giovedì 31 luglio 2014

La coscienza di... chi?

Ciao ragazze, sono sul balcone della casa in Liguria, sempre dai miei amici.
Ho comprato "La coscienza di Zeno" perché devo leggerla per la scuola e mi sta piacendo talmente tanto che ve la consiglio. Ho letto una frase che mi ha fatto pensare tanto, volevo condividerla con voi.
"la mia vera malattia era il proposito e non la sigaretta. Dovevo tentare di lasciar quel vizio senza farne il proposito. In me-secondo lui- nel corso degli anni erano andate a formarsi due persone di cui una comandava e l'altra non era altro che uno schiavo il quale, non appena la sorveglianza diminuiva, contravveniva alla volontà del padrone per amore della libertà. Bisognava perciò dargli la libertà assoluta e Nello stesso tempo dovevo guardare il mio vizio in faccia come se fosse nuovo e non l'avessi mai visto. Bisognava non combatterlo, ma trascurarlo e dimenticare in certo modo di abbandonarvisi volgendogli le spalle con noncuranza come a compagnia che si riconosce indegna di sé . Semplice, nevvero?"

Può significare niente.
Ma questa sera volevo scrivere un post molto bello, volevo parlare davvero di me, cercare di capire perché non mi voglio bene.
Non una mini e noiosissima autobiografia, ma un piccolo resoconto delle mie mancanze.
Mi sono resa conto questa sera, ed è da un po' che ci penso, che uso la malattia, o comunque l'ossessione per la magrezza, come giustifica. Giustifico me stessa di tutto.
Da quando sono ingrassata molto, sono diventata una casinista. Lascio le cose a metà, in disordine, non mi preoccupo molto. Mi dico "tornerò a farlo quando sarò magra." Dieci chili fa ero ossessionata, ossessiva: controllavo me e gli altri, e rimproveravo gli altri se non mettevano a posto o se non piegavano bene le magliette. Il mio armadio era pulito e organizzato, mentre ora è un casino. Del resto, quando sarò magra lo pulirò. Perché io non accetto di vivere cosi. O meglio, mi dico che vivo cosi perché sono grassa.
A scuola mi lascio andare perché "fallisco perché sono grassa." non riesco a fare a meno di pensarlo. Il mio disturbo del comportamento alimentare ha creato intorno alla mia figura una pellicola trasparente, una grande bolla di vetro. Tratto i miei amici di merda, litigo con il mio ragazzo, rispondo male e mi dico "In fondo cosa mi importa di mantenere le amicizie. Io voglio essere magra."
Voler dimagrire rende tutto il resto della mia vita uno sfondo grigio in cui non ho responsabilità, in cui sono una bambina, esattamente questo. Ma ragazze, io non sono stupida. Io non sono quella che vomita, che beve, che si abbuffa. Ragazze, io non sono quella che digiuna.
Prima di ammalarmi ricordo benissimo che appena restavo a casa da sola avevo le gambe piene di brividini, e sapete perché? Perché se mamma non c'era, io mettevo mtv e cantavo. Facevo dei concerti pazzeschi. Ho una voce molto bella, arrivo a note impressionanti e questa sera posso dirlo senza sentirmi una vanitosa merda. Non sono una falsa modesta, io canto benissimo. Adesso sapete cosa mi eccita quando mia mamma non è a casa? Abbuffarmi. Vomitare. Digiunare. In serate come questa mi viene da piangere, ragazze io non voglio essere cosi. E come mi diceva Veggie in un commento, io non sto facendo nulla per uscirne. Ma sapete la verità qual è? Che io non riesco ad accettarlo.
Sono molto dolce, lo sono sempre stata. Ora sono acida, cinica. Frustrata. Ora rispondo male, non parlo, mi chiudo in me stessa. Io sono sempre stata allegra! Ho sempre stra parlato, ho sempre rispettato tutti. Sognavo il mio principe. Ed ora che ce l'ho, lo tratto male. Lo accuso ingiustamente. Sono fuori di me. Ma mi dico che in fondo è perché sono grassa. Che in fondo quando sarò magra cambierà tutto.
Perché a me? Ho dimenticato come si canta. Non mi da piu nessuna soddisfazione, tanto che nemmeno vi avevo detto di saper cantare. Sinceramente mi interessa solo che voi siate orgogliose di me perché ho perso venti chili. Perché io lo sono solo cosi.
Amo cantare e scrivere, e so fare meglio la prima, ma infinitamente. Non lo dico da ragazzetta, ho una voce ben marcata, canto falsetto cosi come tenore. Ho cantato in spettacoli, mi hanno chiesto di fare musical, di iscrivermi a corsi, di fare piccoli concerti in scuole di chitarra. Sinceramente non me ne frega piu un cazzo, non mi piace nemmeno piu.... Forse quando sarò magra.
Ragazze, non scherzo. È un pensiero radicato in me, davvero, lo penso e ci credo. Non basta dirmi "accetta! Fallo, crea una vita al di fuori del dca!" perché io non ho più interessi. Mi piace studiare filosofia perché spero di trovare qualche frase che mi motivi parlando di rinunce e di obiettivi (dimagriredimagriredimagrire). Dimagrire mi distrae da tutto. Ed in sere come questa, in cui tutti dormono e non vedono l'ora di svegliarsi domattina, io mi sento davvero male, un dolore profondo. Perché io vorrei addormentarmi per sempre questa sera, e non dovermi affrontare anche domani.
Perché da quando sono ingrassata io non ho più voglia di vivere. Quando ero magra ero certo continuamente alla ricerca del peso impossibile, ma ricordo di essere stata più felice. O non lo so, forse era prima di diventare magra. Quando ero magra lo stesso. Piu di adesso.
Io non riesco a vivere, non riesco ad uscirne come mi dice Veggie, perché io non sono questa. Non è il mio corpo. Questo corpo non è il mio.
Mi chiamo Cecilia e questo non è che il corpo di una sconosciuta, con i suoi pensieri malati e la sua abitudine schifosa di mangiare. Mangiare tanto. Non riesce piu ad avere il controllo, ora non sa piu vivere.
Mi chiamo Cecilia e non so piu chi sono. Mi chiamo Cecilia e non ho voglia di smettere di scrivere, ho paura. Perché quando smetterò di scrivere andrò a dormire. Mi sveglierò domani. E sarò grassa. Vomiterò, forse. Oppure mi prometterò che da oggi basta mangiare troppo.
Mi chiamo Cecilia e la mia vita è tutto un proposito, prima di cominciare a vivere.
Mi chiamo Cecilia e ho una voglia pazza di vivere... Ma non ci riesco. Ho voglia di essere felice.
Forse... Quando sarò magra.
Si. Quando sarò magra andrò da uno psicologo, guarirò, sarò felice. Starò bene. Tornerò ad amare, a ridere, a scherzare. Guarderò il cesso e riderò perché farò tanta pipì li dentro, come ho sempre fatto perché bevo molto. Nient'altro . Guarderò un piatto di pasta senza paura. Non mi farò foto allo specchio. Non rimanderò tutto a... Quando sarò piu magra. Anche se non sarò mai abbastanza magra.
Ma io sono sicura che sarò felice, che sarò diversa. Sono giovane, ho ancora tanto tempo... Una marea di tempo. Mi chiamo Cecilia ed un giorno saprò accettare un fallimento, o forse no; ma il massimo che farò sarà piangere o prendere a pugni qualche cuscino. Niente dita in gola, fa anche male e a me fa schifo. Niente digiuni. Niente restrizioni. Niente abbuffate. Niente sputi sullo specchio. Sono Cecilia e questa sera credo che un giorno nella mia vita mi comprerò dei vestiti carini. Credo che lo farò quando sarò magra. Buonanotte ragazze, siete tutte delle bellissime stelle, questa sera. Perché questa sera ho dimenticato di pesare 58 chili, dieci in piu di un anno fa. Domani tornerò ad odiarmi come una furia. Domani vomiterò da fare schifo, e non auguro a nessuno di vedere quello che vedo in quel cesso. Domani guarderò gli altri mangiare la pasta ed io piangerò nella cameretta perché non posso mangiarla, anche se a cena mi imbottirò di pane ed olio per non sentirmi diversa. Ma domani in fondo è solo domani, ed io adesso sono quella bambina che pesa 47 chili e può volare. Anche se poi decide di dimagrire, dimagrisce, ingrassa, dimagrisce. Ingrassa. E perde se stessa.
Lascia perdere quella che eri, mi hanno detto. Ed io lo so. Sono cresciuta, sono questa adesso. Ma non sono io. E non è il non accettare di crescere... Non è che voglio tornare bambina. Non cambierei il cervello di adesso con niente al mondo, ci faccio riflessioni bellissime, parlo molto con gli altri e mi chiedono sempre cosa ne penso.
Ma mi sono persa, perché sono ingrassata tanto. Perché digiuno. Perché vomito. E allora si che mi manca quella Cecilia.
Mi chiamo Cecilia e imparerò a crescere e volermi bene. E sono sicura che io lo farò, e non rimanderò a quando sarò magra per non dovermi fare il culo oggi.
Io sono sicura che succederà... ecco... Quando sarò magra.
Si, quando sarò magra.
Buonanotte! :)

