lunedì 25 agosto 2014

Solita disperazione e visita a Roma!

Sono sdraiata nel letto. E sto piangendo. Sto piangendo tanto e impercettibilmente, sto piangendo silenziosamente. Piango. Non riesco a fermarmi. Piango mentre scrivo e le lacrime scivolano da sotto le coperte mentre scrivo e vedo poco, non so nemmeno cosa sto scrivendo. Piango e non c'è nessun motivo per piangere. Ma io continuo a piangere disperatamente e non riesco a fermarmi e l'unico pensiero che mi accompagna in questo pianto è che ci voleva.
Ne avevo uno strano bisogno e mi sento una scema perché va tutto bene ed io piango.
Non so se piango perché ieri andando a trovare dei parenti mi hanno detto "come sei ingrassata! Ti trovo bella pagnottella, prima eri troppo secca, brava! Ma non ingrassare più mi raccomando!", oppure perché la sera ho mangiato la pasta con le zucchine, la pizzaiola, le melanzane alla parmigiana che avevano cucinato ed io non ho potuto rifiutare, oppure ancora perché sono sbagliata. Non capisco bene ma una serie di sentimenti confusi mi spinge le lacrime con violenza fuori dagli occhi ed io non so ribellarmi, mi adeguo, lascio che tutto questo passi, si sfoghi attraverso il mio corpo. Mi ripeto che mica è una novità, sono ingrassata, non è un segreto, ho piazzato dieci chili sul culo, un dato di fatto, come se avessi tinto i capelli. Lo scrivo al mio ragazzo e lui infuriato dice che la cafonaggine delle persone è sorprendente, che qualsiasi sia la storia o la sensibilità della ragazza non si dovrebbe fare un simile commento.
Ma io tento in tutti i modi di non dargli ragione, in fondo una ragazza potrebbe offendersi a sentirsi dire che è dimagrita, mentre io mi venderei l'anima al diavolo.
Cafone o no, sono incazzata con me stessa per averla presa cosi male, non capisco perché una cosa che io mi ripeto tutti i giorni faccia così male detta da un altro.
Insomma cosa pretendevo, che mi facesse i complimenti per le ossa in mostra che non ho nemmeno a venti metri sotto pelle? Che idiota.
Eppure piango perché non sopporto più tutta questa aria rarefatta della mia stanza, perché sto soffocando, perché vorrei polverizzarmi e andare via. Invece sbam, nella mia vita che da vigliacca non voglio vivere. Non ci riesco.
Ho il terrore di avvicinarmi alle persone. Sto dalla mattina alla sera davanti allo specchio a insultarmi e poi il primo che mi dice che sono una balenottera riesce a ferirmi piu efficacemente di me. Non riesco a capire. Non so veramente odiarmi, in fondo mi proteggo.
Ho una vista bellissima dal balconcino della mia camera... Si vede il mare, ed io non riesco a immaginare niente più di quello che vedo.
A fine mese farò un salto a Roma per incontrare una mia vecchia amica conosciuta qui al mare quattro anni fa, che non ho mai più rivisto e che ho continuato a sentire per e mail e mezzi vari. Finalmente la rivedo, sono così emozionata... Se qualcuna di voi è da quelle parti, magari possiamo salutarci velocemente perché sarò con lei solo fino al 3 settembre, quindi non potrò ritagliare molto tempo.
Avevo proprio bisogno di sfogarmi...ora vado sul balconcino a leggere e ritrovo il buon umore! Vi abbraccio una per una, un bacio.

mercoledì 20 agosto 2014

Deframmentazione del dolore e ragazzo partito.

Ho preparato un sacco di post in cui descrivevo queste giornate insensate e sconnesse, e li ho abbandonati tutti meticolosamente a metà; mi sono lasciata trascinare dal tempo, come faccio sempre.
Questa mattina è partito il mio ragazzo che era venuto a trovarmi in Campania, dove tutti gli anni vado con la mia famiglia (dove sono andata a Pasqua, tanto per intenderci, da mia nonna). Se n'è andato e ora c'è il vuoto, e la mia realtà.
Ci ho sbattuto la testa quando sono salita nella mansarda dove dormivamo io lui e mia sorella, ci sono salita dopo averlo accompagnato alla stazione, e ho guardato il suo letto vuoto ancora sfatto, il suo cuscino in cui non c'era nessunissimo odore, il suo accappatoio appeso che non sapeva di niente, il suo asciugamano anonimo.
Mi manca.
Ma sono troppo impegnata per piangere, per essere triste. Appena è salito sul treno la mia testa ha focalizzato un solo principale fondamentale obiettivo: dimagrire.
