giovedì 24 luglio 2014

Mentre la vita scivola nel cesso, precipito e mi crogiolo nello schifo.

Buonasera a tutte, sono pazza.
Mi sono svegliata questa mattina ed ho iniziato a mangiare e vomitare, ho iniziato presto, per non perdere tempo.
Ho mangiato qualsiasi cosa: prendevo, mangiavo e andavo a vomitare.
Così. E mi sentivo bene, ero felice. Ho fatto una doccia, ho vomitato di nuovo, ho mangiato ancora. Ho vomitato. Tanto non avevo un bel niente da fare.
Che schifo. Che esistenza di merda.
Per quale motivo l'ho fatto? Fame? Malattia? Ma no. Niente di tutto questo: sarebbe troppo facile.
L'ho fatto perché avevo una voglia matta di farlo. E questo rende tutto così... spaventoso.
Sì, spaventoso è il termine che meglio descrive la serie di azioni assurde che ho compiuto questa mattina.
Ho persino vomitato una birra analcolica. Oh, sì, ho vomitato tutto.
Domani tornerò ad essere brava, farò tutte quelle cose salutari che fanno le persone che tengono alla propria linea e poi via, la mia vita sarà la solita.
Il mio ragazzo mi sta iniziando a trattare come una bambina malata. Ogni volta che mangiamo insieme mi fissa, mi chiede come sto appena metto un maccherone in bocca, mi ha accompagnata a prendere un costume e mi consolava quando non mi entrava nessuna delle taglie perché sapete, la coppa E non la vendono in nessun negozio.
Gli facevo pena. Ed io odio fare pena. Perché io non voglio fare pena. Non così. Magari lo vorrei a 35 kg. Sicuramente non con tutta questa fottuta merda addosso.
Merda, merda, merda.
Sono una fallita piena di merda, con delle tette enormi e una pancia che adesso è gonfia. E sono infelice. Mentre vomitavo oggi pensavo che era quello che mi meritavo. E mi sono chiesta perché mai quando vomito piango. Non lo faccio di proposito, ma mi ritrovo con dei lacrimoni che scivolano giù, sul mento, ma io sono felice, esaltata per essermi ficcata le dita in gola e aver visto scivolare nel cesso tanto cibo di natura ignota.
Mi viene quasi da ridere. Mi sono asciugata i capelli, tra una vomitata e l'altra, ho messo dell'olio profumato per il corpo, e ho continuato a guardare serie televisive in streaming.
Con una vocina nella testa "è quello che meriti, è solo quello che meriti. Pochi drammi."
Così è più facile accettare tutto. Lasciare che tutto accada. Non mi interessa più pensare. Forse la situazione mi sta sfuggendo di mano, non dovrei vomitare come facessi pipì. Ma sapete, io spero di morire presto. In realtà sono una bambina capricciosa attaccata alla vita, ai suoi sogni stupidi e alla sua malattia che non esiste. Che cazzo di malattia è?
Io sono solo infuriata, non posso perdonarmi quello che sto facendo! Non posso perdonarmi le mie lagne. Cazzo! Ho una rabbia dentro che vorrei vomitare ovunque, non me ne frega niente di cosa pensano gli altri, di essere malata, di essere sana, di vivere, di apprezzare quello che ho... bla bla bla... mentre vomito tutto questo non c'è... non c'è senso di colpa.
Scusate, scusate se esisto, e vorrei tanto essere invisibile. Odio la mia testa. Quando sono in mezzo alla gente mi fotte. Appena sono in mezzo alla gente parte in quarta quella vocina "dovevi sorridere di più. capra. merda. sei uno schifo. perché non hai dato del lei? perché non parli di meno. di le cose giuste. Ma di cosa parli? sei ridicola. Stai più dritta, non troppo. penseranno che sei una giraffa se alzi il collo in quel modo. puttana. lui ti mollerà. guarda i suoi genitori che domande ti fanno, vogliono metterti in ridicolo. rispondi bene, capra! guarda. non ti accetteranno mai. ti stanno prendendo in giro. sei orribile. guarderanno le tue tette. staranno pensando che loro figlio sta con te per le tette. penseranno porcherie su di te per quelle tette. sei la lussuria impersonata. sei una merda. oscena. di cattivo gusto. è estate ma tu non puoi mettere quello scollo. troia" e questo è poco, quella voce parla ininterrottamente.

mi ero illusa di poter stare bene... essere normale... addirittura guarire... ma ora mi sento ridicola perché se ognuno ha quello che merita, io questa merda la merito tutta, tutta.
 
