domenica 26 luglio 2015

Suicidio di solitudine..


Non ricordo quando è stata l’ultima volta che ho pensato al suicidio.
Comunque è successo di nuovo ieri sera, ed è successo velocemente, è stata una piccola idea microscopica che mi ha invaso il cervello.
Ero ad un compleanno, in pace con me stessa, in pace con i miei sogni, in pace con le mie stupide e assurde decisioni come di fingere di stare bene con gli altri per stare bene con me.
Insomma, avevo appena rinunciato alla mia incoerente scelta di solitudine ascetica a favore di una vita in mezzo agli altri, con il sorriso, con quella che gli altri chiamano “confidenza”.
Avevo appena realizzato che mercoledì parto per Parigi con il mio ragazzo e.. avete presente quell’equilibrio perfetto di tutte le cose, di cui il centro siete voi e vi sentite leggere, quasi gioiose, perché tutto sta in piedi da solo e voi state in piedi con tutto il resto?
Non importano i pezzi di vetro sospesi sulla vostra testa, non vi interessa in questo momento chi e che cosa, dove e quando: è tutto così, immobile.

Ero ad un compleanno e il mio cervello era in equilibrio. Addirittura partecipavo ad una discussione, io, l’isolata, l’asceta, la deficiente incoerente e vittimista, io; e la discussione era “maschi contro femmine”. Insomma, i comportamenti, i difetti e i pregi dei maschi verso quelli delle ragazze. Una discussione di quelle in cui si generalizza alla grande e che io adoro come unghie su lavagna, però ascoltavo ed esprimevo pure la mia stupidissima opinione in mezzo a gente stupidissima di cui ho scelto liberamente di circondarmi, di cui mi lamento e che però chiamo “amica”. Avevo appena deciso di farne parte, e poi c’era quell’equilibrio, quelle sensazioni di pace, quel mio non credere di essere stupida e assurda e… contingente.
Questo mi ha fregata.
La contingenza mi ha fregata.

Un momento della discussione, quel momento sbagliato, che non doveva assolutamente capitare eppure si è piazzato lì, in mezzo a tutto, e con un fracasso ha distrutto l’equilibrio con i denti e con le pietre e con quelle corone di parole..

Premessa: il nostro gruppo è composto da cinque ragazzi e quattro ragazze, tra cui io. Da quattro anni.
Abbiamo un gruppo tutti insieme su whatsapp, quasi ovviamente, come prevedibile.

 Un ragazzo del gruppo, spezzando una lancia in favore del suo genere, ha esclamato: “Beh, prendete per esempio le amicizie di noi uomini! Voi ragazze del gruppo, oltre a quello tutti insieme, mica avete un gruppo di sole donne su whatsapp, mentre noi si!” Quindi, giustamente, impulsivamente, scioccamente, una delle ragazze, Serena, ha urlato soddisfatta: “Eh no, invece! Io Chiara e Paola ne abbiamo uno di sole donne!”
Silenzio. Mi hanno guardata. Il ragazzo, ingenuo, ridendo, divertito da quella discussione che improvvisamente per me era diventata inutile e particolarmente stupida e da veri idioti:

“Ah, e Cecilia cos’è, scusate?”
La colpevole mi ha guardata. Ha abbassato la testa come un cane, e giuro che era diventata un cane ai miei occhi perché non ero più li, non ero più con loro, ed ha sussurrato “Si, ma ora la aggiungiamo..”
Come chi vuole riparare un vaso cha ha frantumato a terra, un vaso importante che ha fatto tanto rumore.
C’era un rumore assordante in quella stanza, ieri sera.
Io non sentivo niente.

Una così stupida vicenda, un gruppo su whatsapp senza di me, e cosa mai sarà? Fatto da persone che ho appena finito di chiamare stupide, che pure disprezzo come disprezzo altezzosamente tutti, che pure odio e in quel momento io sarei voluta invece sparire, e avrei tanto voluto che qualcuno dicesse “Di che Cecilia parlate? Non c’è nessuna Cecilia qui!” e io avrei voluto forse essere la tovaglia di quel tavolo, un bicchiere, una stoviglia insomma qualsiasi cosa ma NON IO, e non capisco perché ora piango, se piango più perché io ho VOLUTO essere sola, se piango perché cazzo, eravamo in quattro in quel gruppo, e che cosa sarebbe costato aggiungere anche me?, oppure forse piango perché io in quel gruppo non ci sarei voluta entrare, se solo me lo avessero chiesto…
E in quel momento la contingenza mi ha assalita come un mostro affamato, quella contingenza assurda, quel triste mondo in cui tutti si perdono e non sono nessuno se non lo sono per gli altri..