mercoledì 30 luglio 2014

Io e la mia nuova amica,

la bilancia. Lei, bianca, meravigliosa, funzionante. La mia è rotta da circa due anni, ho scoperto il mio peso solo nei vari ospedali, circa due volte all'anno.
In bagno, sotto la finestra, illuminata dal sole della Liguria. Sono poetica quando parlo di Lei. L'ho fissata per un po'. Ho pensato che non avrei avuto mai il coraggio di salirci sopra. Non dopo le ultime volte, in cui ho visto solo kg in più. Poi mi ero abbuffata quattro giorni di fila, mi aspettavo piu di sessanta chili. Mi sono alzata, sono alta 1.62, due centimetri, questo lo so. Ma il mio peso... Lo stimavo, tiravo ad indovinarlo, ma dentro sentivo di aver superato la decenza, dai quaranta chili ai sessantacinque, ne ero sicura.
Il sesto senso di una donna difficilmente sbaglia, ed il mio, fortunatamente, lo ha fatto.
58 chili. Una merda lo stesso, non è che io sia Megan Fox, ma dopo quattro giorni di abbuffate pensavo peggio. Così ieri sera, dopo un giorno di restrizione in cui i miei amici mangiavano la pasta ed io i pomodori, ho pensato di festeggiare con vodka, disaronno, vino bianco e rosso e sigarette. Odio bere. Non so perché l'ho fatto, forse volevo una scusa per vomitare.
Ero mezza ubriaca ma capivo, ed uno dei miei amici ad un certo punto mi ha chiesto "perché vomiti?". D'impulso, anziché negare, dire "in che senso scusa?!" oppure "vomito che??!", ho risposto stupidamente "come fai a saperlo?". Scema. E lui ha detto che mi osserva da un Po, e quando mangiamo la pizza fuori se ne accorge sempre. Ho iniziato a parlargli delle endorfine e quelle puttanate là, stupido alcol, e l'altra mia amica ha detto "sei bulimica?" ed io stavo per sputtanarmi, davvero, lui è stato tenero perché mi ha detto "stai zitta, questi discorsi si fanno da sobri". Cosi non ho potuto dire nulla. Sono andata in bagno, ho messo le dita in gola e ho vomitato un litro di vino rosso. Stamattina sono andata in bagno, mi sono pesata, e la bilancia segnava 57 chili. Quanto mi mancava la bilancia... Ho pensato di digiunare tutto il giorno per vedere un numero piu basso... Ma poi ho scelto i pomodori, mentre gli altri mangiavano la pasta al pesto. Sono triste, lo so. Ma ora ho la bilancia che non mi permette di fingere di non ingrassare. Ora devo sfruttare questi dieci giorni che mi restano qui in Liguria, pomodori, frittate di zucchine (almeno il secondo lo mangio con loro), carne in padella che loro impanano (io come minimo la vomiterei, rifiuto categoricamente la roba impanata, potrei morire), tonno al naturale che loro mangiano ovviamente con l'olio, sigarette. Ne ho fumate solo due in tutti e tre questi giorni, posso ritenermi una che sa controllarsi. Odio fumare, ma se fumo non mangio. Se non mangio, dimagrisco. Se dimagrisco voglio dimagrire ancora. Se dimagrisco ancora raggiungo un obiettivo. Se raggiungo un obiettivo non mi sento fallita. Se non mi sento fallita sorrido. Se sorrido, vivo. Se vivo con il sorriso non desidero morire. Che è un grande passo avanti per una che di obiettivi ne sente solo parlare. Dimagrire è una cosa che io posso fare. Che dipende da me. Non è cosi banale (potrei pormi come obiettivo sbucciare una mela, mica soffro di dca per avere un obiettivo), ma è la spiegazione più immediata.
Nessuno sta più parlando di vomito oggi, ed io sono contenta.
Non mi arriva il ciclo, ed io non capisco se è perché sono incinta (cosa improbabile dato che la volta di cui posso sospettare avevo il ciclo appena finito e le precauzioni...) o perché ho pedalato come un ciclista (per i miei standard inesistenti) e mi sono abbuffata e ho vomitato. C'è un po' di confusione, ma in fondo va bene cosi. In fondo è la vita che mi sto costruendo. Sarò una persona molto sensibile visto il mio vissuto.
Intanto buone vacanze, viva me, il ciclo che non arriva e la bilancia che mi sbatte in faccia un peso che è troppo, troppo, troppo, troppo. Tutto nella mia vita è troppo, eppure è tutto fottutamente a metà.

