Ciao ragazze.
Vi prometto che tornerò a commentarvi tutte, appena farò ordine nella mia testa un momento.
Io sono quella dei propositi, no?
Mi avete lasciato dei commenti bellissimi, ed io voglio dedicare ad ognuno l'attenzione che si merita, almeno un po'. Siete meravigliose.
Sinceramente non speravo che qualcuno avrebbe commentato, invece siete sempre presenti e questo è l'unico posto in cui sento di poter parlare.
La situazione sta diventando insostenibile ed io credo di non poter fare niente se non scrivere. Non so se lo faccio per chiedervi un parere, per sapere cosa voi ne pensiate, oppure semplicemente per egocentrismo.
Per prima cosa, la dottoressa ha disdetto l'incontro (per chi non lo sapesse, avevo finalmente preso appuntamento in un centro per disturbi alimentari): sembra destino.
Doveva partire urgentemente per problemi di famiglia, ha detto che si farà risentire.
Intanto io a casa mia sento un odio stratosferico nei miei confronti che sta sospeso tra me e quelli che chiamo i miei genitori.
Non so più chi siano.
Ieri poi è successa una cosa che non succedeva da tempo: ho pianto tantissimo.
Non che io non pianga, certo, ho pianto anche recentemente come vi dicevo nello scorso post; però questa volta ho pianto per i miei genitori.
Perché ho sentito da parte loro con violenza un odio profondo nei miei confronti, e non ho capito niente.
In questi ultimi tempi sto provando a comportarmi bene con loro: l'altra sera mia mamma aveva mal di schiena ed io le ho fatto un massaggio, provo a raccontare ai miei dell'università a cena, provo a sorridere, a trascorrere più tempo la sera con loro, magari guardando un film, e vi assicuro che lo faccio contro ogni propensione a mandarli a fare in culo per tutto quello che mi stanno facendo e mi hanno fatto; ho provato a fermarmi ed a pensare che forse il problema potevo essere io, che il fatto che non si amassero più derivasse da me sempre così scostante, così lontana, silenziosa, sofferente.
Così ho deciso di provare a comportarmi da adulta, e sono giorni che tutte le sere a cena parlo dei professori, delle lezioni, ho fatto anche un foglio a mia mamma con gli orari dell'università così magari, ho pensato, è più tranquilla, si fida quando le dico che torno alle tre perché ho lezione fino alle 14, insomma ho provato un po' a collaborare.
Di solito tra me e mia sorella lei è quella "ribelle", che va male a scuola, io sono sempre stata la figlia modello, in qualche modo, quella dei voti impeccabili a scuola, quella che studia senza che nessuno glielo dica, di cui lamentarsi del 7 in pagella, quella che però non parla mai, risponde poco, nasconde l'odio.
Ho provato a parlare di più, ho pensato che mio padre non mi calcolasse per colpa mia, perché io non glielo consentivo, così ho provato a fargli ascoltare una registrazione di una lezione di filosofia morale ed anche se dopo cinque minuti si è alzato e se n'è andato perché si annoiava io l'ho considerata una piccola vittoria, un passo avanti.
E poi ieri sera.
Stavamo cenando, io raccontavo della mia università, mia mamma raccontava dei colloqui avuti a scuola da mia sorella con i professori, tra cui un mio ex professore perché io e mia sorella abbiamo frequentato la stessa scuola.
Così mia mamma racconta serenamente, ridiamo, mi sembra di fingere bene, mi sembra di fare uno sforzo per guadagnarmi un po' di amore, un po' di qualcosa... poi mia mamma inizia un po' a prendere in giro questo mio professore del liceo, e tutti siamo d'accordo, ne ridiamo, io anche ne parlo male e ridiamo anche di questo, poi sparecchiamo ed io mi preparo per andare in Oratorio a fare una riunione, mentre mia sorella rimane a casa.
Prima di uscire, visto che un neo mi fa male da un po' di giorni, dico a mia mamma di chiamare il medico, lei mi da un bacino, mi dice di stare tranquilla che lo chiama lei ed a me sembra quasi per un secondo che mi voglia bene, che sia sincera, provo a dimenticare come si comporta di solito, ad assumermi le mie responsabilità di figlia, provo ad andarle incontro.