Io non credo che mi abbia ferita il fatto di essere sola, sostanzialmente: in fondo l’ho deciso qualche giorno fa, che sarei stata sola sempre e comunque. Quello che mi ha veramente ferita è stato scoprire che loro lo avevano deciso molto tempo prima di me.
Loro mi hanno esclusa prima che lo decidessi io, prima che la nausea mi divorasse, prima che tutto cambiasse all’improvviso, dentro di me, prima che gli impegni diventassero fardelli, prima che tutto iniziasse a fare schifo.. avevano già deciso.
Loro hanno deciso che io dovevo stare sola.
E questo mi ha spiazzata: qualcuno mi conosceva già, forse? Forse lo hanno fatto per me, per risparmiarmi l’imbarazzo di dover dire “No, ragazze, io in quel gruppo non ci voglio entrare! È che gli esseri umani in questo periodo mi fanno tutti schifo e non capisco i rapporti con loro, è che sento una solitudine interiore, una perdizione, qualcosa che nessuno può restituirmi.. ho scoperto di esistere ed è doloroso.. ma grazie comunque!”.

Sicuramente è così.
Deve essere così.

E in quel momento ho cercato l’appoggio di tutti gli altri esseri umani, ho preso il telefono con furia, ho scritto a chi avrebbe potuto comprendermi e tra i “non ti meritano”, i “non sono gli amici giusti”, gli “aspetta l’università, cambierà tutto” io piangevo dentro di me come se improvvisamente nessuno, nessuno mi stesse parlando, come se fossi stata davvero la tovaglia o una stoviglia oppure un bicchiere in un doloroso colpo al cuore, un piccolo infarto e ho pensato “Io mi uccido.”
L’ho pensato veramente e mi sono venuti i brividi di rispetto per chi davvero lo ha fatto, per chi non lo ha ufficializzato in piazza blog o in piazza davvero, mi sono venuti i brividi per Riccardo ma io l’ho VERAMENTE pensato e non l’avevo pensato mai così, ho organizzato il mio suicidio nella testa, sono andata in bagno e ho guardato il ginocchio che mi ero ferita sul muretto e l’ho graffiato con le unghie, ho strappato la crosta e ci ho fatto uscire il sangue, poca cosa, un dolore forte, non sono riuscita più a camminare con quel ginocchio, a casa ho messo il ghiaccio per la botta prima e ho disinfettato e sono andata a dormire.
E questa mattina ero di nuovo felice come una Pasqua. Dimenticando il mio delirio ridicolo, la mia pagliacciata.
Ho subito concentrato forze ed attenzioni sul cibo, il mio amico e tutto ha improvvisamente preso colore: ho programmato i miei pasti, ho immaginato di perdere tanti chili da sparire e mi sembrava che così, solo così, io potessi essere in equilibrio.
Poco fa mi sono messa sulla cyclette a piangere e pedalare, e ho pensato al dolore al ginocchio e lui è tornato, ho pensato che non avrei mai il coraggio di uccidermi, io sono troppo curiosa, io amo troppo vivere, io amo bruciare le calorie e non ho pensato “Che bello vado a Parigi”, perché non mi sembra avere senso niente, adesso, ho solo pensato che voglio stare bene, e non mi ricordo più come si fa.

Odio questa sensazione.
Perché non sono felice?

 

 

16 commenti:

  1. Non è facile rispondere a queste domande, ma cominciamo con ordine.
    A mio parere il tuo disprezzo per gli altri viene colto da chi ti sta intorno: loro sanno che li reputi stupidi, sanno che hai interessi e gusti diversi dai loro e un po' se ne risentono.
    Ecco perché ti lasciano da parte. Pensano che tanto tu non vorresti passare del tempo con loro perché chissà quante volte hai manifestato il tuo disappunto per le cretinate che dicevano (e basta anche un ostinato silenzio, credimi) e loro si sono "offesi".
    Così hanno deciso che visto che tu non li volevi con te, loro non ti avrebbero voluto con loro.
    L'unica domanda che ci si può fare è se agiscano perché pensano che le loro discussioni sono sciocche e non ti interesserebbero, quindi lo fanno per non sembrare ancora più superficiali ai tuoi occhi, oppure se lo fanno deliberatamente per isolarti perché si sentono avvilite, indispettite o anche solo in soggezione rispetto a te.
    Non le conosco, non conosco nemmeno te per poter rispondere e penso che comunque non sia importante.
    La gente come te e come me (che sono tanto più grande ma mi rivedo perfettamente in quanto hai scritto) deve prendere una decisione: o scegliamo di stare quasi esclusivamente sole facendo le intellettuali elitarie e ce ne beiamo, accettando che la gente non ami avere a che fare con noi e non ci inviti/consideri per nulla, oppure mettiamo da parte il nostro cerebralismo, il flusso di pensieri snob che ci pervade ascoltando il mondo e ci comportiamo anche noi da animali sociali.
    Ecco, mi hai portato a una grande riflessione.
    Nemmeno io ho ancora veramente scelto, però posso dirti una cosa che ho imparato invecchiando: nessuno merita il tuo dolore o un'idea di suicidio. La tua vita è importante per te, non per il numero di gente che hai intorno.
    Non farti male tu perché loro fanno le ragazzine.. se ti ferisce gliene devi parlare. Se invece decidi che sono troppo stupide per te allora te ne devi fregare. Ma sul serio.
    Non ti sto facendo la ramanzina, sia chiaro!
    Non usare solo "gli altri" per farti del male gratis..
    Buon viaggio a Parigi!