domenica 27 luglio 2014

Alla continua ricerca del niente

Ciao ragazze,
sono in viaggio. Sto partendo con un gruppo di amici, andiamo in Liguria. Ed io mi sento sola.
Mi sento sempre sola, in realtà è la mia compagnia che è sbagliata. Che mi rende infelice.
Perché in tutti i posti in cui vado mi porto con me? Sono sempre qui, e i pensieri malati mi affollano il cervello.
Dopo questi giorni sbagliati dovrei digiunare, non merito altro.
Mi sento sola, terribilmente sola, è una solitudine che mi divora e fa male, perché la solitudine è molto affamata.
Questa notte è stata l'ultima a casa mia: dalla Liguria andrò direttamente giu dai miei nonni, e quando a settembre tornerò avremo traslocato.
E la cosa che mi rende più triste è che il motivo principale per cui lasciare casa mia mi distrugge è che in quel cesso ho vomitato tante di quelle volte, ho versato talmente tante lacrime lì per terra, sul pavimento.
C'è la bilancia in bagno ed io ho trascorso quattro anni su quella bilancia. Spero inutilmente che cambiare casa mi farà guarire. È come se potessi lasciare dietro quella porta tutte le mie ossessioni. Tutti gli anni buttati nel cesso. È per questo che dico che sono qui, adesso, con me. A volte mi viene in mente l'idea assurda di avere una doppia identità. Una Sybil malata che viene qui sul blog a piagnucolare e a sputtanarsi, e una Cecilia che si costruisce una vita finta con degli amici finti e una famiglia finta.
Perché a volte mi rende triste che nessuno mi conosca, a parte il mio ragazzo certo, ma comunque non basta. Nessuno mi conosce davvero, forse sono quella 'sempre triste' quella strana. E all'improvviso mi chiedo se in questi giorni potrò vomitare, inventarmi una qualche influenza intestinale, perché le persone sono completamente cieche. Gli amici con cui sono su questo treno mi sparlano dietro la maggior parte del tempo, non mi sopportano. Quasi nessuno mi sopporta. Mi comporto sempre da asociale o da bambina scema, e se qualcuno mi dovesse mai vedere vomitare potrebbe davvero avere un infarto.
Sono una di quelle persone insospettabili: sono quella che è ingrassata perché è cresciuta, sono quella che non aveva il ciclo, probabilmente era piu piccola delle altre. Sono su questo treno e vorrei avere degli amici veri. Vorrei parlare con qualcuno, vorrei essere me stessa. Vorrei poter comprare delle sigarette davanti agli altri perché ho voglia di fumare per non mangiare, ma non posso farlo perché io sono quella che fuma solo occasionalmente. Come lo spiego "ho voglia di fumare cosi non penso a mangiaremangiaremangiare? Come lo dico "ragazzi, io non pranzo perché altrimenti mi sento in colpa e vomito, sapete vomitare è entusiasmante, davvero, non fate quella faccia, mica fa cosi schifo!".
Una persona che mi abbracci, che mi dica "mi interessa quello che hai da dire, parla e sfogati. Non ti giudico."
In fondo va bene cosi. L'ultima notte a casa mia, una nuova vita in cui mi sembra che Sybil sia più ingombrante che mai. Ormai ha lei le redini della mia vita.
vi abbraccio

ps: ho lasciato coraggiosamente a casa il mio D.A, spero che mi aiuti ad essere spensierata... O a digiunare !

giovedì 24 luglio 2014

Mentre la vita scivola nel cesso, precipito e mi crogiolo nello schifo.

Buonasera a tutte, sono pazza.
Mi sono svegliata questa mattina ed ho iniziato a mangiare e vomitare, ho iniziato presto, per non perdere tempo.
Ho mangiato qualsiasi cosa: prendevo, mangiavo e andavo a vomitare.
Così. E mi sentivo bene, ero felice. Ho fatto una doccia, ho vomitato di nuovo, ho mangiato ancora. Ho vomitato. Tanto non avevo un bel niente da fare.
Che schifo. Che esistenza di merda.
Per quale motivo l'ho fatto? Fame? Malattia? Ma no. Niente di tutto questo: sarebbe troppo facile.
L'ho fatto perché avevo una voglia matta di farlo. E questo rende tutto così... spaventoso.
Sì, spaventoso è il termine che meglio descrive la serie di azioni assurde che ho compiuto questa mattina.
Ho persino vomitato una birra analcolica. Oh, sì, ho vomitato tutto.
Domani tornerò ad essere brava, farò tutte quelle cose salutari che fanno le persone che tengono alla propria linea e poi via, la mia vita sarà la solita.
Il mio ragazzo mi sta iniziando a trattare come una bambina malata. Ogni volta che mangiamo insieme mi fissa, mi chiede come sto appena metto un maccherone in bocca, mi ha accompagnata a prendere un costume e mi consolava quando non mi entrava nessuna delle taglie perché sapete, la coppa E non la vendono in nessun negozio.
Gli facevo pena. Ed io odio fare pena. Perché io non voglio fare pena. Non così. Magari lo vorrei a 35 kg. Sicuramente non con tutta questa fottuta merda addosso.
Merda, merda, merda.
Sono una fallita piena di merda, con delle tette enormi e una pancia che adesso è gonfia. E sono infelice. Mentre vomitavo oggi pensavo che era quello che mi meritavo. E mi sono chiesta perché mai quando vomito piango. Non lo faccio di proposito, ma mi ritrovo con dei lacrimoni che scivolano giù, sul mento, ma io sono felice, esaltata per essermi ficcata le dita in gola e aver visto scivolare nel cesso tanto cibo di natura ignota.
Mi viene quasi da ridere. Mi sono asciugata i capelli, tra una vomitata e l'altra, ho messo dell'olio profumato per il corpo, e ho continuato a guardare serie televisive in streaming.
Con una vocina nella testa "è quello che meriti, è solo quello che meriti. Pochi drammi."
Così è più facile accettare tutto. Lasciare che tutto accada. Non mi interessa più pensare. Forse la situazione mi sta sfuggendo di mano, non dovrei vomitare come facessi pipì. Ma sapete, io spero di morire presto. In realtà sono una bambina capricciosa attaccata alla vita, ai suoi sogni stupidi e alla sua malattia che non esiste. Che cazzo di malattia è?
Io sono solo infuriata, non posso perdonarmi quello che sto facendo! Non posso perdonarmi le mie lagne. Cazzo! Ho una rabbia dentro che vorrei vomitare ovunque, non me ne frega niente di cosa pensano gli altri, di essere malata, di essere sana, di vivere, di apprezzare quello che ho... bla bla bla... mentre vomito tutto questo non c'è... non c'è senso di colpa.
Scusate, scusate se esisto, e vorrei tanto essere invisibile. Odio la mia testa. Quando sono in mezzo alla gente mi fotte. Appena sono in mezzo alla gente parte in quarta quella vocina "dovevi sorridere di più. capra. merda. sei uno schifo. perché non hai dato del lei? perché non parli di meno. di le cose giuste. Ma di cosa parli? sei ridicola. Stai più dritta, non troppo. penseranno che sei una giraffa se alzi il collo in quel modo. puttana. lui ti mollerà. guarda i suoi genitori che domande ti fanno, vogliono metterti in ridicolo. rispondi bene, capra! guarda. non ti accetteranno mai. ti stanno prendendo in giro. sei orribile. guarderanno le tue tette. staranno pensando che loro figlio sta con te per le tette. penseranno porcherie su di te per quelle tette. sei la lussuria impersonata. sei una merda. oscena. di cattivo gusto. è estate ma tu non puoi mettere quello scollo. troia" e questo è poco, quella voce parla ininterrottamente.