 
Mi sono stancata, davvero. Voglio buttare il mio diario alimentare e fregarmene di tutto. Voglio vomitare quando voglio, o voglio non farlo più... sono così, d'altronde. Io voglio le conseguenze fisiche, voglio i segni. Come i migliori autocommiseratori, del resto. Dimagrire, quello lascia i segni. Tagliarmi, quello li lascia. Vomitare... oh, vomitare no. Ergo, vomitare non fa niente. Posso farlo, ma non è grave. Chi ha un'influenza intestinale vomita. Mica muore. Questo mi ripetevo, mentre l'acqua del cesso mi schizzava sui vestiti.
Doccia, doccia... dovevo fare una doccia, e mi sono anche portata una bacinella nella doccia, ho vomitato un po' lì per svuotarla nel cesso, ma mi ha fatto troppo schifo. Già, non sono ancora pronta per qualcosa di più serio, di più crudo.
Sono sempre stata vigliacca, fin da bambina. Del sangue, della morte, del dolore, del vomito... avevo paura di tutto. Uao, come sono forte adesso!
Sono ridicola. Ma quando mi viene da piagnucolare, da trattarmi bene, quando mi sfiora l'idea dello psicologo, della guarigione... ecco la vocina "Lo meriti. Lascia che accada. Lo meriti."
Il modo migliore per giustificarmi, visto? Così posso fare quello che voglio. Posso piagnucolare qui, con voi. Farmi consolare. Farmi sgridare. Consigliare. Ma sapete una cosa? Me lo merito.
Forse domani farò qualcosa di concreto per uscire da questo schifo. Forse. Forse tra un anno. Forse tra dieci.
Odio far soffrire chi mi sta intorno, ed è l'unica cosa che faccio, davvero. Mi sento in colpa... in colpa... in colpa di esistere. Di occupare uno spazio. Di mangiare. Quindi vomito. Mi sento in colpa ad essere amata. Mi sento in colpa per tutto. Perché i miei non si amano, perché mio papà dice che lo cerchiamo solo per i soldi. Perché lui lavora sempre, non c'è mai... mi sento in colpa. Vorrei guadagnare io... Mi sento in colpa perché mi piace solo filosofia. Invece non la farò. Ho deciso.
 
Conosco quelle minchiate da cartone della Walt Disney "la vita è tua! insegui i tuoi sogni e non ascoltare le opinioni della gente!!", però questa volta passo. Perché il padre del capo di mia mamma, un giorno che sono andata a lavoro da lei, mi ha chiesto che università volessi fare. E mi ha aperto gli occhi. Ha detto che per fare filosofia avrei vissuto mantenuta dai quattrini di papà, che mi avrebbe dovuto pagare tutti quegli studi... "Quando si sceglie un lavoro, si sceglie quello che è utile per sé, e per GLI ALTRI." ha ripetuto GLI ALTRI così tante volte che ne avevo la nausea. Quattrini di papà... ha parlato di sogni adolescenziali... dell'ambiente universitario di merda.... "Già va avanti solo chi ha conoscenze... se poi si fanno facoltà così, alla fine si rimane vittime delle ideologie dei professori. E non si studia filosofia.... si hanno delle idee che non sono proprie" tutto vero, ma lui è un vecchio disilluso.
Uno che dalla vita ha ottenuto un divorzio (la moglie lo ha lasciato), un figlio sempre al verde che appena prende soldi si compra le ferrari, una nuora che ha cercato di suicidarsi... è quasi cieco perché prende erbe miracolose che vendono in tv...
però ha ragione.
Cosa penso di fare? Penso di fare filosofia con i soldi di papà, specializzarmi in dca con i soldi di papà (non è nemmeno detto sia permesso di nuovo ai laureati in filosofia, come l'anno scorso...) e poi? Sono una bambina con dei sogni utili solo a me stessa. E mi sento in colpa.
 