Non sono la Santa della situazione, sia chiaro; solo credevo davvero di essere parte dei problemi dei miei genitori: che mia mamma mi spiasse perché mi chiudo troppo in me stessa, che mio padre non mi calcolasse perché non racconto mai niente di me a casa, insomma ho provato, se pur da pochi giorni, a cambiare qualcosa di me.
Arrivo in oratorio e non faccio due passi che mia sorella mia chiama al cellulare.
Le rispondo e la sento incredula e affannata che mi chiede se ho un minuto perché mi deve raccontare una cosa assurda.
Così parliamo e lei mi dice che appena io sono uscita di casa lei è salita in camera sua ma fermandosi sulle scale perché internet prendeva bene.
I miei credevano che lei se ne fosse andata in camera, non sapevano che fosse rimasta sulle scale, così ha sentito mia mamma che diceva a mio papà: "Non dare retta a quella. Hai sentito come parla del suo professore? Non darle corda quando parla così.
E' una cafona. Una cafona.
Ma io l'ho detto al professore ai colloqui: io a Cecilia l'educazione l'ho insegnata, poi lei ha scelto di non applicarla.
L'ho detto al professore: è soltanto una cafona.
Crede di essere diventata grande ma è solo una bambina piena di sé."
Mentre mia sorella parlava io piangevo. Mi riferiva queste parole di cui ognuna era un pugnalata feroce, un cazzo di colpo alle spalle, una mossa sleale.
Le lacrime cadevano e non riuscivo a fermarle, come non mi capitava da secoli.
Sentivo quel nodo in gola, quella specie di nodo che strozza, che non fa respirare, e tutto perché volevo piangere.
Tutto perché non capivo. Per la prima volta io non capisco.
Per quanto mi sforzi queste parole mi sono più incomprensibili di quelle di Kant, non riesco a decifrarle.
Mi suonano in testa, e non sono per nulla arrabbiata con mia mamma.
Solo mi chiedo perché.
A cena non avevamo litigato, stavamo ridendo, stavamo prendendo in giro questo professore che è un po' bipolare, mia mamma per prima!
Mentre invece ad uno stupido colloquio un'ora prima era con lui che sputtanava me.
Gli ha detto che sono una cafona, che non ho educazione, cosa gli ha detto? Che io parlo male di lui?
Io capisco come. MA NON CAPISCO PERCHE'! E per quanto io continui a sforzarmi di trovare una ragione per la quale mia mamma avrebbe dovuto dire quelle cose a mio padre dopo avermi dato un bacio e tranquillizzata per questo neo dolorante non ce la faccio, non la trovo! Solo vuoto, solo incomprensione, solo domande che risuonano "perché!"... Dopo aver riso a tavola con me!
Non riesco a capire!
E non capisco che cos'ho di sbagliato!
Perché continuo a fare la lista delle cose che faccio: non ho mai dato problemi a scuola, sono l'unica della mia classe ad essere uscita con un merdoso 95 dalla maturità studiando diligentemente come una brava bambina, vado all'università, non salto UNA LEZIONE, nemmeno una, fino alle 18 di sera o fino alle 14 e quando arrivo a casa studio, non guardo nemmeno la televisione, per vedere il mio ragazzo studio con lui sul tavolo in cucina, nemmeno mi chiudo in camera da sola a cazzeggiare, aiuto a cucinare, ultimamente racconto anche di quello che faccio a lezione, guardo i film con loro la sera sul divano per fare loro compagnia, non esco la sera perché non mi fanno uscire e comunque non lo farei, il sabato sera sono a casa alle 23.30 come mi dicono, e non dico che tutto ciò mi renda inattaccabile ma vorrei soltanto capire DOVE SBAGLIO!
E perché, perché mi sono meritata quelle parole!
E perché mia madre continua ad odiarmi, a parlare male di me alle mie spalle come fossi la sua amichetta del liceo e non sua figlia, che dovrebbe amare (oppure no?)!
Forse mi sbaglio, forse l'ho sempre negato con una profonda e finta indifferenza soffocando tutto nel cibo schifoso in chili di cibo ma io VOGLIO UN PO' DI AMORE!
E qui, in questa casa, c'è solo merda! Perché di tutto, di tutto infine io sono una cafona! E tutto si può ora riassumere così! E mia madre lo dice anche al mio professore del liceo, perché lei i suoi figli non li difende davanti ai professori, li sputtana!
