mercoledì 4 febbraio 2015

La serietà.

La fregatura dei giorni è il tempo: quando è troppo, quando è poco.
Non riesco a prendere le cose sul serio. Vi succede mai? Di guardare ciò che vi accade come a voi estraneo, o di credervi così intelligenti, quasi di un altro mondo, da pensare che sia tutto una grandissima puttanata?
Come sapete, piccina come sono, quest’anno ho la maturità. Non ho nessuna intenzione di fare quella geniale che non studia e prende dieci, non ne ho motivo: non è vero e sinceramente che voi lo pensiate o meno non mi rivoluziona l’esistenza.
Dunque, posso assicurarvi che quest’anno ho la maturità e non me ne frega un emerito cazzo.
Non ho dieci, non ho nove (solo in filosofia, perché mi piace), non ho otto, qualche sette, non sono una mente (non più. Lo ero, ma sono precipitosamente calata in tutto). Non studio quello che non mi interessa (cioè tutto, meno che letteratura e filosofia), ma non è che nonostante ciò brilli chissà quanto. Sono mediocre e sinceramente mi sta bene così, se lo sono in biochimica o fisica, che tanto non mi piacciono.
Dovete credermi: non me ne frega un cazzo.
Quello di cui, però, mi frega e non poco è di come gli altri, invece,  concepiscono l’esame di Stato: preparano tesine, studiano, si interessano addirittura delle materie esterne od interne! Mentre io sinceramente me ne frego pure di quelle in terza prova.
Non me ne frega un cazzo di stare davanti alla commissione all’orale, non mi interessa fare bella figura; fosse per me e non per le aspettative (che, purtroppo, quelle sì, gravano su di me enormemente) farei scena muta e non sprecherei le mie (troppe, dopo l’abbuffata di oggi) energie nemmeno a scrivere la mappa concettuale della tesina.
Quante risate mi sono fatta nel cervello vedendo i miei compagni angosciati, tutti che pullulano di idee brillanti per la loro super meravigliosa tesina!; qualcuno la sta già scrivendo, alcuni tra poco iniziano a studiare per il tema (?!), altri ancora credo vogliano farne addirittura una copia per il New York Times.

Io riesco solo a pensare ad una scuola di adolescenti, una scuola di bambini che usciti di lì non saranno nemmeno ancora ragazzi, a malapena giovanotti, una scuola di professori frustrati, una scuola di gente che

si preoccupa si preoccupa si preoccupa PER NIENTE.

Sarà che io penso solo al mio futuro, a quando mi iscriverò a filosofia, a quando il mio ragazzo si laureerà, a quando andrò a vivere con lui, a quando preparerò i miei esami, a quando viaggerò oppure a quando resterò al mio posto facendo la cameriera o la cassiera con la mia amatissima laurea, a quando avrò (come spero!) dei figli; sarà che per me tutto ciò che sta al di fuori del mio SERISSIMO (?!) disturbo alimentare è una cagata colossale; sarà che io penso a Riccardo che ha un tumore e che tra poco si opera e la sua preoccupazione è di svegliarsi la mattina; sarà, ma io sinceramente di questo ridicolo e fasullo esame di Stato me ne sbatto allegramente i coglioni.
Ed ODIO i miei compagni che turbano i miei stati d’animo inclini allo stoicismo con le loro preoccupazioni che mi fanno sentire dannatamente in colpa per l’assenza delle mie.
Odio i professori che chiedono la tesina entro inizio marzo, odio fregarmene, odio dover perdere il tempo che potrei dedicare a dimagrire per preparare l’ennesima interrogazione (perché di questo si tratta) di cui non mi importa per niente.
Tanto si sa che con più di ottanta non esco, si sa che i più cretini prenderanno quanto me, si sa che andrà male anche il tema – per la profezia che si auto avvera, per il mio pessimismo porta-sfiga, per quello che volete voi, sbizzarritevi – tanto si sa che io sarò sempre grassa.
E tanto si sa che l’unica cosa che mi importa davvero è, dopo il mio ragazzo, dimagrire.
Si sa che un cento alla maturità non mi gratificherà mai come perdere dieci chili, si sa che se ho deciso di non essere un numero sulla bilancia, ho scelto anche di non essere un voto.
Non sono un voto.
È che tutto questo mi sembra semplicemente NIENTE. Niente davanti alla vita, niente davanti ad una sola delle mie abbuffate, niente di fronte ad un sarcoma o una metastasi o una chemioterapia, niente.
Non ho nemmeno voglia di assecondare l’idea di scrivere una sottospecie di tesina sui disturbi alimentari, e nemmeno di farla su Kundera e sulla anoranza, ignoranza, nostalgia.
Non ho voglia di esporre me stessa in dieci righe, come ci dicono di fare. Semplicemente questo esame per me non è niente.
Eppure qualcosa mi dice che dovrei essere seria.

