sabato 18 ottobre 2014

Riflessione estiva, a breve Sybil vi spiegherà la sua disastrosa situazione (yuppi)

Pensavo adesso al momento più bello della mia vita. Non so perché, ma ci stavo pensando.
E l'unica cosa che mi viene in mente è legata tristemente al peso. Tristemente perché c'è ben poco della mia vita che non sia legato al peso.
Ricordo che il momento più bello della mia vita è stato due anni fa, a fine giugno, il giorno dopo che morì mia nonna. Mia nonna è morta di demenza senile, e sinceramente non mi è dispiaciuto per niente. Quella che mi ha distrutto è stata la malattia che l'ha ridotta in uno stato pietoso, in condizioni in cui nessuno dovrebbe trovarsi, e che ti fanno sperare silenziosamente, nel tuo letto "muori, nonna, muori. Ti prego" Ma queste cose annoiano anche me, mi hanno distrutta ed ora mi annoiano, mi hanno distrutta perché ho visto un essere umano spogliato della ragione ed è una cosa agghiacciante. Non ne parlerò, non l'ho mai fatto e non lo farò mai.
Ma ricordo quel giorno perché ero al supermercato con mia mamma in quanto era il compleanno di papà e dovevamo pranzare a casa, e facevamo la spesa. Avevo dei jeans piccolissimi perché in quel periodo stavo dimagrendo molto, di nuovo, e una maglia nera aderente. Non avevo tutto questo seno, quindi le maglie strette non erano un mio problema. Credo che in quel periodo portassi una seconda, perché come dicevo stavo dimagrendo. Mi sentivo sempre grassa, in realtà, nella mia vita mi sono sentita sempre grassa, sempre, anche a quaranta chili. Preciso, ed è importante, che mia sorella è sempre stata sottopeso: è alta piu di 1.70 e ha sempre pesato 41 chili, fino ai quindici anni suonati. Ha poi iniziato ad ingrassare ed ora soffre di binge, credo, non ne parliamo ma soffre di dca anche lei ed io mi sento colpevole; ora è sempre magra ma molto meno di prima. Quel  giorno abbiamo incontrato i miei vicini, ci siamo salutati, condoglianze e puttanate varie, e poi quel commento, che mi ha infilzata e ferita piacevolmente: non me lo aspettavo, per niente, mi ha fatta sentire la persona piu felice del mondo. Il mio vicino mi ha guardata, ha spalancato gli occhi e ha detto quasi urlando "Cecilia, ma quanto sei dimagrita??" poi si è rivolto a mia mamma e ha esclamato "mica vorrà fare la modella! A dicembre l'ho vista, ma non era cosi! Una figlia ti sta ingrassando (riferito a mia sorella) ed una ti dimagrisce!" poi si è di nuovo rivolto a me "Non esagerare! Con questo corpo puoi fare la modella, ma non esagerare, è spaventoso!". Mi hanno attraversata una serie di brividi dolci e piacevoli, ed ora quella sensazione mi manca da impazzire, e darei qualsiasi cosa per riprovarla sulla mia pelle, cruda così come è. Era la prima volta in cui qualcuno mi paragonava a mia sorella senza darmi della palla. Del "maialino" (si, una volta, nel mio periodo "grasso" - 50 kg, mi hanno chiamata maialino). Della "paffutella". La prima volta, ed è stato indescrivibile. Quel commento infelice su mia sorella mi ha riempito spaventosamente di orgoglio, cazzo, era la mia rivincita su di lei, finalmente qualcuno mi vedeva, ero trasparente, come mi chiamavano le amiche (fantasmino è sempre stato il mio soprannome), ma mi vedevano. Mi guardavano. "sciupata", "ciao magrissima", mi hanno sempre tutti salutata così. Non sono mai stata veramente magrissima, ma il mio seno ha sempre pesato un bel po', quindi il resto del peso è sempre stato ben distribuito, e sono sempre sembrata piu magra. Sono sempre dimagrita da magra, mai ho superato in vita mia i 50 kg, mai, sono stata sempre quella magra, è per questo che non mi riconosco ora che ne peso 60. Sono sempre voluta essere ancora più magra, è paradossale, perché ora che sono veramente in sovrappeso io voglio guarire.
Sono sempre stata così sottile, così bella, così perfetta. Stai scomparendo, mi hanno detto una volta, ma a me non bastava. Non mi è mai bastato niente, era tutto sempre non abbastanza.