Perché mia madre è falsa? O meglio: può essere falsa una madre? Può sparlare dietro una figlia come fosse la prima della classe al liceo con cui è in competizione per un voto? E può mettersi i miei vestiti, frugare nei miei armadi, leggere i miei diari?
E porca puttana!, sto piangendo anche adesso mentre scrivo e dopo essermi abbuffata di nuovo!
Perché da lunedì io passerò al digiuno, perché non ho mai provato una voglia così forte e prepotente di sparire, sparire, sparire!
Per essere invisibile, per non sopportare questo odio, questo termine che mi rimbomba in testa "cafona!" "bambina piena di sé!"
Tutto mi risuona maledettamente in testa!
Ed io mi sento un rottame, ho la testa bassa, sorrido a mia mamma come se non sapessi quello che mi ha detto alle spalle appena sono andata via, senza motivo, senza motivo, senza motivo... e sono incazzata perché mi fa male!
Perché abbuffarmi non è servito a un cazzo, se non a farmi diventare la faccia rossa e gonfia!
Perché sto male lo stesso!
Perché non voglio mangiare più.
Voglio capire perché non merito amore, e mi sento davvero una bambina piena di sé, una bambina.
Forse hai ragione, mamma. Ed è per questo che sto così male: perché tu hai ragione. E qualsiasi cosa io faccia, che prenda 30 a tutti gli esami, che studio 26 ore o che esca a bere con gli amici come fanno le persone della mia età, che io ti chiami troia come dovrei fare o che ti faccia il massaggio alla schiena e ti appenda i miei orari alla porta per aiutarti a controllarmi meglio, sarò sempre una cafona ed una bambina.
Di merda. E non posso fare niente.
Se non dimagrire.
NON C'E' NIENTE CHE IO POSSA FARE.
“Il vero sciocco, colui che gli dei deridono e distruggono, è quello che non conosce se stesso. Io lo fui per troppo tempo. Tu anche lo fosti per troppo tempo. Non esserlo più. Non aver timore. Il vizio supremo è la superficialità. Tutto ciò che è vissuto fino in fondo è giusto.” De Profundis, Oscar Wilde. Sono una lettrice, amo la filosofia e la letteratura, ma odio il mio corpo. 1.60x57 kg. Sono prigioniera: di me stessa, del cibo, delle mie ossessioni. Malata di una malattia che non esiste.
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Io non so cosa dire. Mi dispiace. Io sono veramente allibita dai tuoi cosiddetti "genitori"... Ho creduto di aver esagerato quando ti scrissi di lasciarli perdere, per così dire. Ma lo ribadisco: saranno i tuoi genitori biologici , ma non sono proprio capaci di considerarti, lo rifiutano. E se non puoi sapere tu il perchè, non lo saprà nessuno... Semplicemente perchè, a mio avviso, un reale motivo di astio nei tuoi confronti non ci può essere. Smettila di pensare di aver sbagliato, data la situazione tu NON HAI NULLA DI SBAGLIATO. Non hai fatto niente se non essere quel che sei: la loro figlia (biologica). Sai... Tu dici che un genitore dovrebbe amare a prescindere la propria prole. Purtroppo io non credo affatto... Credo (e se ti interessa ne ho viste di storie come la tua, una persona a me cara in particolare mi ricorda spudoratamente la tua situazione...) soltanto che certe persone non possano essere in grado di amare. E basta. Certe persone non sanno provare questo sentimento proprio nei confronti di chi se lo aspetta ( i figli). Tu non puoi dare loro di più, tu gli hai dato tutto, hai dato loro te stessa! Non hai ascoltato i tuoi stessi sentimenti, i tuoi dubbi, solo per non deluderli. Eppure loro sono delusi da te. Ed è incredibile. Mortificante... Non ho parole. Ti prego smettila di mortificarti per loro. Cosa puoi fare di piú? Nulla, hai già fatto fin troppo e ne hai guadagnato solo un immenso dolore. Ne vale la pena? Per loro, no. Purtroppo vorrei tirare fuori dal capello una bella soluzione pratica.. Ma come fare? Cosa puoi fare tu ora per allontanarti da loro e dalla loro cappa di bruttura? Non lo so, purtroppo. La cosa migliore sarebbe negare loro il controllo maledetto che hanno su di te... Estrometterli, così che non abbiano da recriminarti niente. Il meglio sarebbe andartene... Ma come? Stai ancora studiando, non hai ancora i mezzi. Stringi i denti, ancora una volta, ma fallo con uno scopo: lasciarli in maniche di camicia. Digiunare sai benissimo non li trasformerà in ciò che non sono: esseri compassionevoli, capaci di amare. Cercare affetto nei luoghi dove manca del tutto è tempo davvero perso.