mi ero illusa di poter stare bene... essere normale... addirittura guarire... ma ora mi sento ridicola perché se ognuno ha quello che merita, io questa merda la merito tutta, tutta.
 
 
Mi sono stancata, davvero. Voglio buttare il mio diario alimentare e fregarmene di tutto. Voglio vomitare quando voglio, o voglio non farlo più... sono così, d'altronde. Io voglio le conseguenze fisiche, voglio i segni. Come i migliori autocommiseratori, del resto. Dimagrire, quello lascia i segni. Tagliarmi, quello li lascia. Vomitare... oh, vomitare no. Ergo, vomitare non fa niente. Posso farlo, ma non è grave. Chi ha un'influenza intestinale vomita. Mica muore. Questo mi ripetevo, mentre l'acqua del cesso mi schizzava sui vestiti.
Doccia, doccia... dovevo fare una doccia, e mi sono anche portata una bacinella nella doccia, ho vomitato un po' lì per svuotarla nel cesso, ma mi ha fatto troppo schifo. Già, non sono ancora pronta per qualcosa di più serio, di più crudo.
Sono sempre stata vigliacca, fin da bambina. Del sangue, della morte, del dolore, del vomito... avevo paura di tutto. Uao, come sono forte adesso!
Sono ridicola. Ma quando mi viene da piagnucolare, da trattarmi bene, quando mi sfiora l'idea dello psicologo, della guarigione... ecco la vocina "Lo meriti. Lascia che accada. Lo meriti."
Il modo migliore per giustificarmi, visto? Così posso fare quello che voglio. Posso piagnucolare qui, con voi. Farmi consolare. Farmi sgridare. Consigliare. Ma sapete una cosa? Me lo merito.
Forse domani farò qualcosa di concreto per uscire da questo schifo. Forse. Forse tra un anno. Forse tra dieci.
Odio far soffrire chi mi sta intorno, ed è l'unica cosa che faccio, davvero. Mi sento in colpa... in colpa... in colpa di esistere. Di occupare uno spazio. Di mangiare. Quindi vomito. Mi sento in colpa ad essere amata. Mi sento in colpa per tutto. Perché i miei non si amano, perché mio papà dice che lo cerchiamo solo per i soldi. Perché lui lavora sempre, non c'è mai... mi sento in colpa. Vorrei guadagnare io... Mi sento in colpa perché mi piace solo filosofia. Invece non la farò. Ho deciso.
 
Conosco quelle minchiate da cartone della Walt Disney "la vita è tua! insegui i tuoi sogni e non ascoltare le opinioni della gente!!", però questa volta passo. Perché il padre del capo di mia mamma, un giorno che sono andata a lavoro da lei, mi ha chiesto che università volessi fare. E mi ha aperto gli occhi. Ha detto che per fare filosofia avrei vissuto mantenuta dai quattrini di papà, che mi avrebbe dovuto pagare tutti quegli studi... "Quando si sceglie un lavoro, si sceglie quello che è utile per sé, e per GLI ALTRI." ha ripetuto GLI ALTRI così tante volte che ne avevo la nausea. Quattrini di papà... ha parlato di sogni adolescenziali... dell'ambiente universitario di merda.... "Già va avanti solo chi ha conoscenze... se poi si fanno facoltà così, alla fine si rimane vittime delle ideologie dei professori. E non si studia filosofia.... si hanno delle idee che non sono proprie" tutto vero, ma lui è un vecchio disilluso.
Uno che dalla vita ha ottenuto un divorzio (la moglie lo ha lasciato), un figlio sempre al verde che appena prende soldi si compra le ferrari, una nuora che ha cercato di suicidarsi... è quasi cieco perché prende erbe miracolose che vendono in tv...
però ha ragione.
Cosa penso di fare? Penso di fare filosofia con i soldi di papà, specializzarmi in dca con i soldi di papà (non è nemmeno detto sia permesso di nuovo ai laureati in filosofia, come l'anno scorso...) e poi? Sono una bambina con dei sogni utili solo a me stessa. E mi sento in colpa.
 
Investirò tutto, giuro tutto l'ultimo anno ad appassionarmi a qualcosa d'altro, anche a costo di farlo contro la mia volontà, anche se mi fa schifo. Ingegneria, matematica, fisica nucleare... qualcosa di simile... forse economia... informatica... quelle cose lì che servono a tutti...
Mi sento colpevole dei miei sogni... colpevole di esistere... di essere così... ingombrante.
Ma questo discorso è banale, è già fatto.
Vomitare. Non vedo il problema, non sono mica una fumatrice incallita. Mica bevo. Mica vomito. Lo faccio ogni tanto, per non sentirmi in colpa. Peso troppo.
Peso sui miei, peso sul mio ragazzo, peso sul conto corrente, soprattutto. Vorrei vivere di aria. Vorrei essere aria.
In fondo vivo bene. In fondo è quello che merito.
Non so nemmeno perché sto scrivendo. Molto d'effetto, sono commovente. Proprio una bella bambina, come sono tenera e giovane... quanta sofferenza... povera me... Io me la spasso, ragazze.
Io mi sfondo di cibo, ogni tanto, e poi lo vomito tutto liberando più endorfine che durante una scopata.
Davvero, me la spasso. Questa è malattia? E' una pacchia. Faccio il cazzo che voglio e mi giustifico con la malattia. Meglio di così!!
E mi dispiace... mi dispiace... mi sento cattiva. Cattiva, stronza, puttana. troia... mi echeggia in testa... puttana. Tette da puttana. Vita da puttana. Puttana che vomita e mangia. Come mi vergogno. Mi vergogno. E scusate se scrivo, è solo una ricerca di attenzioni, perché sono egocentrica quando scrivo. In realtà penso che tutto il mondo giri intorno a me. Il mio ragazzo l'altro giorno infuriato mi ha urlato "Pensi che al mondo stai male solo tu? Hai mai pensato che stanno male anche gli altri??" Urlava, urlava come un matto. Io sono stata zitta e ci ho riflettuto. Non è vittimismo. Semplicemente è vero, solo che io ero troppo impegnata con me stessa per accorgermene.
Che strano, non ci sono solo io al mondo... giusto, effettivamente può essere.
Sì, anche gli altri soffrono. Peccato che io non soffra. Io mi lagno, che è diverso. Che ne pensate?
Me la spasso. La gente quando sta male di stomaco e si sfonda di cibo sta a letto, prende digestivi. Io vomito e sono come nuova. La gente si contiene, sta a dieta. Io, appena voglio, mi sfondo di cibo. Porcherie, poi le vomito. Oppure no. Oppure poi torno alla normalità. N O R M A L I T A.
Ma Sybil è troppo presuntuosa per essere normale. Troppo egocentrica. Cattiva. Puttana... puttana... volgare. Merda. Merda merda merda merda....
Buona serata...


