Sono giorni
che va male. Ho bisogno di
scrivere per riordinarmi le idee, se di idee stiamo parlando.
Dovrei dire
riordinare quello che sento e che succede attorno a me, a cui io non partecipo.
Il primo punto
è l’università: mi piace tantissimo. Sebbene io non faccia niente se non
guardare una persona che mi somiglia tanto seduta nel cinema ad ascoltare una
bella lezione di filosofia morale, seguirla nel circolo dei lettori ad
ascoltare quella di filosofia teoretica, sebbene io la veda partecipare attivamente
a logica, prendere appunti di filosofia morale, ecco, sto bene. Sto bene
mentre ascolta una lezione su Kant, mentre legge la Critica della ragion
pratica e capisce poco ma si entusiasma perché i pezzi a poco a poco si
uniscono. Questa persona
che io seguo, che guardo, che osservo, è una studentessa entusiasta, brillante,
critica e appassionata. A volte mi
pare proprio di essere lei e mi dico che è bellissimo essere lei, ed è bello
anche correre avanti e indietro per Torino cercando le diverse lezioni, perdere
pullman, sbagliare posti; posso assicurarvi che in quei momenti io potrei
essere felice.
Poi arriva un
giorno, il mio ragazzo che amo tantissimo mi scrive che il suo esame di
microbiologia si spalma su due giornate, e mi dice “Il mio nome dovrebbe uscire
venerdi, ma io vado per sicurezza giovedì.”.Quello stesso ragazzo giovedì mattina si sveglia, mi scrive che sta andando all’università a sentire gli altri che danno l’esame e, sempre quel ragazzo, mi chiama verso le due di pomeriggio, dopo circa sei ore che io aspetto con ansia, e mi dice con un tono di voce entusiasta, tranquillo e nello stesso tempo soddisfatto: “Amore, indovina? Credevo seguissero l’ordine alfabetico, ma ad un certo punto invece hanno estratto una lettera a caso e indovina? È uscita la mia! Così sono passato!! Ho preso 28!”
Io sono in estasi, dopo tutto quel tempo che aspetto, non mi sembrava vero!
Mi raggiunge a casa mia, facciamo l’amore perché io sono tanto contenta e poi passiamo tutta la giornata insieme, ceniamo insieme, ridiamo, guardiamo film fino alle due di notte, poi lui rimane a dormire da me perché i miei sono partiti per Lisbona e abbiamo una sola notte prima che arrivi mia nonna dalla Campania a controllare, ci svegliamo insieme, usciamo, lui mi racconta il suo esame in dettaglio, io rido, lo bacio, sono fiera di lui, sono veramente felice!
Poi quella persona, quel ragazzo, non è più QUEL ragazzo, è un’altra persona.
Perché la domenica poi litighiamo per motivi un po’ stupidi e lui ad un certo punto così, senza preavviso, senza che io glielo avessi chiesto, inizia a piangere.
Mi sale in cuore in gola, e piangendo mi dice “Ti devo dire una cosa.”
Lo guardo spalancando gli occhi, stavo per vomitare, lui urlava e piangeva e mi abbracciava e mi diceva “Non volevo mentirti”.
Il mio cuore batteva fortissimo ed anche quella non ero io, non ero più la persona del giorno prima, nemmeno quella entusiasta del pullman e di filosofia teoretica, ero una persona che voleva vomitare e non sapeva cosa dire.
“mi hai tradita?”
Gli ho chiesto.
E quel ragazzo che in quel momento non era il mio, che forse io non avevo conosciuto mai nella mia vita mi ha risposto “Si. Non ho dato nessun esame. Non mi sentivo pronto, volevo chiamarti la sera prima e dirti che non lo avrei dato ma poi ho pensato a come saresti rimasta delusa, ho pensato al tuo viso deluso, ho pensato..”
Il mondo mi è crollato addosso pezzo per pezzo, non credo di essere stata mai così male.
Non sapevo piangere, non sapevo parlare, non sapevo pensare, solo ho detto “E giovedi mattina sei venuto qui a torino e sei stato sei ore in giro, dalle otto di mattina, senza dare nessun esame? La tua chiamata era finta?”