Così ho efficacemente demolito ogni altra emozione, immediatamente: ho chiuso le porte ai sentimenti, ho preparato il mio corpo al sonno in quella camera dove ora dovrò dormire sola.
E non mi consegno ad altro che non sia ferrea forza di volontà.
Alla fine non si tratta nemmeno più di questa, visto che esagerare con il cibo non è un mio problema, ora. Visto che ogni boccone è l'ultimo, visto che lascio yogurt e pesche a metà. Visto che il mio pranzo al mare consiste in mezza scatoletta di mais e la cena in melanzane al forno, il tutto accompagnato da due gustosissimi litri di acqua.
Mia nonna fa la sua pizza farcita ed io ne sfioro un pezzo tra tutti e nessuno mi vede, non mi interessa più di assaggiare tutti i gusti, di riempirmi, di sentire lo stomaco stanco. Lo mordo e lo mollo nel piatto, da quando mi fa schifo anche la pizza?
Da quando mi fa schifo la vita?
Sento che non posso vivere mangiando, sono stufa di dovermi preoccupare di aver esagerato, di essere ingrassata, e sono stanca di avere un solo costume coppa E e tutti gli occhi addosso insieme ai commenti che mi trapassano ma non lasciano segni, non glielo permetto; non riesco a mangiare. Non sento la fame, non ho segnali da parte del mio corpo, non percepisco alcuna sensazione o sintomo di insofferenza. Il mio corpo collabora, non manda crampi di fame né stanchezza, né senso di pienezza. Ho chiuso lo stomaco perché mi fa tutto troppo schifo.
Metto in bocca un cucchiaio di yogurt e subito compare nella mia testa l'immagine della mia compagna di classe con quel culo minuscolo, quelle braccia sottili e mi passa la fame. Penso che è colazione, così per lo meno lo finisco velocemente e lo mollo lì, nauseata, piena, stanca. Cento calorie, un macello di calorie. Un'infinità. Sono troppe. Lo penso anche mentre mangio lentamente il mais, penso che è troppo. Che potrei farne a meno. Non mi importa più un cazzo del metabolismo, della distribuzione delle calorie nell'arco della giornata, della dieta sana ed equilibrata... Io non ho fame. Non riesco più a mangiare perché io non voglio. Non voglio mangiare più. Devo scomparire. Non permetterò mai più al senso di colpa di farmi visita. Sono esausta.
E piano piano mi consumo... Mi concentro su altre cose, faccio le foto, non riesco a mangiare. Non finisco le fette di anguria che mi taglio, non finisco di bere il bicchiere di succo che mi riempio. Mi sento stanca di dovermi preoccupare, stanca di dovermi sentire in colpa. Persino stanca di gustare il cibo!
Dieci giorni di lenta distruzione, dieci giorni di barriere.
E senza il mio ragazzo a cui buttare di nascosto da tutti il tiramisù nel piatto, senza lui da coccolare, da abbracciare, senza lui che mi tira le coperte la notte, senza lui che se mi arrabbio mi segue, cerca di capirmi, vuole ascoltarmi; senza lui che se non mangio non mi dice niente, mi sorride, mi accarezza, magari mi prova a far cambiare dolcemente idea, e poi si finisce quel mezzo panino mangiucchiato; senza di lui voglio dimagrire.
Senza di lui non posso permettermi di guardare il letto vuoto e piangere e urlare, senza di lui non DEVO sentire un grumo di lacrime e catarro riempirmi la gola, senza di lui non voglio dover affrontare tutte queste emozioni ingestibili e dolorose. Non ce la farei, non posso.
Lascio il suo letto così, prendo il suo cuscino e provo a dormirci senza cercare una qualsiasi sua traccia, piccola, dolce; e se dovessi iniziare a farlo, io penserei "che cazzo me ne frega. Tanto l'unica cosa che mi importa è essere magra." e me lo ripeto così frequentemente che ci credo.
Mancano così tanti giorni prima di poterlo riabbracciare... Ma in fondo non mi importa davvero. In fondo non piango. Io non percepisco emozioni che non siano dolore post-abbuffata o stomaco brontolante per la fame.
E intanto scompaio e perdo peso, e non so nemmeno quanto, non so nemmeno quanto...
Tutto il resto è uno sfondo senza colore, il dca in primo piano su uno straordinario cartellone pubblicitario di una fantastica giostra nuova che ha avuto tanto successo in tante parti del mondo. Io lo fisso, mi lascio incantare, non mi oppongo perché in fondo il dca è la sola cosa bella che ho. È quello che mi fa sentire viva, che da senso alla mia vita, dopo il mio ragazzo.