lunedì 21 luglio 2014

Perchè non merito niente?

Ciao ragazze, questi giorni procedono alla grande: riesco ad andare in bici per due ore al giorno facendo fuori 400 calorie in una volta sola, tutti i giorni, anche se mi sembrano una miseria, e vorrei poter fare più di 28 km.
Ogni mattina mangio uno yogurt, una fetta biscottata e un po' di frutta fresca, aspetto un paio di ore e poi parto in bici, e sono sei giorni che faccio così.
Pranzo tardi perché mia madre arriva a quell'ora e mangio cetrioli, pomodori, insalata e un secondo, come bresaola, mozzarella, simmenthal ecc...
La sera preparo della pasta integrale (i miei rompono, vogliono la pasta) con le verdure, scondita, e mangio solo quella.
Almeno non rischio di mangiare troppo a cena... cioè, il mio difetto è che mangio tanto e velocemente, anche se leggero. Mentre una porzione di pasta integrale con le verdure mi sazia e la mattina dopo spero finisca sulla bicicletta, con le altre 400 calorie.

Eppure, non sto bene.
Perché diavolo non sto bene? Perché sto dimagrendo, piano piano, sono sgonfia, più regolata, più sana. Metto oli per il corpo per mantenermi idratata, mangio verdure e frutta. Eppure, non sto bene.

Non sto bene perché questa sera c'è la pasta con i funghi ed io vado con il mio ragazzo a prendere una granita. Potrei saltare cena e cenare con la granita, ma io adoro la pasta con i funghi. Ma poi starei malissimo. Credo che berrò la granita e basta, fa troppo male.
Non ci riesco ad essere normale. Non ci riesco a vivere.
Non merito quella pasta con i funghi, Non insieme alla granita. Non io.
Sto male, ho un magone, un groppo in gola. Vorrei piangere per una pasta con i funghi. Vorrei urlare. Voglio anche io quella pasta. Ma non posso.
Perché? Non lo merito...

sabato 19 luglio 2014

Comportamenti sbagliati, sono proprio fuori di testa

Ieri sera alla fine è stato bellissimo, perché con il mio gruppo solito di amici siamo andati a dormire a casa di uno del gruppo che aveva casa libera.
La serata era stata programmata da settimane e nominata "serata ubriaconi", in cui, dopo cena, avremmo giocato al gioco dell'oca alcolico.

Abbiamo comprato malibù, coca, rum e succo di pera e, dopo una cena ipercalorica con pasta salsiccia e pomodorini abbiamo iniziato a giocare.
Ieri pomeriggio ho pedalato due ore, infine, 28 km bruciando appena 400 calorie... Potevo fare di più, dovevo, ma pazienza, sono fatta così. Non mi basto mai.
Mi ero promessa di mangiare la pasta senza paranoie, in fondo mi erano rimaste in corpo le 300 calorie della colazione... ma era sera e sarebbe rimasto tutto sul culo... così dopo cena sono andata a vomitare un bel po' di pasta, di quella merda di olio e cibo, cibo, cibo. Sono tornata in cucina fresca come una rosa, come nulla fosse, e mi sono seduta attorno al tavolo.
Avevo anche deciso di non bere, ma poi mi sono detta che volevo non pensare per una sera, così mi sono veramente sfondata di alcol. Non sono comunque partita del tutto, però mi girava la testa e ricordo di aver pianto con il mio ragazzo perché il giorno dopo avrei dovuto pedalare sei ore per bruciare tutte le calorie dell'alcol.
Ad un certo punto, mentre si continuava a giocare e tutti eravamo bene o male un po' andati, barcollando mi sono fiondata in bagno, ho infilato le dita in gola (l'alcol mi da una certa determinazione!) ed ho vomitato la restante parte della cena e il Malibu. Ho recuperato un po' di lucidità, sono tornata in cucina, il mio ragazzo mi ha guardata con aria rassegnata e mi ha detto "hai vomitato, vero?" ed io gli ho detto la verità, ha detto che mi si leggeva in faccia.
Mi ha abbracciata e gli ho detto che il senso di colpa era troppo grande, non mi sarei perdonata quelle calorie.
Abbiamo continuato a giocare ed io con loro stavo bene, così ho pensato di scolarmi anche il rum, bicchierino dopo bicchierino, con il mio ragazzo un po' scocciato ma comprensivo, e gli altri che bevevano più di me, senza fare danni, niente vomitate a terra, solo gente che gironzolava a vuoto nella stanza ridendo.
Con l'alcol nel cervello ho fumato anche il narghilè, insomma, penso che per una sera possa essere spensierata anche io. Ma per me non vale, io devo sentirmi una ladra.
Ho bevuto tazze di caffe e ho detto al mio ragazzo che volevo vomitare ancora, volevo levarmi quel rum dal corpo, e lui ha detto "Siamo già a due, sarebbe la terza volta che vomiti."
Come sapeva della prima? Ha detto che lo ha immaginato, quella cena era fin troppo per me.
Ha detto "puoi vomitare solo se mi fai venire con te"
Roba da pazzi! Avrebbe dovuto stare in bagno a guardarmi mentre mi infilavo le dita in gola?? Eppure l'alcol non mi faceva riflettere molto, così ho ceduto, e sono riuscita a mettermi le dita in gola davanti a lui! Giuro, non capivo granchè!
Che casino di serata. Ho vomitato tutto, ma tutto, e la testa a poco a poco ha smesso di girarmi. Sono stata più allegra, sveglia fino alle tre a bere caffe e ridere, giocare a carte, e poi ho dormito vicino al mio ragazzo.
Questa mattina sto benissimo, perché so di aver vomitato il possibile, e perché la notte poi ho parlato tanto con il mio ragazzo, è stato un angelo.