Lui ha risposto di sì ed io mi sono sentita mancare.
La sera mi sono chiusa in camera ed ho pianto come mai in vita mia, ho pensato di avere qualcosa di molto sbagliato se il mio ragazzo non se la sentiva di dirmi che non avrebbe dato l’esame, ho pensato di essere una persona brutta, schifosa da non farlo sentire a suo agio, mi sono sentita sua mamma, il suo divano, la sua macchina, un oggetto che non aveva nulla a che fare con lui.
Ho persino pensato come avessi potuto fargli capire che per rendermi felice avrebbe dovuto prendere 28 a quell’esame.
Le cose che mi rendono felici sono il suo sorriso, il suo profumo, le sue mani, non i suoi voti, non i suoi esami.
Eppure lui lo ha pensato.
Ma no, non era nemmeno questo a rendermi così profondamente infelice.
La realtà è che lui mi ha mentito, mi ha raccontato di un esame dettagliato, ridendo del professore che lo interrogava, lui mi ha chiamata ed io non ho capito la sua voce bugiarda, e mentre facevamo l’amore non ho sentito nessun odore di menzogna sul suo corpo, non ho visto il rimorso nei suoi occhi, lui non era più lui: era un bugiardo.
Ed io per giorni interi non solo non l’ho capito, ma l’ho abbracciato, ho riso mentre lui mi prendeva per il culo, mi mentiva, l’ho toccato, gli ho stropicciato i capelli, ho dormito con una bugia e non me ne sono accorta.
In quel momento lui era una menzogna, non era più il ragazzo che io conoscevo, in quel momento io avevo avuto fiducia in lui invece lui era capace di mentire.
Mi sfuggiva, non era più mio ma della sua bugia.
Ho pensato di
lasciarlo.
Siamo usciti e
abbiamo parlato ed io ero sicura di lasciarlo ma poi ho pensato che sono
innamorata e me lo sono ricordata e mi sono ricordata del confine tra bugia e
verità e ho deciso che non mi importava che lui fosse così bravo a dirmi le
bugie: non è la verità che cerco, evidentemente.Non è nemmeno il rispetto, forse nemmeno la conoscenza che cerco in lui, in noi.
Non riesco a fidarmi più di lui, ogni volta che racconta qualcosa io so che sta mentendo, lo sento perché vedo la sua faccia e la faccia di quando mi scopava e penso che sono uguali, due facce uguali.
Però io lo amo lo stesso.
Non mi interessa nemmeno sapere se sta mentendo, se se ne sbatte altre mille oltre me: io lo amo ma non c’è una spiegazione per quello che provo.
Ho fissato quest’altra realtà, l’ho incasellata e si chiama “ragazzo bugiardo”.
E poi oggi mia sorella mi dice un’altra cosa – motivo per cui ho deciso finalmente di scrivere.
Mia mamma è entrata in camera di mia sorella piangendo poche sere fa.
Le ha raccontato che mio papà si è inginocchiato a lei piangendo, una mattina, e le ha detto che il lavoro lo stressa, lo sta distruggendo; poi hanno parlato e le ha detto che non la ama più e che non ama nemmeno noi, me e mia sorella. Non prova niente per lei e per noi due.
Mia mamma ha anche raccontato che sono mesi che lei e mio padre vanno da dottori e psicologi per cercare di risolvere questa depressione di mio padre e quello che tra loro non c’è, ma non serve a nulla.
Mio padre non ha mai parlato con me e mie sorella, non sa nemmeno dove siamo andate a scuola, non è mai venuto ad una recita ed ora ha detto che non ci ama e non sente istinto paterno, piangendo lo ha detto.
Non mi ha fatto nessun tipo di effetto, ho solo pensato “Che persone di merda, tutti e due”.
E mi sono chiesta perché se mia mamma è così sola e disperata fruga nei nostri armadi, ci legge i diari e perché l’altro giorno ho trovato in cucina un foglio che era tra le mie agende private, un foglio in cui alle superiori, durante una lezione, avevo raccontato alla mia vicina di banco le cose più intime di me e del mio ragazzo.