Investirò tutto, giuro tutto l'ultimo anno ad appassionarmi a qualcosa d'altro, anche a costo di farlo contro la mia volontà, anche se mi fa schifo. Ingegneria, matematica, fisica nucleare... qualcosa di simile... forse economia... informatica... quelle cose lì che servono a tutti...
Mi sento colpevole dei miei sogni... colpevole di esistere... di essere così... ingombrante.
Ma questo discorso è banale, è già fatto.
Vomitare. Non vedo il problema, non sono mica una fumatrice incallita. Mica bevo. Mica vomito. Lo faccio ogni tanto, per non sentirmi in colpa. Peso troppo.
Peso sui miei, peso sul mio ragazzo, peso sul conto corrente, soprattutto. Vorrei vivere di aria. Vorrei essere aria.
In fondo vivo bene. In fondo è quello che merito.
Non so nemmeno perché sto scrivendo. Molto d'effetto, sono commovente. Proprio una bella bambina, come sono tenera e giovane... quanta sofferenza... povera me... Io me la spasso, ragazze.
Io mi sfondo di cibo, ogni tanto, e poi lo vomito tutto liberando più endorfine che durante una scopata.
Davvero, me la spasso. Questa è malattia? E' una pacchia. Faccio il cazzo che voglio e mi giustifico con la malattia. Meglio di così!!
E mi dispiace... mi dispiace... mi sento cattiva. Cattiva, stronza, puttana. troia... mi echeggia in testa... puttana. Tette da puttana. Vita da puttana. Puttana che vomita e mangia. Come mi vergogno. Mi vergogno. E scusate se scrivo, è solo una ricerca di attenzioni, perché sono egocentrica quando scrivo. In realtà penso che tutto il mondo giri intorno a me. Il mio ragazzo l'altro giorno infuriato mi ha urlato "Pensi che al mondo stai male solo tu? Hai mai pensato che stanno male anche gli altri??" Urlava, urlava come un matto. Io sono stata zitta e ci ho riflettuto. Non è vittimismo. Semplicemente è vero, solo che io ero troppo impegnata con me stessa per accorgermene.
Che strano, non ci sono solo io al mondo... giusto, effettivamente può essere.
Sì, anche gli altri soffrono. Peccato che io non soffra. Io mi lagno, che è diverso. Che ne pensate?
Me la spasso. La gente quando sta male di stomaco e si sfonda di cibo sta a letto, prende digestivi. Io vomito e sono come nuova. La gente si contiene, sta a dieta. Io, appena voglio, mi sfondo di cibo. Porcherie, poi le vomito. Oppure no. Oppure poi torno alla normalità. N O R M A L I T A.
Ma Sybil è troppo presuntuosa per essere normale. Troppo egocentrica. Cattiva. Puttana... puttana... volgare. Merda. Merda merda merda merda....
Buona serata...


7 commenti:

  1. Mi dispiace molto, per tutto. E ti capisco. Non per filo e per segno, ma la disperazione l'ho provata anche io, a volte persevero. In questo momento mi sento scoppiare, lo stomaco mi tira, mi sento una completa fallita, un rifiuto. Aspetto che passi, altro non so fare. Eppure in qualche modo si potrà uscirne, ne sono certa.

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    1. Guarda, mi sono sempre disperata anche io. Sono arrivata a trascorrere i giorni successivi ad un'abbuffata a piangere, a vergognarmi. Ora quasi sono contenta. Penso che ci stava, che ne avevo bisogno. Poi domani digiuno. Domani restringo. Per il prossimo mese, tanto, sarò brava. Non mi chiedo nemmeno più se c'è una via di uscita: non ho nulla da cui guarire. Sono capricci che devo risolvere da sola... Com'è potente l'autoconvinzione, eh? In tutti i sensi. Bisogno scegliere se usarla "voglio guarire, voglio guarire" oppure "non sono malata, non esiste nessuna malattia".
      Io ho scelto la più facile...