RispondiEliminaPensa a te, al tuo futuro, organizzali già da ora. E appena ne avrai l'occasione... Scappa, in tutti i sensi... Anche cercando il motivo del loro odio probabilmente non ne verrai a capo, non ci sarà nemmeno quello... Capisco il tuo PERCHE'?... Lo vorrei chiedere anch'io a loro, se me li trovassi davanti...
Fatti forza, un abbraccio
Mi mancano le parole. Dalla mia posizione è molto comodo dirti: "fai questo, fai quello", perché tanto, qualunque piega prenda la situazione a casa tua, non sono io che devo subirne le conseguenze. So che è un campo minato, e quindi parole e consigli vanno centellinati, ma una cosa mi preme dirti, come ha già fatto Angela: SCAPPA. Ho due carissimi amici, persone meravigliose, con due situazioni famigliari allucinanti in modo simile alla tua. Ed entrambi sono giunti alla stessa conclusione: il loro obiettivo è diventare indipendenti il prima possibile, cercando di non impazzire nel frattempo.
RispondiEliminaUn'altra cosa mi preme dirti: NON TI SEI MERITATA QUELLE PAROLE. Non hai fatto nulla per meritarti il disamore che regna in casa tua, non hai sbagliato e non sei sbagliata, come non lo sono i miei amici. Ti ci sei trovata in mezzo, tuo malgrado. Probabilmente, visto che non dipende da te, è qualcosa che non puoi cambiare... anche se è doloroso da dire, non oso immaginare da accettare.
Meriti amore, Cecilia. Cercalo fuori da casa tua... arricchirai profondamente la vita di alcune persone, non sparire. Non anestetizzare col digiuno quella tua mente laboriosa. Troverai qualcuno con cui comunicare, ma devi cercare di non perdere te stessa... non annullarti.
Scusami per dove le mie parole non riescono ad arrivare. Sei una bella, giovane donna e ti auguro con tutto il cuore di trovare presto il tuo angolo di mondo. Sii coraggiosa, ti stringo fortissimo.
Forse Cecilia non c'è un perché.
RispondiEliminaTieniti strette le parole che tua sorella ti ha riferito, torna a rileggerle qui sul blog e ricorda sempre come ti sei sentita.
Non farti più fregare da loro..
è un'arma anche questa, quella di illuderti, di tanto in tanto, che ti amino e che di te gli freghi qualcosa.
Non ti lasciano la possibilità concreta di pensare che sono loro gli stronzi (scusa), liberandoti finalmente da questa dittatura genitoriale.
Se loro fossero sempre stronzi allo stesso modo tu non penseresti mai di essere il problema, saresti libera di odiarli o almeno ignorarli, chiudendo il capitolo.
Invece sono subdoli e di tanto in tanto ti spingono a pensare che ti eri sbagliata, che in fondo loro ti amano e che è stato colpa tua se in passato non lo hanno dimostrato.
Grande errore, grandissimo.
Questa loro falsità è agghiacciante e quello che posso consigliarti è: dimenticati di loro, ignorali, fregatene completamente. Sono i tuoi genitori e non ne sono degni, questo è il terribile problema della riproduzione umana: chiunque può farlo, anche gente che non si meriterebbe neanche di allevare un cactus, pensa un bambino.
Pensa alla tua vita, cerca l'amore e l'approvazione da chi te li può dare, cerca soddisfazione altrove, lontano da loro.
Ignorali, non lasciarti più trascinare in questa barbarie delirante.
Sono degli psico drammi che i tuoi genitori hanno scelto, tu non sceglierli.
Resta libera, Cecilia.
Un abbraccio forte.
Ok, il mio sarà il commento più banale di sempre, ma non so che altro dire. Mi dispiace tantissimo, tesoro. Mi dispiace che tu stia crescendo in un ambiante che ogni giorno ti convince sempre di più di come il mondo sia privo di amore. Non ci credere. Non farlo, non lasciare che l'infelicita passata condizioni il tuo futuro. Sarà incredibilmente difficile, ma tu puoi farcela.
RispondiEliminaUn abbraccio fortissimo.