Come fa a sopportarmi? Non voglio più comportarmi così, non posso vomitare di proposito per ubriacarmi di nuovo, vomitare la pasta, fare quel casino per un po' di cibo.
Se bevo, devo bere tantissimo. Se mangio, devo mangiare tutto. E poi non ce la faccio, sto facendo sacrifici, ore di bici, e non posso mandare tutto a puttane per una serata tra amici. Così vomito.

Non posso farlo diventare normale. Uffa...che rabbia... eppure sto così bene questa mattina, ed è la cosa più assurda! Perché non posso avere una vita in cui sto bene anche se non ho vomitato salsiccia e pasta e alcol? :(

venerdì 18 luglio 2014

Brucio asfalto, calorie e vita, ma tutto bene, grazie.

Sono giorni che è tutto un po' strano, un po' felice. Sento il mio disturbo in una sua fase che somiglia ad un equilibrio, sono io che sono un po' strana.
Questa mattina sono andata con mia mamma al mercato in Piazza Benefica, a Torino, ed ho dovuto comprare per forza qualche magliettina visto che quelle che ho non mi entrano più (non senza che il seno cerchi di uscire gridando "sono qui, guardatemi!!" -.-).
Così ho preso tante maglie larghe smanicate, di tanti colori e fantasie, e mi mettono un po' di allegria.
Ma comunque l'unica cosa a cui penso è dove le metterò quando mi staranno troppo grandi, quando sarò magra magra, piccola piccola.
Sono tranquilla, comunque. Niente camerini dei negozi con quegli specchi e quei jeans che non ti entrano e tu non sai cosa fare e ti vergogni a dire "scusi, questa 44 mi sta stretta sembro un salame, mi porta una.... taglia più grande????". Per questo adoro i mercatini. Poi questo mercato a Torino è conosciuto perché vende roba firmata (magari taglie non vendute o capi leggermente rovinati o semplicemente fuori moda) a cinque/dieci euro.

Comunque dicevo che sono tranquilla, ovviamente con le mie ossessioni tanto care, ma sono calma. Non impazzisco, niente pianti. Ho trovato su you tube il segreto della vita, si chiama legge dell'attrazione, per cui in breve tutto il negativo della vita ce lo attiriamo. Basta un pensiero negativo che sbam, eccocelo realizzato. Così come quelli positivi.
Mi sono per questo convinta di essere magra, di pesare almeno i miei 47 chili fissi e portare una terza di seno. Magari lo attiro.
L'altro ieri ho pedalato un'ora. Ieri due ore. Oggi ne faccio tre, domani si vedrà. Voglio riuscire a bruciare calorie più che posso, visto che sono sola a casa e il culo sul divano lo rifiuto proprio.
Mi sento male, ma male fisicamente se non vado a pedalare. E quando sono sulla bici penso che potrei pedalare quattro ore, che brucerei più di settecento calorie, ma poi mi dico di fare con calma, così ho iniziato con un'ora e spero che prima di partire riuscirò a pedalarne anche otto o nove. Mattina e pomeriggio.
Mangio regolare, oggi ho preso con mia mamma una pesca prima di pranzo (mangio sempre la frutta prima del pasto), un po' di riso con pollo e carote in un piccolo ristorante biologico, e ho mangiato due mini panini vuoti. Piccoli come la metà di un pugno. Sembra un'immensità di cose, ma tanto le brucerò.
Non doveva essere questo il mio obiettivo, dovevo mantenere un introito calorico accettabile (sulle 1200 sarebbe il mio sogno) e bruciarne un paio di centinaia. Per svegliare il metabolismo. Ma poi mangio e mi sento tanto in colpa, quel senso di colpa che proviamo un po' tutte.
Ma sono calma, non penso che avrei dovuto non mangiare perché tanto non sarebbe servito a nulla, se non a peggiorare le cose. Prima o poi dovrò mangiare nella mia vita, e se il mio corpo non conosce il cibo credo sarà un po' difficile non mettere su 400 chili in sei giorni.

Voglio essere felice, voglio essere stabile. Ora vado a pedalare perché rifletto, pedalo con la mia musica, brucio calorie e penso. E' perfetto. Si dovrebbe vivere così. Pedalare non mi fa sentire in colpa. So che sto facendo bene, che posso andare avanti ore, è l'unica cosa che non mi fa stare male.
L'unica cosa di cui non devo chiedere scusa al mondo. Scusate se esisto... vi siete mai sentite così?

Vi abbraccio ragazze, vi auguro un'estate un po' serena!

martedì 15 luglio 2014

La stessa vita, un'altra storia

Sono tornata da una settimana in montagna con i bambini, quelli di cui faccio l'animatrice durante l'anno, fanno 5 elementare.
Mi hanno insegnato tante cose, ed ho deciso di provare ad iniziare a vivere.
E' stata una settimana decisiva per me, ho conosciuto nuove persone che come me percorrevano il cammino del servizio ed ho scoperto quanto altro ci sia, dopo di me, oltre me, fuori di me, me, me, me. L'ho scoperto l'ultima notte, quando abbiamo lasciato i bambini in camera a dormire (ogni animatore era in camera con dei ragazzi) e siamo scesi nel salone grande, per trascorrere la notte in bianco. Siamo rimasti in nove, abbiamo parlato per ore ed ore, di tutto, di noi, delle paure, e dopo circa sei ore, alle sei del mattino, siamo usciti con le coperte sulle spalle a guardare l'alba. Il freddo, il sole, l'aria della montagna, l'insieme di tutte queste cose, ha creato un clima di confidenza che ora non riesco più a spiegare, e abbiamo iniziato a parlare addirittura del sesso, della nostra intimità con i rispettivi fidanzati, insomma, ancora due ore e non so come sarebbe andata a finire!, ma è stato davvero fantastico. Ho scoperto i rapporti umani che cerco di evitare, ho scoperto le persone che credevo di capire, ho mangiato anche di notte, quando abbiamo rubato le merendine, e sono dimagrita.
Già, e non me ne sono accorta finché non sono tornata a casa. Semplicemente ho dimenticato di pensarci. Mi sono dimenticata di me.
Tra i bambini che parlano e mi fanno sorridere, tra i giochi da organizzare, tra i caffè da prendere e il bicchierino d'alcol da bere, la sigaretta da fumare di nascosto solo tra animatori, i balli da preparare, le serate da travestirsi, mi sono dimenticata dolcemente di me.
Guardavo l'alba e parlavo, ascoltavo, ridevo, guardavo tutti quei ragazzi negli occhi e mi ripetevo che ero una stupida, che sprecavo gli anni più belli, quelli in cui avrei potuto fare tutto ciò che ho fatto in quella settimana e che a molti sembrerà niente di che, forse anche a molte di voi: in fondo sono stata sveglia una notte intera, ho rubato qualche merendina dalla cucina con altri ragazzi, ho parlato, ho bevuto litri di caffè, e alcol prima di fare il falò con i bambini, ho fumato nei sentieri di un bosco; roba che una sera in discoteca si vive abitualmente.
A me ha aperto un mondo: quanto non ho fatto? Non bevo mai perché l'alcol fa ingrassare. Non rubo merendine perché se le rubo mi abbuffo. Non parlo con altre persone così a lungo di me, se non con il mio ragazzo, perché sono impegnata ad occuparmi di me.
La mia vita è vuota: voglio coltivare ossessivamente me e la mia anima e poi mi isolo completamente. Voglio dimagrire da una vita e ci ho investito anche il culo, ed ora mi ritrovo con dieci chili in più e una vita sociale nulla, o meglio finta. Circondata di persone di cui non mi interesso, ma che sono meravigliose. Ed io non lo so.