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  2. Come sai ti capisco benissimo su tutto, è scioccante e feriscono ancora di più queste cose quando ti impegni ad essere in pace col mondo, è bellissima quella sensazione che tutto sia in equilibrio, che tutto sta in piedi da solo e che tutto si incastri naturalmente, quando qualcosa rompe questo equilibrio fa male il doppio. Come dicevi nell'altro post, loro ti SANNO quindi SEI, loro ti sanno in un certo modo, e partono prevenuti! È vero, la cosa che infastidisce è che decidono loro prima ancora di te, già non abbiamo il libero arbitrio in niente, neanche col cibo...
    La cosa che mi colpisce e mi fa anche un po' ridere è quando cercano di riparare le cose, ma non capiscono che è meglio lasciar perdere, il danno è fatto! Ma dovrebbero sentirsi in imbarazzo per la loro superficialità.
    Quanto ti capisco... Ecco cosa dovevo dirti, poi il cibo da un senso a tutto, programmi i pasti quindi sei, ci sei, hai uno scopo di vita!
    Io l'ho usato come anestetico tante di quelle volte!
    Eppure tu un secondo prima pensavi al suicido, e per pensarlo davvero chissà quale dolore avrai provato, e lo immagino davvero, sai che ti capisco appieno anche se mi sembrano parole banali!
    Eppure il cibo da un senso a tutto...
    Ma sai una cosa? Io sono sicura che tu hai tanta voglia di vivere e curiosità, e non per bruciare calorie o per programmare i pasti, ma per molto molto altro che tu non sai neanche di dare!!! Una meraviglia come te non può buttarsi via, e sono sicura che non lo farai ❤️

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    1. Grazie davvero..già, in mezzo a tutto il dolore che stare al mondo provoca, io, tu, noi, programmiamo i nostri pasti, controlliamo il cibo e co teniamo impegnate odiandoci, cosi da non sentire tutto il resto.
      quello che è accaduto è stato come svegliarmi da questo sogno ascetico di pensieri sul cibo e pensieri sui massimi sistemi, ed è stato traumatico!
      ti voglio bene Kiki, grazie!

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  3. Ciao Sybyl ho letto prima il commento di Kore e credo che abbia già detto tutto quindi sarei solo ripetitiva.Il punto vero è cosa vuoi veramente tu,mi sono trovata anch'io nella tua medesima situazione, e ad oggi non posso vantare di avere più di un amico o due,però in compenso è molto aumentata la lista delle conoscenze da coltivare,perché le persone che desidero prequentare me le sto andando a cercare, mentre se da altri luoghi o gruppi sono escluusa non mi importa,non esiste meglio stupidi che soli,non si può accettare un compromesso così grande non potresti mai essere ugualmente felice nemmeno se ti avessero aggiunta a whatsapp precedentemente è evidente che non hai nulla da condivider e con loro,e nemmeno lo vuoi.E forse comunque ci vuole anche un po' di umiltà di accettare anche chi è diverso da noi che non deve necessariamente essere la nostra amica del cuore.
    Spero che ti passi presto e che ti diverta a Parigi.Ma apriti apri a più non posso verso le persone accettandole per come sono e cerca quelle che sono affini a te.
    Un abbraccio

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    1. Grazie di cuore Carolina, è ciò che vorrei tanto fare. Non capisco perche io mi ostini a voler appartenere a una "cerchia" a cui non ho più nulla da offrire, e che non mi lascia e non mi dice niente..
      il commento di Kore è stato molto intelligente, è vero, ha centrato il punto.
      solo che ciò che mi impedisce di compiere la scelta di cui lei parla credo siano le abitudini.
      Quando si inchiodano nel cervello è dura sradicarle..