7 commenti:

  1. Ciao, capisco benissimo la situazione che descrivi. É dall'inizio di questo anno che vado avanti così e anche se quest'anno non ho l'esame di stato il senso di " non me ne frega un cazzo" é lo stesso. Spaccato. E l'anno prossimo penso che non sarà cambiato nulla e alla tesina ci penserò proprio all'ultimo.
    Non sei un voto, hai ragione
    Sei una persona e credo anche una di quelle belle.
    Ti abbraccio

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  2. Non ho provato la tua sensazione di non fregarmene un cavolo dell' esame di Stato, anzi ho avuto una agitazione a mille da Aprile, agitazione che però si è trasportara (ed è aumentata) durante i primi due anni universitari. Un' ansia terribile che mi assaliva all' idea di essere giudicata con un voto, un voto che mi sarebbe stato affibbiato è che sicuramente non avrei voluto. Penso che da quel periodo sia iniziato un po' il DCA...
    Comunque il fatto che tu sappia che non sei un voto è positivo. È giusto così, ma questo non significa che non devi impegnarti per la tua maturità... Non usare questo pensiero come giustificazione per non impegnarti un pochino. Il non essere preoccupata non vuol dire che non devi comunque provarci. Anche se te ne frega poco.
    Sono certa che se ti impegni un minimo (perchè hai ragione quando dici che hai altri pensieri più importanti per la testa, vedi DCA, tumore, futuro) otterrai anche una piccola soddisfazione verso te stessa. Potrá essere gratificante essere fieri di noi stessi e far andare le cose diversamente dalle nostre aspettative. Ricordo che ero assolutamente convinta di passare con 80, al massimo per grazia di Dio, perché nonostante lo studio, avrei fatto male... Ricordo che ad ogni prova nei giorni di esame tornai a casa piangendo sostenendo di aver fatto uno schifo. Il mio orale fu una litigata con il professore di diritto che andò via dalla stanza (emerito cretino che mi ha tolto 2 punti) ma ne sono uscita soddisfatta... Con un bel 85, un 14/15 al tema di italiano, idem alla terza prova... Chi lo avrebbe mai detto?'!?
    Non ti sto dicendo Fi studiare come una disperata e lasciare stare tutto il resto, i problemi importanti sono altri, però ricordati che il futuro si costruisce con il presente, da adesso. Puoi fare mille prospettive per l' università ecc... Ma arrivarci con più forza mentale, più fierezza può soltanto esserti di aiuto, per poter fare ancora meglio.
    Ho sbagliato tanto nella mia vita... Ho pensato sempre al "dopo
    ", non agendo mai nel presente... Eé un consiglio che ti dò da un pò più vecchietta... Anche se forse lo riterrai una cagata colossale.
    Un in bocca al lupo per tutto.

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  3. Sybil, per cosa ti senti in colpa? Un buon voto alla maturità ti serve al massimo ad aspirare a una borsa di studio, e non è neanche detto. La maturità non è niente di più che un rito di passaggio, senza reale impatto sulla tua vita... sarebbe bello viverla in modo partecipato, perché ti lascerà dei ricordi più o meno duraturi (e più o meno tragicomici, ne avrei un repertorio...!), ma se non ne hai voglia, e hai altri pensieri non sei peggio degli altri. Non sei un numero, di nessun tipo... cerca qualcosa che ti soddisfi più di un voto, e più di un kg perso.
    Afferra te stessa, afferra il presente; il futuro non è ancora tuo...
    "Fa’ dunque, mio Lucilio, ciò che scrivi di fare, tieniti strette tutte le tue ore; così avverrà che tu dipenda meno dal domani, se avrai messo mano al presente."

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  4. io leggo una punta d'invidia in quei compagni che dici di odiare perchè si impegnano per la maturità...
    vorresti forse essere anche tu così 'prevedibile'come loro..
    nonostante che a te non freghi della maturità...non riesci a non fartene un cruccio..
    perchè ti senti sempre più complicata degli altri.
    e questo ti rode.e ti ha stancato.
    questo essere 'diversa'anche quando non vuoi...