Ma ora lui non c'è, e mi fa provare troppi sentimenti ingestibili. Il suo profumo, il suo respiro, le sue braccia, i suoi occhi, come mi guarda, come non gli importa delle mie ossessioni nel senso più pieno del termine, come riesce ad amarmi oltre tutto, con una forza spaventosa.
Lui può andarsene e lasciarmi con un pugno di niente e una voragine nel cuore, lui può farmi stare male.
Il dca mi fa provare quello che decido di provare. E sono una grande bugiarda, perché più che una merda questo è un rifugio.
Mi spiace di sputare nel piatto dove mangio quando parlo del mio dca come di un mostro... Ma ora è l'unica cosa che ho e che non mi abbandona e non mi fa soffrire piu di quanto io non VOGLIA.

lunedì 4 agosto 2014

Avvelenata e velenosa,

ma sempre ridicola.
Vorrei poter dire così tante cose tra tutte le lacrime che non vorrei versare perché io non amo piangere, ma le parole si affollano e finiscono sempre nello stomaco, alla fine. Dove sta tutto quello che non riesco a dire, che non voglio, che non penso. In cui non credo.
Ho pensato tante cose, sempre troppe per il mio cervello esageratamente piccolo ed esageratamente pieno, ho cercato di analizzare i miei comportamenti malati e di convincermi che meritassi una possibilità e una vita anche io.
E invece ho chiuso il capitolo più breve della mia vita con un "magari lo cerchiamo a settembre".
Il capitolo della mia vita si intitola "proposito di percorso guarigione, speranza, grinta, voglia di vivere".
Ed è proprio l'unica cosa che c'è scritta su questo capitolo cosi importante, cosi bello, cosi decisivo.
Le cose belle sono sempre insozzate dai tentativi, per questo ho deciso di chiuderlo perfetto così, senza macchie e delusioni.
"Magari lo cerchiamo a settembre, amore mio, un medico di base che mi faccia la ricetta per quel centro che tu hai trovato solo per me, amore mio, e l'hai trovato perdendo una mattinata alla asl a parlare con una gentilissima signora che ha messo un'ottima parola su quella dietista e quello psicologo, dove mi porterai a settembre, dopo che avremmo fatto la ricetta. A settembre, amore mio. Sei il ragazzo dei miei sogni" le parole al mio ragazzo, queste, e nella testa la vocina "solita merda- l'unica cosa che dovrai dirgli a settembre sarà amore, non sono malata, non voglio nessun centro specializzato, non vedi che peso il doppio della mia altezza? Avevo preso un abbaglio, io non voglio nessun medico, nessun percorso di guarigione (da cosa, precisamente?!), dovrei pagare con i soldi e l'umiliazione di mostrare un corpo di simili dimensioni ad un serio medico che cura seri disturbi, ed è un prezzo troppo, troppo alto per una malattia inesistente."
E non si tratta di non sentirmi abbastanza malata. Puttanate. Né si tratta di autocommiserazione della serie povera-me-è-il-mio-triste-destino-resterò-così-a-vita-quanto-sono-povera-e-triste-non-merito-una-possibilità-sono-sola-al-mondo-ohi-ohi-ohi.
Ammetto di aver pianto un po' quando me ne sono resa conto leggendo l'elenco dei medici di base a cui potrei rivolgermi, ammetto di aver pianto disperatamente. E di aver anche pensato ad una sorta di autocommiserazione mischiata ad un inno alla vita un po' impacciato. Ammetto di aver detto che questo schifo non valeva un cazzo e di aver scomodato anche qualcuno per farmi consigliare la modalità migliore per guarire... Ma sono una persona troppo logica per credere che la mia sia una malattia e soprattutto che mi renda infelice. Quindi il mio capitolo è chiuso, ed ora sono letteralmente tranquilla. Il mio povero ragazzo ancora gira di asl in asl e di medico in medico, ma io non posso dirgli che ho cambiato idea. Insomma, non posso.
Ammetto che sto piangendo anche adesso ma mi passerà, ammetto che scrivo per farmi compatire un po' - tutti i migliori egocentrici Ne hanno bisogno. Ammetto anche che non so cosa fare, era cosi bello sguazzare in quel capitolo della mia vita. Ma sapevo che non avrebbe avuto un futuro.
In fin dei conti, io lo so che punterò al suicidio, ma non per disperazione.
Non lo annuncio qui per non essere creduta, per essere aiutata, per essere salvata, o criticata, o aggredita. Se mi conosceste di persona sapreste che faccio sempre le scelte con meticolosa attenzione. Solo abbuffandomi mi sfuggono un po' le cose di mano, perché mi dimentico di Dover riflettere. Sono molto riflessiva. E cinica.
