venerdì 20 giugno 2014

Assente.

Incostante. Non mi spiego come io possa stare in piedi, se il cuore non c'è, se non ho voglia, non ho tempo, non posso stare bene.

Vorrei stare bene. E me lo ripeto ancora, ancora; lo so a memoria. Ed è diventata una di quelle cose in cui dopo un po' non credi più, un po' come Dio: te lo cercano di presentare in così tanti modi così tante volte che alla fine diventa un prodotto pubblicizzato da acquistare.
Il mio stare bene è diventato così. In fondo non ci credo più.

Trecento calorie. Trecento calorie sono quelle che ho ingurgitato in tutta la giornata, oggi; circa il doppio di quelle che ho consumato. Tra bicicletta, camminate, corse dietro ai bambini dell'estate ragazzi. Non mi fermo un secondo. Digiuno, mangio solo la colazione e un po' di cena, e lo sento troppo.
Vorrei essere più vuota, vorrei muovermi di più, dovrei correre ancora. Non vedo il mio ragazzo.
Quasi mai.

Mi riempiono di responsabilità, mi presentano le mie mancanze, ma io non sento. Non sento niente, io ho solo un obiettivo. Ho solo dimagrire, continuare a dimagrire che mi fa stare bene, mi fa sentire tranquilla, giusta, al mio posto.
Pedalo un'ora al giorno, tutti i giorni: nemmeno esageratamente. Non mangio, ed è sbagliato; ma ho provato mille volte a mangiare regolarmente i miei cinque pasti: quello che ho ottenuto è solo un'insoddisfazione e una marea di errori che non hanno più posto dentro di me, e nella mia vita.
Io non posso sbagliare più. Due mesi che non mi abbuffo, quasi due mesi. Non ne sento la mancanza perché compenso non mangiando.
Perché niente, nemmeno l'amore del mio ragazzo mi fa sentire bene come quando ho la tentazione fortissima di mangiare un piatto di pasta al sugo come tutti gli altri, e resisto, e rinuncio.
Perché la volta successiva, a quel piatto di pasta, nemmeno ci penso: ricordo la sensazione bellissima del giorno precedente in cui l'ho rifiutato, e non esiste nessuna tentazione.

Guardo il mio corpo allo specchio e non è molto diverso: ma non me ne frega niente. Non so nemmeno più se voglio dimagrire. Voglio stare bene, e digiunare, pedalare, camminare, correre, sudare, digiunare mi fa sentire così.
Trattarmi male. Ripetermi in mezzo alla mensa piena di piattoni di pasta "Tu non te lo meriti. Non meriti questo, e tra poco non meriterai nemmeno più l'aria."
Questo mi fa stare bene. Basta autocommiserarmi, basta piagnucolare. Basta abbuffate e lamenti, basta. Voglio essere forte e distruggermi fino in fondo.

La cosa che più mi diverte è come la gente non se ne accorga. Ogni giorno pranzo in mezzo a trecento persone e nessuno si accorge che davanti a me, da due settimane, non c'è nessun piatto, nessuna pasta; che non mangio dalle otto di mattina alle otto di sera, in cui me la cavo con una decina di pomodorini perché "ho mangiato già la pasta e fatto la merenda, sono appesantita, e poi fa caldo."
Si bevono di tutto. Probabilmente è perché sono grassa. Se pesassi trenta chili e non mangiassi, credo che mi imboccherebbero a forza, starebbero a controllarmi ogni secondo, mi conterebbero i grammi di cibo e i minuti di corsa. Sto iniziando a desiderare di non dimagrire. Voglio poter continuare a negarmi tutto, dalla cosa più naturale che l'essere umano fa, ovvero nutrirsi, ai divertimenti più sfrenati, all'amore del mio ragazzo. Non gli dedico che pochi istanti. Perché ho altro per la testa... Bicicletta, digiuno, sudore, musica, parole, bugie... Sono così risucchiata e mi piace, perché amo trattarmi male.
Questa sera andrò ad una festa in cui era obbligatorio indossare un abito da sera: ovviamente io non lo indosserò, date le dimensioni del mio culo e del mio seno (nessun vestito mi entrerebbe senza farmi sembrare una troia un po' coperta). Andrò ad una festa ad esibire il mio corpo molliccio, le mie tette enormi e penzolanti, la mia faccia da culo. Perché lo faccio?
Per digiunare. Anche questa sera ho inventato del cibo alla festa, così non dovrò cenare con i miei. Sono isterica e pazza, poi mi rattristo, poi sono carica, non mollo, non lo farei per niente al mondo.
Eppure il culo che entra con un briciolo di facilità in più nei pantaloni non mi sembra il mio, questo è il bello: non sono io.
Io sono quella grassa che si abbuffa e piange. Ed è meraviglioso non essere me.

Sto uscendo da quell'inferno.
Sono sola, ma ho altro a cui pensare.

1 commento:

  1. Sai che forse
    se pesassi 30kg davvero uno ti starebbe a tediare per mangiare di più.
    Per i primi due giorni.
    Poi direbbero solo "quella è strana"
    e se ti pensassero davvero magra
    "quella è anoressica".
    Fine dei giochi , la gente si stancherebbe prima di te.
    Certo è sconcertante quando sei in 300 persone e nessuno si accorge di niente. E fidati , non se ne accorgeranno. Personalmente, ho fatto una cosa simile per 15 giorni giocando a fare il Dio di me stessa. Poi a metà dell faccenda ti lasci sfuggire qualcosa di importante e inizi a fare troppi errori, a prendere un po' troppo con leggerezza i tuoi bambini o i miei disabili. Perchè la vita non si conta a 300 calorie a giorno. Tu puoi farlo, puoi decidere di credere di vivere in quel mondo tenendo solo mezzo piede di qua..e ti dirò: ci puoi anche riuscire.Ma a tutto c'è un prezzo. Ed è il prezzo è che l'euforia sciama. I tuoi genitori prima volevano mangiare a cena con te e tu facevi di tutto per andartene, ma poi sarà il contrario.Per i tuoi colleghi non sarai più quella a cui affidare responsabilità ma solo quella strana.
    E guarda che questo non è proporzionale a quanto sembrerai magra. Io non sono magra ed è successo comunque.
    A te sembra un mondo nascosto ma di nascosto c'è poco.
    Magari i tuoi amici\familiari\colleghi non sanno darci un nome , ma sanno che non sei lì.
    Fai questa scelta, spero che troverai il modo e l'opportunità di cambiarla presto.

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