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    2. Già quelle maledette abitudini che cerco tutti i giorni di spezzare ma piano piano ci si riesce.
      Ciao

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  4. Cara Sybil, ti capisco anche fin troppo bene, sembra la storia della mia vita passata quando ero ragazza (ora mi nascondo dietro al "sono troppo grande per ste cose, ma in realtà ci soffro lo stesso). Ti abbraccio forte so cosa vuol dire. Non hai nessuna colpa stella, ti sono vicina :*

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    1. Ho paura invece di avere la maggior parte delle colpe...eppure qualcosa mi dice che prima o poi qualcosa cambierà, mi deciderò.
      deciderò se vale veramente la pena affrontare questa realtà oppure cambiare aria!
      grazie ♥

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  5. Il tuo post mi ha ricordato una conversazione avuta proprio qualche giorno fa con una delle mie migliori amiche, L., che ti somiglia per tanti aspetti, secondo me. Si parlava del suo compleanno, di lì a pochi giorni, e del fatto che si sarebbe comprata un telefono nuovo, ché il suo ormai è vecchio e ogni tanto perde il segnale senza motivo. Io scherzando le ho suggerito di comprarsi un easycell, il telefono per i vecchi, visto che tanto non usa neppure whatsapp e lei mi ha raccontato che le sue compagne di università (guai a chiamarle "amiche"!) hanno creato un nuovo gruppo di whatsapp senza di lei. Ne avevano già uno tutte insieme per decidere dove/quando vedersi, parlare di questioni legate all'università, organizzare aperitivi o pomeriggio di studio e ora le altre sei ne hanno aperto uno senza di lei per parlare delle "sciocchezze quotidiane". Le ho chiesto se non le avesse dato fastidio sapere di essere esclusa da queste conversazioni sciocche, effimere, ma che in ogni modo condiscono un rapporto d'amicizia e lei ha detto che non le importa, preferisce avere una persona sola con cui parlare di cose importanti che sei con cui parlare di stronzate.
    Insomma, come diceva Kore, in fondo si tratta di prendere una decisione: vita elitaria e solitaria oppure compromesso e compagnia. Tertium non datur. Le persone percepiscono l'insofferenza, l'altezzoso distacco con cui le guardiamo (mi ci metto dentro anche io perché parzialmente condivido questo discorso, ci sono gruppi di persone alle quali non ho mai voluto star simpatica, come gli amici del mio fidanzato, e non mi preoccupo neppure di sembrare una snob) e ci escludono perché tanto ci auto-escluderemmo comunque e almeno possono avere la consolazione di aver deciso loro che noi non facciamo parte del loro gruppo prima che siamo noi a deciderlo.
    Alla fine si crea un circolo vizioso per cui tu ti chiudi sempre più nella tua torre d'avorio e loro ti isolano sempre più. Almeno, per me e gli amici del mio fidanzato è stato così, e dire che all'inizio trovavo fastidioso il fatto che loro non mi avessero mai inclusa nel loro gruppo di whatsapp (mentre avevano inserito la fidanzata di un altro) mentre nell'ultimo periodo l'ho usata come scusa per non invitarli al mio compleanno :) però c'è da dire che se uscissi con loro costantemente (cosa che per fortuna non avviene) mi peserebbe essere l'eterna esclusa, come mi pesa nonostante mi tocchi sì e no una serata al mese.
    Mi auguro che tu possa trovare amici con cui trovarti a tuo agio sempre e poter apprezzare quell'equilibrio che descrivi così bene e che è una delle condizioni più belle in assoluto, ma nel frattempo devi pensare cosa preferisci, se mantenere intatto l'orgoglio al prezzo della solitudine o scendere a compromessi per una compagnia poco edificante.
    Un abbraccio!

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    1. e almeno possono avere la consolazione di aver deciso loro che noi non facciamo parte del loro gruppo prima che siamo noi a deciderlo..
      mi hai fatta molto riflettere, come sempre i tuoi commenti sono molto intelligenti, e non finirò mai di dirti che scrivi davvero bene!
      Hai ragione e hai colto nel segno: ciò che mi pesa è si, l'essere stata esclusa, ma soprattutto il doverli vedere praticamente sempre essendo esclusa.
      Questo è quello che mi pesa di più.
      Solitamente scendo a compromessi, ma ultimamente fa più male accontentarsi di qualcosa che né io, né loro, vogliamo.
      Io non gradisco la loro effimera compagnia e loro la mia pesante presenza...ma le abitudini giocano a mio sfavore, in fondo a quel residuo di affetto che provo comunque per loro dopo tutti questi anni, e soprattutto gioca a mio sfavore quella strana sensazione di voler sapere come proseguono le cose in un gruppo, che impedisce di tirarsene fuori..
      non mi sono spiegata granché, ultimamente la grammatica mi è ostile! Un Bacio :*

