mercoledì 27 aprile 2016

Il regalo più grande...

Oggi per la prima volta sono andata a trovare Riccardo al cimitero.
Sono passati quasi tre mesi, ed io, a trovarlo, ci vado solo oggi.

Lo penso tutti i giorni, ogni momento: l'altro pomeriggio facevo i karaoke dal pc e ad un certo punto compare così, senza che io lo chiedessi, il karaoke di una canzone che tanti anni fa, in prima media, Riccardo e la sua fidanzatina dell'epoca avevano scelto come "la loro canzone".
Probabilmente sono una delle poche a saperlo, perché quella estate eravamo un piccolo gruppetto di cui entrambi facevamo parte.

Comunque erano giorni che la sentivo alla radio, per caso, nei negozi... "il regalo più grande", di Tiziano Ferro, quella era.

Così quando ho visto il karaoke l'ho aperto, mi sono messa in ginocchio, in camera, e cercando di non piangere gliela ho cantata.

Oggi ho visto la sua foto sulla lapide e non so dire cosa ho provato.
Era così bello, ragazze... ma bello davvero.
Pensate che nell'ultimo periodo, durante la malattia e la chemio, lui continuava a crescere.
La mia professoressa mi ha detto che era diventato altissimo, ma così alto! E infatti come si riproducevano le cellule delle ossa per farlo crescere, così si moltiplicavano quelle tumorali.

Alla fine la massa tumorale era diventata così grande da essere visibile, sull'anca, così grossa da rompere la pelle e fare uscire il pus.

Ogni giorno che passa rileggo i suoi messaggi, guardo le nostre foto, ricordo quando eravamo vicini di banco ed io gli cantavo sempre Laura Pausini. Mi odiava così tanto, ma poi ogni volta mi chiedeva di cantare.
Continuo a scrivergli messaggi quasi ogni giorno.

Ma è come se stessi iniziando a soffrire solo adesso.

Oggi in realtà sarei dovuta andare a trovare la sua famiglia, dopo essere passata dal cimitero; stavo così male, ero così preoccupata di non riuscire a sopportare il carico emotivo che queste cose avrebbero comportato, che Richi se n'è accorto e sua mamma ha avuto un imprevisto.
Così la visita a casa loro è stata rimandata.

Ma oggi è stata una secchiata di acqua fredda stare immobile davanti alla lapide.

E' in alto, guarda in faccia alla collina. E' la lapide più alta che c'è. Prende tutto il sole possibile.
Sembra respirare.
E lui guarda lontano, in quella foto. Era un ragazzo bellissimo e non lo dico perché è morto, ma perché l'ho sempre pensato ed è sempre stato fuori dalla mia portata.

Credo sia stata la giornata più triste in assoluto.

Piano piano inizio ad accorgermi che è morto. Non risponde ai miei messaggi come faceva prima, ed io intanto penso al cibo, a quanto è stupido tutto questo, a quanto è secondario...

Non dirò molto altro qui, di lui, perché non vorrei mai imbarazzarlo; ma lui sa tante cose che so anche io e che mi riempiono di ricordi e di lacrime...

Oggi per la prima volta, dopo lezione, ho preso un caffè con quattro compagne di corso, tra cui la mia compagna del liceo.
E' stato bello, divertente... sono così intelligenti.
Probabilmente avevate ragione voi, magari posso iniziare a vivere la quotidianità... non pensavano al cibo, eppure non erano stupide.
Così poco banali, così divertenti, così appassionate, così... magre... ma che importa?
Loro non hanno guardato il mio corpo.

Comunque questa giornata finirà in lacrime; so che Riccardo tu non lo vorresti ma non ci riesco a non piangere.
Sto in camera da sola immobile davanti al libro aperto... E penso alle tue ali spezzate.
Sento un posto in cui tu sei ma non riesco a localizzarti.
E' un vuoto indescrivibile. Quando un ragazzino nasce nel tuo stesso anno, poi fate le scuole insieme fin da piccoli, è il bambino con cui giochi all'estate ragazzi... E' il ragazzo con cui inizi il liceo, con il cellulare nel portapenne... Nella sedia accanto a te...
E poi vai a trovarlo al cimitero e sulla lapide c'è scritto "6-12-1996  2-2-2016".
E quella scritta nessuno la cancella. E c'è la sua foto accanto.
L'unica cosa che ho pensato davanti alla sua lapide è stata: "Chissà se quando gli hanno scattato quella foto si immaginava che sarebbe stata la foto sulla sua lapide".
E certamente non se lo immaginava.

E' stato talmente triste vederlo lì, e poi è stato triste incontrare il fratello, di un anno più grande, che andava a trovarlo al cimitero.
Un ragazzino di 19 anni. Almeno altri dieci anni di vita.. almeno il tempo di innamorarsi... almeno il tempo di cominciare a vivere.

Nessuna parola renderebbe giustizia al suo dolore.

La canzone di Tiziano Ferro dice:

E se arrivasse ora la fine
Che sia in un burrone
Non per volermi odiare
Solo per voler volare
E se ti nega tutto quest'estrema agonia
E se ti nega anche la vita respira la mia


Per questo ho pensato. "Respiro la sua vita." Ed ho deciso di andare a trovare i suoi genitori, visto che è tanto tempo che me lo chiedono tramite la mia professoressa.

Respirare la sua vita.. quanto sarebbe bello riuscire a respirare la mia per lui, invece di disprezzarla.

4 commenti:

  1. Perché sono gli amori impossibili i più dolci... come mai, Cecilia?
    Quelli che nel chiuso del cuore diventano luminosi, grandi, risplendenti e si allargano fino ad abbracciare tutto... vorrei che ce ne facessimo avvolgere per trarne vita.

    E basta, so solo che mi hai strappato il secondo pianto e il primo sorriso di questa giornata...

    Ti bacio cara, e grazie...

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    1. Claudine, grazie mille per il tuo commento.
      Cerco di sorridere ma ci riesco poco.
      I suoi genitori vorrebbero che io portassi loro foto, canzoni, ricordi; dicono di aver bisogno di ricordare Richi quando era felice, prima della malattia.
      Forse Richi intende questo con respirare la sua vita.

      Ti abbraccio forte forte e grazie.. i tuoi commenti mi trasmettono sempre tanta intelligenza e dolcezza.

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  2. Ti scrivo solo ora perché quando ho letto queste righe così dense ero reduce da una cena a casa dei nonni del mio fidanzato durante la quale mi ero ritrovata a fare un pensiero molto simile e molto triste. In salotto c'è un mobiletto con una foto della zia di A. che è morta due anni fa e dei fiori freschi che sua nonna cambia spesso. Lei è stata cremata, le sue ceneri le ha suo marito, ma quella specie di altarino nel salotto dei nonni è un po' come se fosse una tomba. L'altra sera mentre ero in salotto da sola guardavo quella foto e mi sono ricordata il momento in cui è stata scattata: S. era al matrimonio della sua migliore amica, faceva la testimone di nozze ed aveva un bel vestito, i capelli freschi di parrucchiere, il sorriso che si può avere al matrimonio della propria migliore amica. Aveva trentadue anni e sicuramente non pensava che nel giro di un anno quella foto sarebbe finita sulla sua tomba, è un pensiero così innaturale quando si è giovani e sani e felici e mi ha messo una terribile angoscia pensare a lei mentre le veniva scattata quella foto.
    Mi dispiace per Richi, ma mi dispiace soprattutto per i suoi genitori, perché il loro vuoto è davvero impossibile da colmare. Se loro ci tengono, e per te non è troppo doloroso, cerca di farli contenti.
    Un abbraccio!

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