Sono dimagrita ma non mi interessa molto; tra tredici giorni parto per il mare con i miei amici, e so che non perderò questi chili ossessionandomi, impazzendo. Li perderò uscendo con gli amici. Li perderò ridendo, scoprendo gli altri, non pensandoci. Li perderò mangiando una pizza, fumando una sigaretta girata male, vivendo. Perché se non riesco a vivere, come posso avere un corpo diverso? Anche lo avessi, come potrei viverci se non so vivere?

Qualcuna penserà "sai che roba, che gran scoperta"; altre vivranno queste situazioni di continuo. Ma io non sapevo potesse essere così meraviglioso: ho sempre creduto che io e il mio disturbo alimentare fossimo troppo interessanti per trovare interessante la vita di qualcun altro. Invece è stato bellissimo scavare negli altri, ridere, bere litri di caffè, ballare, parlare con i ragazzi, travestirmi per presentare le serate a tutti quei bambini che mi credevano, sgridarli che mi ascoltavano, giocare che si divertivano.

Il mio gruppo di amici è sempre stato meraviglioso, solo che mi ci sono allontanata lentamente per dedicarmi a me stessa, alle mie ossessioni,
 e mi sono sempre sentita diversa, incompresa. Non ho mai seriamente pensato di provare a vivere. Non ho mai veramente creduto che qualcun altro potesse essere più interessante di me. Mi sono sempre trovata speciale, nel bene e nel male. Ho sempre trovato che solo chi come me soffriva fosse degno della mia attenzione pura, vera: nessun altro.


Quanti universi negli altri. Quante cose da fare oltre abbuffarsi e digiunare! Parlavo di quell' "ALTRO" ma non sapevo di che parlassi. Parlavo degli altri, ora lo so.
 
Posso guarire solo con gli altri. Non voglio fingere di stare bene, usare gli altri per colmare i vuoti, ignorare me stessa. E' difficile non commettere questo errore. Ma voglio imparare dagli altri a vivere. Voglio tanto imparare l'amore, l'amicizia, quei sentimenti che provo solo per il cibo.

venerdì 4 luglio 2014

Come mi muovo nel mio mondo?

Ho un ginocchio fasciato perché sono volata dalla mia amatissima bicicletta, e potrei avere il menisco rotto, sto aspettando una risonanza magnetica per scoprirlo. Questa fascia mi strizza la coscia e me la mostra enorme, perché è così che è.

Quando lo accetterò? Oggi ho mangiato troppo, ma non mi importa molto. Sono giorni che sto brava, che pedalo, che mangio pochissimo. Ma niente.
E' un mese, niente di niente. Niente.
E quando dico niente, è niente. Non sto meglio. Non dimagrisco. Stessi commenti sulle tette. Stesse occhiate al mio culo, stessi sguardi. Niente.
Sempre io. E mi odio.
Non voglio nemmeno guardarmi, non voglio ascoltarmi.

Dovrei imparare a vivere così, ma io sono ossessionata. Sono matta.
Sono davvero matta.
Penso continuamente a quando andrò al mare. Sarà la prima estate in cui andrò al mare con la maglietta. Non mi spoglierò mai al mare. E questo mi rende tanto triste.

Ho bisogno di sfogarmi, ho bisogno di urlare, ho bisogno di qualcuno come me, che mi capisca, e che stia sulla spiaggia con me con la maglietta a coprirsi le tette.
Perché io non posso essere normale?
Me lo chiedo sempre, e non vedo l'ora che finisca l'estate, non vedo l'ora che finisca la mia vita. Non ne posso più di vivere in un corpo che non riesco a cambiare, ed ora non potrò più pedalare, fare sport, correre. Sono immobile, non posso nemmeno impegnarmi per essere qualcosa che comunque non sarò mai.

Io voglio esserlo. Voglio essere diversa. Vorrei tanto vivere con me stessa. Vorrei non dovermi guardare. Non dover rispondere del mio corpo. Custodire i miei pensieri e tutto ciò che ho di prezioso in un corpo più piccolo, meno appariscente.

Tutte le parole suonano inutili quando infine mi sveglio nel mio corpo; ieri ho avuto la folle idea di guardare vecchi video che facevamo io e mia sorella.
Video di quando ero anoressica, video di quando ero perfetta.
Avevo perso tutto il seno, in quel periodo, ed ora io non sono più lei. Ora io non posso più essere quello che voglio perché questa si chiama realtà.

Vorrei tanto essere morta. Vorrei che qualcosa mi uccidesse perché non avrei nemmeno il coraggio di farlo, se volessi.
Sarebbe così facile... Perché non posso semplicemente morire? In silenzio, senza lamentarmi, senza promesse... addormentarmi, una sera, e non svegliarmi mai più.
Non è forse possibile, ciò?
La ragione per cui io vivo è la speranza che un giorno sarò più magra, questa mi tiene in vita.
Io desidero tanto uccidermi. Ma poi penso che ho ancora tanto tempo per dimagrire, perché dimagrire mi farà venire voglia di vivere. Perché potrò vestirmi, potrò andare in spiaggia, potrò essere finalmente in pace con me stessa.