Mettere tutto sopra una pagina mi aiuta a razionalizzare un po', non dovete leggermi per forza, non voglio essere giudicata poco profonda, o superficiale. Davvero, ho bisogno di scrivere questo adesso. Il terrore di non essere all'altezza sarebbe placato da venti chili in meno, ma ho detto che voglio guarire, anche se lo dimentico sempre. Lo dimentico quando mi compaiono all'improvviso immagini nella mente e non mi fanno dormire, immagini in cui si riflette il mio corpo in uno specchio ed io sono davvero magra, ma non me ne accorgo. E adesso io vorrei tanto avere quel corpo per imparare ad amarlo, ma è troppo tardi. È tardi per piangere, è tardi per recuperarmi. Dimagrire è gratificante il doppio che mangiare, ma ci vuole tempo, mentre ingozzarsi è istantaneo e lenisce il dolore acuto di un secondo sbagliato. E di secondi sbagliati riempio le mie giornate, a volte sbaglio i secondi solo per soffrire.
Ieri sera ho vomitato di nuovo perché ero nervosa, un paio di questioni irrisolte, parole lanciate senza pensare, sospese nell'aria, pungenti, in mezzo alla tavola apparecchiata, parole immobili e fredde appiccicate ai muri, parole cattive, sorrisi finti e battute, ed io che mi alzo dalla sedia furiosa per scappare da tutte quelle parole, mi chiudo in bagno e vomito, solo un po', non per essere magra e bella, ma per liberare un po' di endorfine e stare meglio; e poi il rumore dell'acqua fredda e dello spazzolino, lavo i denti con rabbia, ma sono abbastanza in estasi, posso tornare in quell'aria rarefatta della cucina tra gli sguardi assenti fissi sulla televisione dei miei amici, che non so se sono amici, ma dopo aver vomitato non importa più, e nella testa giuro che è l'ultima, l'ultima volta. Non lo faccio più, ma non ho sensi di colpa, non come quando mi abbuffo, la gola brucia più del solito perché soffro di reflusso gastroesofageo da quando ho 10 anni, ma niente che mi distrugga psicologicamente. Non è istantaneo come un'abbuffata, che quando hai finito ti vorresti uccidere, torturare, annullare; è a scoppio ritardato, ma gradevole se escludiamo il gusto acido in bocca e la sensazione di avere sbagliato, in fondo. Di non doverlo fare più, in fondo.
In un angolo di cuore coperto dall'autoconvinzione che non lascia intravedere ragione. Il cuore non le ha, come dicono molti. Il mio, anche le avesse, non potrebbe fare altro che divorarsele. Come un bambino che non vuole finire quello che ha nel piatto, abbassa la testa e mangia con gli occhi lucidi, così fa il mio cuore, deve divorarsi consapevolezze e verità di errori che solo lui conosce, e che deve nascondere.
Comando io, nel mio corpo? Quando mangio mi pare di servirlo, ma quando non lo faccio servo una parte di me che mi possiede, a cui non riesco a ribellarmi.
Ma sento che sarebbe giusto, in fondo.
Quando ero piccola ho chiesto a mia mamma "Mamma, che parte sei tu del tuo corpo?" e mia mamma mi ha risposto "Gli occhi. E tu?". Io ci ho pensato un attimo e ho risposto che io ero la bocca, perché poteva parlare, esprimermi. Avevo sette anni e lo ricordo bene, mia mamma lo racconta sempre come fosse un prodigio, forse perché i grandi si aspettano che i piccoli non abbiano cervello, ed è una convinzione che poi si tramanda e si eredita, e poi si dimentica di rifiutare. Come ci si dimentica di cambiare idea, di essere malleabili. Ma sono concetti che non mi appartengono. Forse davvero la vita consiste nell'imparare a deframmentare il dolore, masticarlo, modellarlo, come mi ha detto una mia amica. Forse davvero la felicità è condivisa, il dolore isola perché nessuno può e vuole entrarvi in empatia. Forse davvero bisogna fare a cazzotti con se stessi per trovare un equilibrio, e forse davvero, come penso io, alcune persone sono portate per il disequilibrio. Forse bisogna pensare meno.
E forse davvero è stata l'ultima volta che ho buttato fuori del cibo dal mio corpo.