Mi sono chiesta che ci facesse in cucina e come ci fosse arrivato da solo dalla mia stanza, dalle mie agende così intime e private, così personali in cui mia mamma fruga senza curarsi di rimettere le cose a posto.
Questi episodi capitano talmente spesso che l’unica cosa che faccio è prendere i vari fogli con i vari cazzi miei e rimetterli a posto in camera, per poi trovare altre cose nella stanza di mia mamma, cose mie, diari aperti di quando andavo alle medie, e vestiti miei che ora mette lei.
L’altro giorno questa cara e povera mamma non credeva che fossi all’università, mentre le avevo detto che esco alle 18 e quindi sono a casa per le 19.
Alle 18.30 mia sorella mi chiama mentre ero sul treno piangendo e dicendo che mia mamma era impazzita, che non credeva che io fossi all’università, che la accusava di essere mia complice e non volerle dire dove ero.
Poi, visto che io e mia sorella ci eravamo accordate per uscire insieme e comprare dei biscotti appena fossi tornata, mia mamma le ha detto di fregarsene di me e andare da sola, e l’ha mandata fuori tanto che quando sono arrivata ho dovuto raggiungere mia sorella al mini market a piedi da sola.
Queste cose non mi riguardano, è una vita che non conosco perché la vita che conosco è quella di quando ero bambina e desideravo tanto avere un cellulare come tutte le mie amiche, e quello era il grande problema della mia vita.
Tutta questa famiglia e questo ragazzo che mi mentono, non mi amano, mi prendono in giro non fanno parte di me, e nemmeno quel professore così coinvolgente che spiega Sant’Agostino.
Meccanicamente piango perché volevo una persona sincera accanto, almeno una diversa da mio padre e mia madre, ma non ce l’ho perché ora il mio ragazzo non ha più etichetta “sincero”.
Meccanicamente mi accorgo che lo amo lo stesso e che anche se è da settimane che non provo nessun desiderio di fare l’amore con lui e che nonostante ciò lo faccio e lo assecondo io voglio continuare ad averlo accanto.
Anche se ora lui si arrabbia molto spesso, anche se ieri sera visto che stavo male come al solito ha preso la sua roba e se n’è andato a casa senza salutarmi.
Mi sono disperata così tanto che non mi disturba quasi più che mia mamma frughi nella mia roba e mi butti le lettere delle amiche e del mio ragazzo, nemmeno mi fa diventare matta il fatto che mi abbia nascosto l’agenda del periodo anoressia-ricovero che mi piacerebbe rileggere in questo momento, per sapere chi ero a 47 kg e cosa pensavo, no, non importa.
Tutto questo mi lascia impassibile anche se probabilmente non è così, visto che ho ripreso ad abbuffarmi dopo essere finalmente arrivata a 66.
Mi abbuffo di continuo ma non importa, non piango, non soffro, non capisco, non realizzo che i miei vogliono divorziare ma non lo fanno, non mi rende triste il fatto che mio papà abbia detto che non ama più nessuno, non prova istinto paterno, solo mi fa venire una gran voglia di mangiare.
E lo faccio.
E quel ragazzo di cui vi parlavo, che ora è ragazzo bugiardo, lunedì vuole portarmi in un centro per disturbi alimentari che è gestito dal mio prete, e dove abbiamo prenotato perché lui non mi aveva detto che era gestito dal mio prete, altrimenti non ci sarei mai andata perché gli avevo esplicitamente detto che non volevo avere a che fare con il mio prete anche se fa lo psicologo. Ma lui non me lo ha detto, l’ho scoperto da sola, ma in fondo lui adesso è “ragazzo bugiardo” e deve comportarsi di conseguenza perché nel mondo funziona così, si è quel che si fa, ed io in quel centro ci vado perché abbiamo preso un appuntamento e perché voglio dimagrire.
Non mi
preoccupa nemmeno il fatto che lui mi ci voglia portare perché è stufo di me
che mi abbuffo e gli do problemi, mentre il suo unico problema è dirmi bugie e
scappare via quando io sto male.
Tutto il resto
mi lascia indifferente: questo trovo sia particolarmente tragico.