Mi sento nata per un altro mondo, non questo, ma sono qui: perché devo avere necessariamente un corpo?
Portatemi via, lontano...
Ho voglia che mi torni quel lancinante dolore alla gamba di ieri sera, perché ieri sera mentre urlavo e mi contorcevo dal dolore non ho pensato nemmeno un secondo al mio corpo, o al cibo, o a quanto odio la mia realtà.
Se solo il sangue non mi facesse perdere i sensi, io mi taglierei solo per sentire un dolore di cui conosco l'origine: perché questo soffrire mi ha stancata.
Sto male, sto male dentro l'anima, ho male nel cuore, ho male nella testa, ma fuori sono una regina.
Grassa, con due tette degne di una madre di ventisei figli: meglio di così? Con un culo che non lascia intravedere né bisogno di aiuto né fame di amore.

E dentro sto morendo. Dentro ho una voragine che non mi lascia spazio.
Non voglio essere di questo mondo. Gli esseri umani sono ottusi, ciechi, miseri: si accontentano di giudicare gli altri da mattina a sera, dicono frasi banali, corrono sempre, non ascoltano...

Sogno un mondo in cui sono magra e poi mi rotolo nel cibo e nella mia ciccia, perché la mia vita è vuota. Se qualcosa fosse diverso... se io riuscissi a cambiare...

Ormai vivo di se. Ho costruito intorno a me una barriera in cui nessuno può entrare anche se sembra che tutti siano dentro; ho costruito un modo di pensare tutto mio, nessuno mi capisce.
E mi sento una tredicenne incazzata con il mondo mentre ho diciotto anni e la mia vita è appena cominciata.
Ho già voglia di arrendermi mentre ascolto canzoni tristi e questo sottofondo suona Kiss me e io penso che ho tanto bisogno di tanto amore ma poi lo rifiuto. Perché sento quell'amore un po' freddo, un po' frettoloso e nella fretta non riesco ad afferrarne nemmeno un briciolo.
Mi ripeto da anni che non voglio l'amore di mia mamma, che non riesco ad amarla perché lei mi ha portata fino a qui, perché lei mi ha trascinata nel dca che mi aspettava a braccia aperte, perché lei mi ha scaraventata davanti alla scrivania di una dottoressa e perché lei mi preparava i cibi della dieta ingrassante che mi ha fatto prendere i miei primi cinque chili di infelicità.
Mentre questo mi logora e mi consuma dentro perché io vorrei amarla, lo vorrei con tutta me stessa ma vorrei che fosse morta da quando apro gli occhi la mattina a quando li chiudo la sera e la notte ci diamo una tregua, perché nella notte io non penso.
Non sono costretta a pensare. E non posso farci niente, è inutile tentare di abbracciarla e provare a perdonarla, a capirla perché dentro al mio cuore una voce mi sussurra che la odio, vorrei tanto che morisse perché la mia vita sarebbe diversa, perché io potrei amarla, perché si ama sempre ciò che si perde.
Eppure lei è qui.
E le sue attenzioni si consumano in una fasciatura della gamba, cinque minuti. Al telefono quando le dico che potrei avere il menisco rotto, la sua preoccupazione istantanea che lascia il tempo che trova, un misero secondo di premura che mi riempie di una speranza immensa, lasciandomi delusa, vuota, quando lei poi ha troppi impegni per prenotarmi la risonanza magnetica.
Ieri sembrava importante quella risonanza, mamma, eppure oggi non ti importa più. Questa mattina può aspettare, tu hai tanto da fare... e il mio ginocchio non è poi così tumefatto, in fondo è solo qualche livido e un po' di liquido che lo gonfia, ma ieri sembrava importante, mamma.

Cosa devo fare per essere importante?

Vorrei che tu mi lasciassi. Non voglio più le tue briciole di attenzioni. Tu non mi vedi. Tu non vuoi vedermi. Tu sai che sono malata. Lo sai da sempre. Sai che vomito. Sai che quando sono triste e disperata vomito tutto. Sai che mi abbuffo. Mi vedi con il mal di pancia. Vedi quando il mondo mi crolla addosso che ingoio la prima cosa che mi capita davanti.
Tu sai che digiuno. Tu mi vedi piangere, in silenzio. Tu mi hai vista con le ossa che iniziavano a sporgere ed io che diventavo sempre più magra, ogni giorno ero più magra, mi vedevi fare ginnastica ventisei ore al giorno e non dicevi niente.
Tu hai visto il mio ciclo andare via per due anni e quando ti hanno detto che ero malata tu hai risposto che la dottoressa era una scema, che ero solo molto stressata dalla morte di nonna e dalla sua malattia.

Tu glielo hai detto. Era una scusa che avrei dovuto trovare io. Invece tu glielo hai detto. Tu hai mentito e non hai mai lasciato parlare me davanti ai dottori, perché non volevi ascoltarmi. Non volevi sapere. Non volevi vedere.
Quando in bagno siamo vicine ed io mi spoglio tu vedi il mio seno enorme, mi vedi spostare lo sguardo da un'altra parte per non incontrarmi nello specchio, e te ne vai. Esci dal bagno senza guardarmi come per dirmi veditela tu.
Me la vedo io mamma, ho sempre fatto così. Non ho mai elemosinato le tue attenzioni perché non le voglio, non voglio che tu mi chieda cosa c'è.
Perché lo sai, cosa c'è. E non voglio che tu mi dica "Non vomitare, se ti vedo ti prendi schiaffi. Anche io vomitavo una volta, ho avuto un collasso e non l'ho più fatto"
Non paragonarmi a te. Io non sono te. "Come sei tenera, anche io scrivevo tanto, chiedi a nonna quanti diari miei ci sono in soffitta, a casa sua, lei li ha letti tutti!"

Io non sono uguale a te. Non voglio. Non ti ho mai detto niente perché tu mi avresti paragonata a te, avresti pensato eccola, è come me, che emozione.
Sono un essere umano, mamma, e sono io. Non sono te.

Io vorrei che tu domani ti svegliassi, mi prendessi per un braccio e mi obbligassi ad andare da uno psicologo e un dietologo, a guarire, a parlare.
Vorrei che tu non mi facessi più vivere così. Sono sempre stata piccola e mi hai lasciata sola, obbligandomi a mangiare quando ero troppo magra e togliendomi il cibo dal piatto quando mi ingrossavo. Questo fai tu.

Oggi niente risonanza magnetica, si può rimandare. Sei seduta accanto a me e ti sfogli documenti, lavori, parli con te stessa, ti muovi per casa, mi ignori. Ed è meglio così. Perché mi tratteresti come una bambina piccola, perché cercheresti un motivo.
Non ci sono motivi per cui sono così, ma io vorrei mi accettassi e mi aiutassi.

Lasciami in pace. In fondo andare in spiaggia non è indispensabile, non fa niente.
Sono stanca di vivere. Ma posso ancora dimagrire. Ho ancora tempo, ho tempo.
Se tu fossi morta sarebbe tutto più facile.
Ma io ho ancora tempo...