Arriva un momento in cui le parole stancano ma i pensieri continuano ad affollarsi ed io non voglio lasciarli nella mente, a nuotare nel vuoto, io li scrivo. Riempio quaderni, fogli libri e sono sicura che prima o poi imparerò a scrivere, davvero. In fondo ho imparato a vomitare a furia di farlo, ho imparato ad abbuffarmi allo stesso modo e a dimagrire pure. Perché non adottare le stesse strategie per scrivere, per cantare, per studiare? La mia vita è un cerchio noiosissimo in cui tutto si ripete. Spezza il cerchio, Cecilia, spezza il cerchio. Chi può spezzarlo? Io. Io che ci ballo e ci sguazzo, nel cerchio. Io che l'ho costruito con tanta fatica... Mah, sento solo musica troppo alta. Parole che hanno senso e per questo non piacciono: alle persone piace l'ignoto. Io non credo che l'uomo cerchi la verità, la certezza. L'uomo è ricerca per antonomasia, l'uomo è fatto per cercare e non trovare. Non vuole risposte, vuole nuove domande da porsi. Vuole parole a cazzo e vuole fingere di capirle. Vuole pagine di poesie da interpretare e vuole riempirsi il cervello e il cuore di balle.
Balle che si racconta, che racconta agli altri, che impone, che condivide. A me diverte tutto questo, sono una ragazza molto allegra. Mi piace raccontarmelo. Perché il mio Dio mi ha resa tanto suggestionevole e suggestionata? Il sangue mi terrorizza, io vorrei tanto farmi del male fisico, ma credo sverrei, sono una vera fifona. Ho pensato tante volte a quel ricordo felice, a quelle parole, a quegli occhi aperti, spalancati per cercare di trovarmi, mentre io cercavo di scappare.
Ricordo che quel giorno, dopo quel commento, a casa, a pranzo, mi sono abbuffata. Allora non sapevo fossero abbuffate, e forse per questo non sono mai ingrassata: le vivevo come "sgarri", quindi non pensavo "tanto ormai" e non continuavo. Restringevo e dimagrivo. Mi sono abbuffata non di quantità, ma nel modo. Prendevo formaggio e salame come in trans, non riuscivo a fermarmi. Eppure mi avevano appena detto che ero magra... Ma che ne so. In fondo non volevo davvero essere magra. Volevo ammazzarmi, volevo distruggermi, il mio desiderio è sempre stato quello.
Penso che Sybil dovrà morire, perché è cosi che va a finire, è questo che Wilde vuole. Penso che devo staccarmi da lei, perché altrimenti morirò anche io. È troppo innamorata, è troppo affamata di me. Ed anche io ho fame, ho una fame immensa, una fame indescrivibile. Non la banale fame d'amore (niente è banale, ma mi piace crederlo), una fame diversa. Una fame di ascolto, una fame di perdono. Una fame di affetto, amicizia. Una fame di solidarietà. Una fame di sole, di aria, una fame di vita.
Ricordo quel bellissimo giorno in cui non è successo niente tranne aver poi visto il corpo di mia nonna freddo e rigido, e aver annusato la candela accesa accanto alla bara. Ma lo ricordo perché è stato il piu bel giorno della mia vita. E non mi ha dato niente. Non mi ha lasciato esperienze, riflessioni, ricordi profondi. È il giorno più bello della mia vita perché non ha significato niente. Io, il funerale di mia nonna, un supermercato, il mio vicino che commenta il mio corpo magro, la mia abbuffata, la bara di mia nonna con il suo corpo morto e la candela. Mi accontento di poco, ma l'effetto che ti fa dimagrire è questo, è stupido.
È vuoto.
È stato più bello del giorno in cui ho dato il mio primo bacio, o di quando ho fatto l'amore per la prima volta. È stato più bello di quando ho incontrato il mio ragazzo, più bello di quando lui mi abbraccia, è stato il più bello.
Non starò mai più cosi bene, ma ora devo crescere, devo uscire. Liberarmi. Perché il resto è merda, Cecilia, e tu sei stanca della merda.
Perché sei una merda di autocommiserazione che non ha la forza di uscire, o non vuole cercarla, o non vuole trovarla, e gli altri ti biasimano. Ma sai una cosa? Non è il mondo che è cattivo. È che tu non sei in grado di viverci. E chi non è in grado di stare al mondo allora non deve autocommiserarsi. Si deve levare dai piedi. O si sveglia.