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  5. Ciao cara :* che dire mi ritrovo tantissimo nella frase iniziale, ho provato quella sensazione moltissime volte! E anche per il tuo discorso sull'esame di stato, io lo dovrò affrontare l'anno prossimo, ma mi ritrovo molto nelle tue sensazioni, i miei compagni si comportano esattamente così per un compito o un'interrogazione, magari anche non molto difficile! Questo spesso mi irrita... Quindi ti capisco benissimo e quando dici che al di fuori del tuo DCA non ti importa di nulla sappi che ho provato la stessa identica cosa! Ma penso sia una cosa normale... Quando dici che non sei un voto hai ragione! Noi non siamo numeri siamo PERSONE, non sentirti "in colpa" se non hai lo stesso atteggiamento dei tuoi compagni, come dici tu loro non sapranno cosa fare del futuro, mentre mi fa piacere leggere che tu hai già una visione del tuo futuro :) sono d'accordo con tutto ciò che dici! Un bacione, ti stringo <3 :*

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  6. Che ti posso dire, riguardo l'esame di maturità hai pienamente ragione. Magari ad alcuni dei tuoi compagni sembra chissà che cosa perchè comunque è il primo vero esame in quanto tale del percorso scolastico, però oggettivamente all'atto pratico è ben poca cosa. Io sono sempre stata nella media come valutazioni quando facevo le scuole superiori: nessun 10, nessuna insufficienza, poi ho fatto l'esame di maturità, l'ho passato, e mi sono iscritta all'università. E ora che ho una laurea, l'esame di maturità conta meno di meno zero. Quindi secondo me fai bene ad impegnarti quel giusto che serve per passarlo, senza sfasciarti di studio per ottenere un 100 che alla fine lascia il tempo che trova, perchè quando avrai fatto l'Università e ti sarai laureata, a un cavolo di nessuno fregherà del voto con cui eri uscita dal liceo.
    I tuoi compagni che sono tanto preoccupati per questo esame... io credo sia perchè hanno sempre vissuto in un pollaio piccolo, e non si sono mai dovuti confrontare con i veri problemi e le difficoltà della vita... e poichè ovviamente ogni essere umano guarda al proprio, è ovvio che loro, che magari non hanno granchè problemi e preoccupazioni nella vita, vedono ora come ora quest'esame come lo scoglio terribile... Un domani saranno laureati, si dovranno confrontare col mondo del lavoro, e poi con i colleghi, e con la professione, e allora vedranno che il mondo è ben più ampio, che ci sono anche altre preoccupazioni, e che davvero l'esame di maturità era un'inezia di fronte a tutto il resto...

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  7. Mi tocca farti un appunto: il tuo non è stoicismo, è puro epicureismo. La sensazione che descrivi è perfettamente riassumibile nella massima aspirazione epicurea, l'atarassia. Condizione pienamente invidiabile da chi, come me, iniziò a star male per la maturità un anno prima.
    Ho sempre avuto l'ambizione di potermi considerare epicurea, ero affascinata dall'idea di non farmi tangere da nulla, m'intrigava il lathe biosas, quell'imperativo così insolito, "vivi nascosto", non occuparti di politica, non impegnarti nel sociale, pensa solo a te stesso. Egoismo senza egotismo, perfetto. Ma io non ci sono mai riuscita, ho sempre finito per ripiegarmi sullo stoicismo, benché l'anelito all'atarassia non mi abbia abbandonata.
    E, dicevo, al liceo ero stoica più che mai. Non potevo accettare l'idea di non fare più del meglio che potessi e così mi ammazzavo tra le ripetizioni di fisica, matematica, astronomia...cercando in tutti i modi di arginare le mie oggettive carenze nel comparto scientifico. E alla fine riuscii ad agguantare un otto in matematica e un sette in fisica che mi proiettarono nella cerchia degli aspiranti al cento. Io sapevo di poter prendere cento, ci credevo talmente tanto che non valutavo la possibilità di fallire. E invece l'incantesimo si è spezzato e la prova di fisica in terza prova ha fatto talmente schifo che mi hanno dato undici su quindici e così ho preso "solo" novantadue.
    Ma col senno di poi ti dico che tornando indietro vorrei viverla come te. Il voto di maturità è solo un numero, per altro un numero che nessuno guarderà mai da quando ti iscriverai all'università.
    Non dico che tu non debba impegnarti "un minimo" per uscirne dignitosamente, ma non ammazzarti di fatica ché non ne vale la pena.
    Un abbraccio!

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