Non ricordo quando è stata l’ultima volta che ho pensato al suicidio.
Comunque è successo di nuovo ieri sera, ed è successo velocemente, è
stata una piccola idea microscopica che mi ha invaso il cervello.
Ero ad un compleanno, in pace con me stessa, in pace con i miei
sogni, in pace con le mie stupide e assurde decisioni come di fingere di stare
bene con gli altri per stare bene con me.Insomma, avevo appena rinunciato alla mia incoerente scelta di solitudine ascetica a favore di una vita in mezzo agli altri, con il sorriso, con quella che gli altri chiamano “confidenza”.
Avevo appena realizzato che mercoledì parto per Parigi con il mio ragazzo e.. avete presente quell’equilibrio perfetto di tutte le cose, di cui il centro siete voi e vi sentite leggere, quasi gioiose, perché tutto sta in piedi da solo e voi state in piedi con tutto il resto?
Non importano i pezzi di vetro sospesi sulla vostra testa, non vi interessa in questo momento chi e che cosa, dove e quando: è tutto così, immobile.
Ero ad un compleanno e il mio cervello era in equilibrio. Addirittura
partecipavo ad una discussione, io, l’isolata, l’asceta, la deficiente
incoerente e vittimista, io; e la discussione era “maschi contro femmine”. Insomma,
i comportamenti, i difetti e i pregi dei maschi verso quelli delle ragazze. Una discussione di quelle in cui si generalizza alla grande e che io
adoro come unghie su lavagna, però ascoltavo ed esprimevo pure la mia stupidissima
opinione in mezzo a gente stupidissima di cui ho scelto liberamente di
circondarmi, di cui mi lamento e che però chiamo “amica”. Avevo appena deciso di farne parte, e poi c’era quell’equilibrio,
quelle sensazioni di pace, quel mio non credere di essere stupida e assurda e…
contingente.
Questo mi ha fregata.La contingenza mi ha fregata.
Un momento della discussione, quel momento sbagliato, che non doveva assolutamente capitare eppure si è piazzato lì, in mezzo a tutto, e con un fracasso ha distrutto l’equilibrio con i denti e con le pietre e con quelle corone di parole..
Premessa: il nostro gruppo è composto da cinque ragazzi e quattro ragazze, tra cui io. Da quattro anni.
Abbiamo un gruppo tutti insieme su whatsapp, quasi ovviamente, come prevedibile.
“Ah, e Cecilia cos’è, scusate?”
La colpevole mi ha guardata. Ha abbassato la testa come un cane, e
giuro che era diventata un cane ai miei occhi perché non ero più li, non ero
più con loro, ed ha sussurrato “Si, ma ora la aggiungiamo..”Come chi vuole riparare un vaso cha ha frantumato a terra, un vaso importante che ha fatto tanto rumore.
C’era un rumore assordante in quella stanza, ieri sera.
Io non sentivo niente.
Una così stupida vicenda, un gruppo su whatsapp senza di me, e cosa mai sarà? Fatto da persone che ho appena finito di chiamare stupide, che pure disprezzo come disprezzo altezzosamente tutti, che pure odio e in quel momento io sarei voluta invece sparire, e avrei tanto voluto che qualcuno dicesse “Di che Cecilia parlate? Non c’è nessuna Cecilia qui!” e io avrei voluto forse essere la tovaglia di quel tavolo, un bicchiere, una stoviglia insomma qualsiasi cosa ma NON IO, e non capisco perché ora piango, se piango più perché io ho VOLUTO essere sola, se piango perché cazzo, eravamo in quattro in quel gruppo, e che cosa sarebbe costato aggiungere anche me?, oppure forse piango perché io in quel gruppo non ci sarei voluta entrare, se solo me lo avessero chiesto…
E in quel momento la contingenza mi ha assalita come un mostro affamato, quella contingenza assurda, quel triste mondo in cui tutti si perdono e non sono nessuno se non lo sono per gli altri..
Io non credo che mi abbia ferita il fatto di essere sola,
sostanzialmente: in fondo l’ho deciso qualche giorno fa, che sarei stata sola
sempre e comunque. Quello che mi ha veramente ferita è stato scoprire che loro lo
avevano deciso molto tempo prima di me.
Loro mi hanno esclusa prima che lo decidessi io, prima che la nausea
mi divorasse, prima che tutto cambiasse all’improvviso, dentro di me, prima che
gli impegni diventassero fardelli, prima che tutto iniziasse a fare schifo..
avevano già deciso.Loro hanno deciso che io dovevo stare sola.
E questo mi ha spiazzata: qualcuno mi conosceva già, forse? Forse lo hanno fatto per me, per risparmiarmi l’imbarazzo di dover dire “No, ragazze, io in quel gruppo non ci voglio entrare! È che gli esseri umani in questo periodo mi fanno tutti schifo e non capisco i rapporti con loro, è che sento una solitudine interiore, una perdizione, qualcosa che nessuno può restituirmi.. ho scoperto di esistere ed è doloroso.. ma grazie comunque!”.
Sicuramente è così.
Deve essere così.
E in quel momento ho cercato l’appoggio di tutti gli altri esseri
umani, ho preso il telefono con furia, ho scritto a chi avrebbe potuto
comprendermi e tra i “non ti meritano”, i “non sono gli amici giusti”, gli “aspetta
l’università, cambierà tutto” io piangevo dentro di me come se improvvisamente
nessuno, nessuno mi stesse parlando, come se fossi stata davvero la tovaglia o
una stoviglia oppure un bicchiere in un doloroso colpo al cuore, un piccolo
infarto e ho pensato “Io mi uccido.”
L’ho pensato veramente e mi sono venuti i brividi di rispetto per chi
davvero lo ha fatto, per chi non lo ha ufficializzato in piazza blog o in
piazza davvero, mi sono venuti i brividi per Riccardo ma io l’ho VERAMENTE
pensato e non l’avevo pensato mai così, ho organizzato il mio suicidio nella
testa, sono andata in bagno e ho guardato il ginocchio che mi ero ferita sul
muretto e l’ho graffiato con le unghie, ho strappato la crosta e ci ho fatto
uscire il sangue, poca cosa, un dolore forte, non sono riuscita più a camminare
con quel ginocchio, a casa ho messo il ghiaccio per la botta prima e ho
disinfettato e sono andata a dormire.E questa mattina ero di nuovo felice come una Pasqua. Dimenticando il mio delirio ridicolo, la mia pagliacciata.
Ho subito concentrato forze ed attenzioni sul cibo, il mio amico e tutto ha improvvisamente preso colore: ho programmato i miei pasti, ho immaginato di perdere tanti chili da sparire e mi sembrava che così, solo così, io potessi essere in equilibrio.
Poco fa mi sono messa sulla cyclette a piangere e pedalare, e ho pensato al dolore al ginocchio e lui è tornato, ho pensato che non avrei mai il coraggio di uccidermi, io sono troppo curiosa, io amo troppo vivere, io amo bruciare le calorie e non ho pensato “Che bello vado a Parigi”, perché non mi sembra avere senso niente, adesso, ho solo pensato che voglio stare bene, e non mi ricordo più come si fa.
Odio questa sensazione.
Perché non sono felice?