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  2. tu dici di essere capricciosa ed attaccata alla vita, ai sogni...bè io non ti conosco, ma mi sembri tutto tranne che attaccata ai tuoi sogni. Oggi hai citato per la prima o forse seconda volta la tua volontà ad andare alla facoltà di filosofia...subito smantellata da 3 parole di un semisconosciuto. Questo non è essere attaccato ai sogni. Perchè qualsiasi altra cosa sceglierai , a cercare di farti rallentare, dissuaderti, inciampare, ci sarà ben altro che le presuntuose parole di un vecchio.Io non sono una palladina della facoltà di filosofia, ma è quello che vuoi? Prenditelo dio santo. Se non è un capriccio, se non è solo un fuoco fatuo, prenditelo e adoperati al meglio per renderlo utile. Non devi per forza gravare sulle spalle dei tuoi. Io non sono un genio, ma faccio medicina e vivo e mi mantengo dasola. Certo....certo devi rinunciare a paia di scarpe e comodità varie. Personalmente non ho mai fatto una serata universitaria il venerdì e il sabato. Però è per quello a cui aspiro.
    Domani potrai anche tornare, come hai scritto, a fare la persona che tiene alla linea. Ma tenere alla linea non significa tenere alla vita. E poi che vuol dire tenere alla vita....nessuno vuole morire.Anche i suicidi sostengo che siano un ossimorico grido alla vita.
    Tu dici che non sei normale....non lo so. Certo non nei parametri alimentari. Ma ritengo che ci sia ben altro che possa contradistinguerti come "non normale". Anche per il tuo presunto egocentrismo...fattele due domande. Sei sicura di non stare appiattendo tutto quello che avrebbe potuto farti spiccare?

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  3. Ho letteralmente adorato questo post. Però è troppo, è denso, e mi è difficile commentare in modo sensato.

    Iniziamo dalla questione "filosofia". Io non penso che la questione sia così semplice come dice Vicky, non penso che se davvero è quello che vuoi fare allora fallo, purtroppo non si può sempre ragionare così. Avevi già scritto in un commento al mio blog che il tuo sogno è iscriverti a filosofia, ed io ti ho risposto (non so se sei tornata a leggere, per cui mi ripeto) che ammiro chi ha il coraggio di iscriversi a facoltà così interessanti ma così prive di sbocchi professionali. Io avrei tanto voluto iscrivermi a Lettere, era il mio sogno, ma io le palle non ce le ho avute, e mi sono iscritta a Giurisprudenza. Per cui ti capisco, capisco che - benché la filosofia sia la tua passione - tu non sia per niente sicura che ne valga la pena. Non è come voler da sempre iscriversi a Medicina ed essere disposta a fare sacrifici, non è proprio la stessa cosa... Perché sì, i sogni sono belli, ma bisogna essere razionali... e se gli studenti di Medicina si fanno sì il culo per anni ed anni, possono motivarsi anche pensando al futuro. Con Filosofia, invece, quali sono le prospettive? Non penso che a smontarti siano state le parole di quel signore che effettivamente è quasi uno sconosciuto, tu i dubbi che li avevi già, e ce li avevi anche quando hai commentato il mio blog. Ed è normale averceli per una facoltà come Filosofia. Io però penso che il punto non sia tanto farti mantenere durante gli studi, perché puoi benissimo lavorare durante l'università - come fanno tantissimi studenti - e mantenerti da sola, facendo dei sacrifici, certo. E non saresti né la prima né l'ultima. Oppure, se i tuoi possono permetterselo, puoi benissimo dedicarti solo all'università e decidere di farti mantenere ancora e non c'è assolutamente niente di male, se l'uni la affronti con serietà, studiando e dando gli esami. Io ho avuto questa fortuna, perché i miei volevano che io potessi frequentare le lezioni (cosa che loro non hanno potuto fare perché dovevano lavorare e quindi non si sono neanche potuti trasferire, e andavano in Facoltà solo per dare gli esami, preparati la sera ed il week end, perché in settimana lavoravano)... E meno male che ho avuto i miei, perché sono stata due anni e mezzo a Parigi, città in cui gli affitti sono ALLUCINANTI (a meno di 650 euro al mese non trovi niente, e stiamo comunque parlando di buchi) e in cui il sistema universitario è completamente diverso (non si studia sui libri ma principalmente sugli appunti delle lezioni, molti corsi sono a frequenza obbligatoria, e se non ti presenti agli esami hai 0, non decidi tu quando dare una materia).