Lo scrivo perché è oggettivamente cosi che andrà a finire, ed io sarò su quella lista di ragazze che muoiono causa dca che nessuno conosce.
Sono solo numeri, ed io sono un numero.
Vivo perché sono codarda (o coraggiosa, dipende quali libri avete letto, se quelli "la vita è una sfida e la vera vittoria è vivere" oppure quelli della serie "non ho il coraggio di uccidermi allora vivo") e soprattutto per dimagrire. Perché voglio vedere dove posso arrivare. Mai mi ucciderei senza aver almeno sfiorato i quaranta chili di nuovo. Non trenta o quei numeri irraggiungibili lì, a me bastano i quaranta. Giusti per la mia altezza, raggiungibili. E poi mi ucciderò. Perché ragazze, davvero, è una merda.
Lasciate perdere quello che ho scritto sopra ed anche quello che pensate. Questo disturbo (non malattia, disturbo è molto più calzante) non vale davvero un cazzo. Non vale niente.
Se siete in tempo, scappate via. Buttate la bilancia. Se siete sottopeso, tanto, fatevi aiutare. Non me la sento di dirvi "anche se non lo siete", perché non vi crederà nessuno veramente malate. E nemmeno voi vi credete tali. Nemmeno molte stesse ragazze di blogger qui vi credono malate. Eccomi a sparare sentenze. Scusate, ma sono molto presuntuosa. Solo voglio dirvi scappate via. Non ammazzatevi piu, se siete in tempo... Perché poi arriverà un momento in cui vi piacerà cosi tanto farvi del male che vorrete farne il vostro mestiere. E non ci sarà piu niente che potrà aiutarvi a ricominciare, a cambiare testa, a cambiare faccia.
Saranno solo parole, e voi morirete. Ma non morirete con una lametta o con una buona dose di coraggio e un balcone: morirete ogni giorno.
Tutti i giorni, regolarmente, e sarà una morte atroce, lenta, logorante. E sentirete un dolore che niente, niente al mondo potrà mai lenire, né attenuare, né placare. Perché alla fine vi perderete e non avrete piu nemmeno quel briciolo di coraggio necessario a dire vaffanculo.
E non lo dico da donna vissuta. Ma da bambina che è in questa menzogna da cinque anni e sa che sono pochi, sa che sono solo i primi di una serie, sa che dipendono da sé stessa, e sa che è malata proprio perché è debole. Una malattia schifosa: ti ammali perché non hai la forza per affrontare i tuoi veri problemi e per guarire puoi usare solo e soltanto quella forza.
Senza averla mai vista.
Davvero, scappate via. Io chiederò aiuto solo se e quando il mio dolore a cui non so dare un nome (non So nemmeno se esista) sarà ben visibile. Me ne sono resa conto stando qui sul blog e andando fuori, che il dolore annoia tutti. Annoia a sessanta chili, e annoia a a trenta. Non credete che a trenta chili vi prenderanno piu sul serio che a cento. Solo sarà tutto piu visibile. Almeno per me. Ho bisogno di aiuto, ma io mi rendo conto che nessuno vuole stare a sentire le lagne di chi non ha la forza di lottare. Nessuno capisce che quella forza è la stessa che è mancata quando si è precipitate nelle ossessioni e nella merda. In quella che qui tutti chiamano malattia.
Aspettatevi che la gente non capisca. Nemmeno io capisco. Anche a me danno sui nervi quelle come me, che un giorno vogliono essere forti e combattere, e il giorno dopo scrivono post del genere.
Siamo tutti esseri umani. Magari alcuni sono più sensibili. Ma tutti si aspettano qualcosa.
Per questo vi dico scappate. Qui dentro è una merda esattamente come là fuori. Non diventate scheletri e non vomitate, perché tanto poi dovrete trovare la forza sia per guarire da questo schifo, sia per risolvere e affrontare quei demoni che prima avete con fatica sotterrato con la malattia, con il cibo.
Dovrete sbattervi il doppio, e tutti saranno ancora più esigenti con voi. Qui non esiste perdono, non è per niente vero che solo voi non vi perdonate. Non trovate perdono da nessuna parte. A meno che voi non stiate tentando di guarire. Allora lì siete brave, forti, allora lì e solo lì AVRETE IL DIRITTO DI CADERE. Da malate nessuno vi darà quel diritto. Perché voi vi aggrappate ad un disturbo per fuggire alla realtà cruda, la vostra e quella del mondo, e vi trovate sotto gli occhi perfidi e pretenziosi di chi vuole che voi lottiate. Comprese voi.
