mercoledì 20 agosto 2014

Deframmentazione del dolore e ragazzo partito.

Ho preparato un sacco di post in cui descrivevo queste giornate insensate e sconnesse, e li ho abbandonati tutti meticolosamente a metà; mi sono lasciata trascinare dal tempo, come faccio sempre.
Questa mattina è partito il mio ragazzo che era venuto a trovarmi in Campania, dove tutti gli anni vado con la mia famiglia (dove sono andata a Pasqua, tanto per intenderci, da mia nonna). Se n'è andato e ora c'è il vuoto, e la mia realtà.
Ci ho sbattuto la testa quando sono salita nella mansarda dove dormivamo io lui e mia sorella, ci sono salita dopo averlo accompagnato alla stazione, e ho guardato il suo letto vuoto ancora sfatto, il suo cuscino in cui non c'era nessunissimo odore, il suo accappatoio appeso che non sapeva di niente, il suo asciugamano anonimo.
Mi manca.
Ma sono troppo impegnata per piangere, per essere triste. Appena è salito sul treno la mia testa ha focalizzato un solo principale fondamentale obiettivo: dimagrire.
Così ho efficacemente demolito ogni altra emozione, immediatamente: ho chiuso le porte ai sentimenti, ho preparato il mio corpo al sonno in quella camera dove ora dovrò dormire sola.
E non mi consegno ad altro che non sia ferrea forza di volontà.
Alla fine non si tratta nemmeno più di questa, visto che esagerare con il cibo non è un mio problema, ora. Visto che ogni boccone è l'ultimo, visto che lascio yogurt e pesche a metà. Visto che il mio pranzo al mare consiste in mezza scatoletta di mais e la cena in melanzane al forno, il tutto accompagnato da due gustosissimi litri di acqua.
Mia nonna fa la sua pizza farcita ed io ne sfioro un pezzo tra tutti e nessuno mi vede, non mi interessa più di assaggiare tutti i gusti, di riempirmi, di sentire lo stomaco stanco. Lo mordo e lo mollo nel piatto, da quando mi fa schifo anche la pizza?
Da quando mi fa schifo la vita?
Sento che non posso vivere mangiando, sono stufa di dovermi preoccupare di aver esagerato, di essere ingrassata, e sono stanca di avere un solo costume coppa E e tutti gli occhi addosso insieme ai commenti che mi trapassano ma non lasciano segni, non glielo permetto; non riesco a mangiare. Non sento la fame, non ho segnali da parte del mio corpo, non percepisco alcuna sensazione o sintomo di insofferenza. Il mio corpo collabora, non manda crampi di fame né stanchezza, né senso di pienezza. Ho chiuso lo stomaco perché mi fa tutto troppo schifo.
Metto in bocca un cucchiaio di yogurt e subito compare nella mia testa l'immagine della mia compagna di classe con quel culo minuscolo, quelle braccia sottili e mi passa la fame. Penso che è colazione, così per lo meno lo finisco velocemente e lo mollo lì, nauseata, piena, stanca. Cento calorie, un macello di calorie. Un'infinità. Sono troppe. Lo penso anche mentre mangio lentamente il mais, penso che è troppo. Che potrei farne a meno. Non mi importa più un cazzo del metabolismo, della distribuzione delle calorie nell'arco della giornata, della dieta sana ed equilibrata... Io non ho fame. Non riesco più a mangiare perché io non voglio. Non voglio mangiare più. Devo scomparire. Non permetterò mai più al senso di colpa di farmi visita. Sono esausta.
E piano piano mi consumo... Mi concentro su altre cose, faccio le foto, non riesco a mangiare. Non finisco le fette di anguria che mi taglio, non finisco di bere il bicchiere di succo che mi riempio. Mi sento stanca di dovermi preoccupare, stanca di dovermi sentire in colpa. Persino stanca di gustare il cibo!
Dieci giorni di lenta distruzione, dieci giorni di barriere.
E senza il mio ragazzo a cui buttare di nascosto da tutti il tiramisù nel piatto, senza lui da coccolare, da abbracciare, senza lui che mi tira le coperte la notte, senza lui che se mi arrabbio mi segue, cerca di capirmi, vuole ascoltarmi; senza lui che se non mangio non mi dice niente, mi sorride, mi accarezza, magari mi prova a far cambiare dolcemente idea, e poi si finisce quel mezzo panino mangiucchiato; senza di lui voglio dimagrire.
Senza di lui non posso permettermi di guardare il letto vuoto e piangere e urlare, senza di lui non DEVO sentire un grumo di lacrime e catarro riempirmi la gola, senza di lui non voglio dover affrontare tutte queste emozioni ingestibili e dolorose. Non ce la farei, non posso.
Lascio il suo letto così, prendo il suo cuscino e provo a dormirci senza cercare una qualsiasi sua traccia, piccola, dolce; e se dovessi iniziare a farlo, io penserei "che cazzo me ne frega. Tanto l'unica cosa che mi importa è essere magra." e me lo ripeto così frequentemente che ci credo.
Mancano così tanti giorni prima di poterlo riabbracciare... Ma in fondo non mi importa davvero. In fondo non piango. Io non percepisco emozioni che non siano dolore post-abbuffata o stomaco brontolante per la fame.
E intanto scompaio e perdo peso, e non so nemmeno quanto, non so nemmeno quanto...
Tutto il resto è uno sfondo senza colore, il dca in primo piano su uno straordinario cartellone pubblicitario di una fantastica giostra nuova che ha avuto tanto successo in tante parti del mondo. Io lo fisso, mi lascio incantare, non mi oppongo perché in fondo il dca è la sola cosa bella che ho. È quello che mi fa sentire viva, che da senso alla mia vita, dopo il mio ragazzo.
Ma ora lui non c'è, e mi fa provare troppi sentimenti ingestibili. Il suo profumo, il suo respiro, le sue braccia, i suoi occhi, come mi guarda, come non gli importa delle mie ossessioni nel senso più pieno del termine, come riesce ad amarmi oltre tutto, con una forza spaventosa.
Lui può andarsene e lasciarmi con un pugno di niente e una voragine nel cuore, lui può farmi stare male.
Il dca mi fa provare quello che decido di provare. E sono una grande bugiarda, perché più che una merda questo è un rifugio.
Mi spiace di sputare nel piatto dove mangio quando parlo del mio dca come di un mostro... Ma ora è l'unica cosa che ho e che non mi abbandona e non mi fa soffrire piu di quanto io non VOGLIA.