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  6. A me è capitata la stessa cosa, e fa male, quando ci penso. Forse al contrario di te io partecipo sempre con zelo (fin troppo) pure alle conversazioni effimere, dato che quand'ero più piccola, sia durante l'infanzia sia durante la prima adolescenza, venivo isolata spesso e volentieri anche perché mi disinteressavo alle cose sciocche e frivole delle mie compagne. Solo che adesso, in fondo, cambia poco. Pur sforzandomi di inserirmi, di interessarmi a certe cagate che dicono (perché parliamoci chiaro, di cagate si tratta, spesso e volentieri), credo che si noti il fatto che a me, di alcuni dei loro argomenti di conversazione, frega poco o niente. Abbiamo gusti, inclinazioni, preferenze diverse, e a volte credo di intimidire gli altri, con i miei libri, le mie passioni atipiche e tutto il resto, e temo che, almeno le mie amiche, si sentano imbarazzate a sproloquiare di sciocchezze in un gruppo su whatsapp con me.
    Però, alla fine, per quanto possa voler loro bene, non credo saranno loro, gli amici della mia vita. Prima o poi troverò delle persone con i miei stessi gusti, le mie stesse passioni, alle quali piaccia parlare degli stessi argomenti a me cari. E vale anche per te, credo, e confido che li troveremo, degli amici così, prima o poi.
    Non so, mi viene istintivo dirti banalmente di non prendertela, anche se probabilmente è quel che hai fatto. Sono altre, le cose che contano davvero, e tu lo sai benissimo :)
    Un abbraccio,
    Minerva

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    1. Grazie Minerva del tuo commento prezioso.. Omonime e pure simili :D già, anche io ci spero molto. A volte penso sia impossibile ma poi vengo qui sul blog, mi rendo conto do quanti cervelli, quanti cuori, quante orecchie sono tanto disponibili e profonde e mi riempio di speranza che potrà essere diverso.
      Mi rendo conto che è davvero possibile conoscere persone vere, e soprattutto intelligenti, con cui condividere sensazioni e anche conversazioni effimere.
      A me fa piacere ogni tanto parlare di cazzate, non sono snob all estremo, però appena provo a condividere qualcosa di diverso la conversazione collassa, e tutti mi guardano strano e mettono tutto sul piano del visibile e del banale.
      Mi sembra di avere dentro un mondo che vuole esplodere ma...non avere intorno che indifferenza.
      grazie. Un abbraccio ♥

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  8. Premessa: questo commento è dedicato soprattutto all' altro post, quello sulla tua scelta di frequentare Filosofia.
    Volevo solo dirti che ti ammiro, ma non così per dire, ti ammiro davvero fottutamente tanto. Sai perché? Perché hai tantissimo coraggio, e sotto strati di ossessioni e preoccupazioni sei un bellissimo spirito libero. Filosofia (insieme a cucina) è la mia passione, ma ho troppa paura dell'economia corrente, e quindi credo farò marketing internazionale, perché non ho il tuo coraggio.
    Devi, anzi, pretendo che tu cominci a riconoscere le tue qualità, perché sono tante!!
    Buona fortuna, io ti leggerò e proverò a supportati! Segui la tua strada!

    P.s. Ho cancellato l'altro commento perché avevo fatto degli errori di ortografia, scrivendo di getto. (Spero di non averne lasciati)

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    1. Ho tanta paura di pagare molto caro il prezzo della mia scelta.. Sono uno spirito libero alla ricerca disperata dell'omologazione...e so che l'università non cambierà questo.
      quello che davvero spero è trovare qualcosa che mi stimoli, mi sorprenda, qualcosa da amare profondamente, che mi incuriosisca
      ..io sono innamorata della filosofia, non lo so spiegare... Mi piace la letteratura, ho sempre pensato fin da bambina che avrei fatto lettere ma...MA.
      Ma appena ho iniziato a studiare filosofia ho capito che era questa la mia strada: ho veramente capiito che non avrei potuto proprio ripiegare su niente d'altro. In realtà sono praticamente convinta che cambierò idea, però devo provarci, me lo sento proprio, devo assolutamente compilare il modulo di iscrizione, devo. Altrimenti passerò la vita a rimpiangere la mia scelta.
      ti abbraccio e...grazie <3

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