3 commenti:

  1. Ciao Cecilia.
    Mi piace il tuo nome, e credo che ti chiamerà Cecilia perché in fondo, hai ragione, Sybil deve morire. O muore o ti uccide. Ho notato spesso la tua assenza, e comunque ho sempre continuato a leggerti anche senza commentare.
    Perché Sybil si suicida, nel ritratto di Dorian Gray? Dorian non ama Sybil, ama l'arte che Sybil rappresenta, ama Giulietta che recita, ma non ama Sybil. E il suo comunque non è un amore puro, Dorian è già influenzato dagli insegnamenti di Hanry Wotton.
    Sybil diventa solo un mezzo, niente di più. E non regge. Si suicida perché lei oh, lei era innamorata davvero... Sybil si uccide per passione, per amore. Io ti rivedo molto in Sybil.
    Perché da quello che scrivi sembri quasi cinica, "è stato più bello della prima volta che ho fatto l'amore", ma poi secondo me vivi di passione. Una passione che è troppo, e non reggi neanche tu.
    Cecilia, vivi questa passione. Scrivere, cantare, amare il tuo ragazzo. Vivi la passione e riflettila su qualcosa che non sia il cibo. Quando riuscirai a vedere che il cibo è solo qualcosa, non è Qualcosa, non è importante, comincerai a stare bene.
    E lo capisco, davvero, che i ricordi più belli siano legati al peso, ma costruiscine di nuovi. Sei all'impasse, devi sbloccarti.
    Non ti autocolpevolizzare, non scegli tu questa vita. Ma prova ad apprezzarti perché scegli un'altra vita, scegli la cosa più difficile che è vivere.
    Cecilia, è troppo facile dire di doversi levare dai piedi, è facile vomitare, è facile affettarsi un braccio, è facile buttarsi dal terrazzo. La cosa difficile è restare. E tu, comunque, lo stai facendo.
    E lo stai facendo con più impegno, con più forza, con più coraggio di altre persone. Non ti sembra un buon motivo per apprezzarti?
    Quando comincerai ad apprezzarti, le cose miglioreranno. Credimi.
    E se non ti piaci proprio per niente, parti da qualcosa che ti piace. Ti senti intelligente, simpatica, dotata, passionale, studiosa, empatica, dolce, generosa? C'è qualcosa che di te ti piace? Parti da lì.
    Il peso è solo il peso, non sei tu. Quando vedrai che tu non sei Sybil, ma sei Cecilia, troverai anche il coraggio di vivere. E non vedrai in un commento di un vicino di casa la felicità, lo vedrai in tante cose che ti circondano. Lo vedrai addirittura nella colazione insieme al tuo ragazzo!

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  2. Concordo con Alice.
    E aggiungo: secondo me dovresti cercare un altro ricordo da eleggere a "ricordo più bello della vita". Non dico che non debba essere collegato al peso, ma sono sicura che tu possa trovare anche altro e concentrarti su quello per uscire da questa brutta empasse. Una giornata speciale con il tuo ragazzo, una sera con gli amici, un momento in cui non te ne sia fregato nulla di essere magra o di essere grassa o addirittura di avere un corpo. Un momento in cui il corpo non ha avuto alcuna importanza, c'eri solo tu, con la tua bella mente e nient'altro. Pensa a quello e cerca di non odiarti così tanto, gli errori che fai a diciassette o diciotto anni sono ancora correggibili, non precluderti questa possibilità!
    Un bacio!

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  3. http://www.youtube.com/watch?v=WasLMcOCQcA

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