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    1. Insomma, non penso che il problema sia farsi mantenere durante l'uni, penso che il problema sia farsi mantenere dopo la laurea... perché, appunto, con una laurea in Filosofia, che certezze hai di trovare un lavoro in linea con i tuoi studi? Per cui sì, io capisco tutti i tuoi dubbi, e mi pare davvero troppo semplicista dirti "se è il tuo sogno inseguilo". Io il coraggio di iscrivermi a Lettere non l'ho avuto, e quindi sono scesa a compromessi, scegliendo una Facoltà che ha comunque più sbocchi professionali e che comunque corrisponde ai miei interessi (per dire, non mi sarei mai potuta iscrivere a Economia o a Ingegneria). Se tornassi indietro farei la stessa scelta, anche se mi sto rendendo conto che anche con una Laurea in Giurisprudenza non tutto è semplice, e sono dovuta scendere ulteriormente a compromessi, per non fare la fame dopo 5 anni di studio in un ambito che comunque non mi appassionava come Lettere.
      Pensaci bene, prenditi ancora del tempo. Ma se decidi di non fare Filosofia, studiati bene le alternative, scendi a compromessi sì, ma non sacrificare completamente te stessa, quello che sei. Se invece scegli Filosofia, complimenti, davvero! Invidio chi ha il coraggio di fare una scelta così difficile al giorno d'oggi, per cui se sarà il tuo caso, beh, vai fino in fondo... Se ti iscrivi a Filosofia è perché pensi che comunque, nonostante tutto, ne valga la pena :-)

      Tienici aggiornate sulla tua scelta universitaria!

      Per quanto riguarda le vocine nella tua testa quando sei in mezzo agli altri, succede anche a me. Qualsiasi cosa faccio o dico non va mai bene, sento che avrei dovuto farla in modo diverso o dire un'altra cosa. O anche se ciò che ho detto andava bene, non andava bene il tono. Non mi so comportare in mezzo agli altri, non so quando e quanto parlare. O parlo troppo o troppo poco. Non so come muovermi, sono impacciata, sono ridicola, sono insicura e si vede. E poi sì, ho queste tette giganti che arrivano prima di me, e cerco di nasconderle, così sto gobba e sono ancora più terribile.

      Questo post, comunque, sostituendo il vomito con qualcos'altro, avrei potuto scriverlo io. Stesse sensazioni mentre mi faccio del male, perché alla fine sono felice, e mi chiedo perché cambiare, mi dico che alla fine questo è il mio modo di vivere e va bene così.

      Anche se poi ovviamente non va bene così, e lo so, e anche tu lo sai.

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  4. Ciao... Grazie per il tuo commento intelligente e molto azzeccato. Non per aggrapparmi alle tue parole per rispondere a Vicky, ma hai espresso benissimo i motivi per cui ho tutti questi dubbi. Non a caso ho scritto che per questa volta passo le frasi "inseguì i tuoi sogni" e co.
    in realtà fare filosofia non è un'idea campata in aria: partorita in fretta,certo, ma il mio sogno sarebbe specializzarmi proprio nei dca e lavorare in quell'ambito, aiutare le persone come me,te, avevano aperto l'anno scorso le iscrizioni a questa specializzazione ai laureati in psicologia, educatore professionale, dietista e anche filosofia. Era una eccezione, solitamente con una laurea in filosofia non ci si può specializzare in disturbi dell'alimentazione.
    solo che il problema persiste nel momento in cui io non ho un futuro certo: mi piacerebbe, in alternativa, insegnare all'università e nessuno dice che non ce la farò, ma le possibilità di ripiegare con qualcosa d'altro in quell'ambito sono talmente ridotte che, conoscendomi, non sarei motivata durante gli studi. Inizierei a pensare che è aria fritta, che 'massi anche se lo passo con 18 tanto a cosa serve' e così via. Preferisco affrontare una simile facoltà quando sarò autonoma economicamente e lo farò per pura passione.

    che coincidenza, valutavo qualche settimana fa le alternative ed ho pensato anche io a giurisprudenza, sarebbe l'unica facoltà che riuscirei ad affrontare e potrebbe piacermi non dico altrettanto, ma sicuramente più delle altre. Odio tutte le materie scientifiche, una dopo l'altra, senza criterio. Tutte. Pensavo a giurisprudenza perché sogno di farla dalle medie,ma appassionandomi poi alla filosofia avevo pensato subito a quella, solo che ora il momento di scegliere si avvicina ed io mi conosco, arriverò all'ultimo senza sapere che farmene di me, e sarei anche capace di fare fisica.
    davvero, grazie per il commento perché hai centrato il punto, ripeto, non per aggrapparmi alle tue parole per riconoscere pensieri che non ho.

    So cosa significa pensare di arrendersi al proprio "modo di vivere". Ma se è quello giusto, perché non mi rende non-infelice?
    insomma, se questa davvero è la mia vita per prima cosa dovrei averla scelta (e questo sinceramente non lo so) e poi dovrebbe rendermi soddisfatta, piena.
    ti stringo!

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