E avrete solo tanto vuoto e tanto odio con cui riempirlo, solo odio.
E vorrete uscire, ma nessuno capirà perché non ci riuscite. Aspetteranno tutti che siate pronte, nessuno vi considererà piu di tanto fino a quel momento.
Vi ascolteranno solo se voi vi alzate e iniziate a combattere. Non aspettatevi le coccole, né tanto meno l'ascolto.
Sono una serie di scemenze che vorrete credere, come ho fatto io e come continuo a fare.
Adesso ho capito che voglio guarire. Lo so, lo so per certo. Mi sono seduta a tavolino e ho deciso che basta, ora guarisco. Così ho deciso che perderò questi fottuti venti chili e mi farò curare, perché nessuno vede la malattia in un mondo in cui vogliono mettere in passerella le modelle taglia 44. È la realtà, e quella è salute. Ormai anche i medici associano la malattia (dca) alla magrezza. No, tutti no, non voglio generalizzare. Ma io voglio guarire e non ho tempo di cercare il medico che non la pensa cosi.
Mi sono imbattuta in tanti medici che, poiché ero normopeso, non hanno mai considerato un granché la mia amenorrea.
Voglio guarire con tutta l'anima, cosi perderò questi venti chili e mi farò ricoverare seriamente, e non mi opporrò a niente, mi farò psicanalizzare, smetterò di fare la finta piena di dolore e confesserò seriamente tutto ciò che penso mi faccia star male, e lotterò.
Ma non posso farlo a settembre, non posso Pesando cosi tanto. Scappate ragazze, è una vera merda.
Scappate prima che la scelta si riduca alla morte, perché non siete forti abbastanza.
Scappate perché quando vi ridurrete ad un mucchio di ossa forse qualcuno si chiederà se forse non state male, ma se voi non prenderete in mano questa merda nessuno lo farà al posto vostro. Nemmeno a 30 kg.
Lo ripeto, il dolore è noioso.
Allontana tutti, non vi mette al centro dell'attenzione come vorreste. Nessuno vuole scavare nel vostro animo e capire perché non mangiate, perché vi abbuffate, perché vomitate o perché fate cosi tanto casino per una stupida pizza. Solo voi potete farlo.
Per questo, se entrate in questo inferno sappiate che poi dovete uscirne, per forza, perché altrimenti vi toccherà morire sole e incomprese lo stesso.
Non potete vivere malate per sempre, perché vi stancherete. E si stancheranno gli altri, uno alla volta, lentamente e non importa quanto: se ne andranno. E chi avrà il coraggio di rimanere, quelli che vi amano, soffriranno. Piangeranno. E voi seminerete attorno solo dolore e dentro di voi senso di colpa. Non espierete un bel niente.
Non è una figata. Non proverete a lungo quel senso di onnipotenza da "sonofigapesoquarantachili", non se siete malate davvero.
Se siete malate davvero, arriverà un giorno in cui vi strapperete i capelli perché sarete stanche, stanche, stanche. E quella fottuta forza non ce l'avete. Là fuori vi vogliono combattive, qua dentro idem, ma voi siete malate perché non avete forza. Non fraintendete, ovviamente essere malate non significa essere pappe molli... Semplicemente non avete quelle forza per guardare in faccia i veri problemi celati dal DCA. Ma quando urlerete per riavere la vita, come ho già detto, dovrete trovare una forza sovrumana per affrontare i veri problemi e l'inferno del DCA. La merda. L'odio. La bellezza del DCA, l'onnipotenza del DCA, il dolore del DCA che diventa irresistibile. L'unicità del DCA, che vi rende speciali. Vi crederete speciali ad un certo punto, perché voi avete il controllo, vomitate, restringete. Il DCA ha momenti talmente belli da cancellare in un secondo tutto il dolore. Ma quel dolore.... Non vale un secondo di quella felicità, finta.
E quando lo capite è tardi, ci siete immerse. Non si esce, ragazze, se non con le unghie, i denti, o la morte.
E forse scrivo questo perché spero che qualcuna di voi mi dica "non devi pesare venti chili in meno, ti prenderanno comunque sul serio. Non butterai soldi e tempo, ti servirà questo percorso. Hai solo sbagliato medici fino ad ora. Prova, ne vale la pena. Ti prenderanno sul serio."
Forse scrivo perché in fondo io so che sarò talmente stanca che morirò. Sono tanto stanca che morirò... Non ha senso questo post. Capitolo chiuso, niente guarigione per ora...