInviaglielo.
RispondiEliminaInviagli questo post.
Se non vuoi farlo per te, fallo per lui.
Dio mio, lui ti ha praticamente supplicato di dirglielo...
Deve sapere chi ha di fronte, non può amare una "Sybil finta", irreale, che non esiste.
Lasciati amare per quella che sei...
Rispondo qui al tuo commento (dovrebbero aggiungere un sistema di notifiche facebook-style, non trovi?).
RispondiEliminaNon volevo farti piangere, specialmente non a scuola. Mi hai ricordato quando, durante le ore di italiano, le poesie sembravano parlare del mio dolore... E via giù a piangere. Il mio quaderno di 5a è un disastro, pieno di gocciolone giganti xD
Comunque...
Secondo me hai paura che il tuo ragazzo non riesca ad amare il lato "malato" di te, in quanto incapace di comprenderlo... Il rischio c'è, ma io credo che l'Amore vero implichi empatia e DESIDERIO DI COMPRRNDERE. Lui vuole sapere, vuole provare a capire... Se il suo amore è sincero ti amerà nonostante tutto e credo che il fatto di sentirti finalmente amata completamente e per quella che sei ti aiuterebbe a colmare quel vuoto che, ad oggi, riempi con il cibo.