8 commenti:

  1. So PERFETTAMENTE cosa significa quello ke stai passando, cosa vuol dire qnd 1 persona cara parte. Io ho perso il mio ex in qst modo. Ma vi rivedrete giusto?

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  2. Tra quanto tornerà il tuo ragazzo? Mi dispiace molto per la situazione che stai passando. Per non sentire il dolore fai bene a concentrarti su qualcos'altro, ma così è troppo, finirai per ucciderti o per esplodere.
    Non so come tu faccia a lasciare le cose a metà nel piatto, ma ascoltare il tuo corpo è la cosa migliore. Però devi sforzarti di mangiare un pochino

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  3. Ciao piccoletta!!!!!!!! Scusa se non ti ho più risposto, sono un po' fusa.
    Mi mancavano i tuoi post. Hai detto bene alla fine, sai? il DCA non è che un rifugio, al vero male di vivere, che devi combattere però. Se anche il tuo lui non è fisicamente con te, ricorda che non è lontano; non tradire il percorso che devi portare avanti, e che lui ti aiuta ad intraprendere! La strada è lunga e difficile, ma con l'amore che provate puoi affrontarla: non chiudere la porta ai sentimenti, negativi e positivi...Ci sarà male, sofferenza, mancanza e paura ... ma ne uscirai. Io ne sono sicura!!!
    Ti abbraccio

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  4. Non ho ben capito se il tuo ragazzo è andato a morire in qualche guerra di trincea.
    No, sto scherzando ovviamente...
    Però, molto banalmente: ovviare alla distanza con Skype/messenger/SMS/telefonate/altro mezzo di comunicazione a vostra scelta... no, eh?!
    Ovvio, non è come averlo accanto... però, nell'impossibilità di avere ciò, credo che ci siano tante metodiche che possano rappresentare un surrogato valido a colmare almeno un po' la mancanza nel periodo di tempo in cui non potete stare fisicamente l'uno accanto all'altra.
    Anzichè concentrarti su quanto lui ti stia mancando (ed è inevitabile che sia così, succede sempre quando si ha lontana una persona cui si vuole bene...), prova a focalizzarti su quando vi rivedrete, su quello che potrete fare insieme, su quello che puoi organizzare insieme a lui.
    E, magari, potresti provare a sfruttare questi giorni per fare altre cose che ti piacciono con le persone che in questo momento ti sono accanto...
    Tanto, ora come ora, il bicchiere sarà sempre mezzo pieno e mezzo vuoto: però sta a te decidere quale delle 2 metà prendere in considerazione...
    Un abbraccio...

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    1. È così che io vivo le mie emozioni: estremizzandole per sentirle il più possibile.
      e chi è fortunatamente estraneo a questa necessità non può fare altro che biasimare.
      le persone che ora mi sono accanto consistono in genitori e nonni che mi tolgono il cibo dal piatto dicendomi che sono diventata una "polpetta". E purtroppo io questa grande voglia e forza di reagire non ce l'ho. Mi limito a scrivere quello che sento e comportarmi come il mio cervello malato mi consiglia.
      un abbraccio anche a te...

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    2. Mi dispiace che tu ti sia sentita così tanto punta nel vivo da leggere nel mio commento cose che non mi sono neanche passate per l'anticamera del cervello, come il biasimarti. (Coda di paglia? - perdonami se mi permetto)
      Volevo molto più semplicemente suggerirti metodiche per alleviare la distanza dal tuo fidanzato: io che vivo sola, con tutti gli amici più cari a chilometri e chilometri e chilometri di distanza per le diverse scelte lavorative e di vita che abbiamo fatto, so bene quanto si possa sentire la mancanza delle persone cui si vuole bene... e quelle che ti ho scritto non sono altro che le metodiche che io stessa metto in atto per cercare di colmare almeno un po' la distanza che ci separa. Ovvio che non è come averli accanto, ma è pur sempre meglio di niente. Sono metodiche utili e funzionali, che se messe in atto ti potrebbero permettere di stare un po' meno male di fronte all'assenza del tuo fidanzato nella tua quotidianità attuale.
      Tutto qui quello che volevo suggerirti.
      Se ci hai letto qualcosa di più, o qualcosa di diverso, it's completely up to you.
      Palese che tu sia liberissima di scrivere tutto ciò che vuoi, e di comportarti come meglio credi, altro ci mancherebbe! - scrivere e fare quel che voglio è ciò che faccio anch'io, del resto... ciò che fa chiunque, direi.
      Contraccambio l'abbraccio!...

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    3. Mi riferivo alla partenza per la trincea che ho pensato - a quanto pare erroneamente- si riferisse al fatto che la mia tristezza fosse esagerata. Non vedo perché dovrei avere la coda di paglia, se anche ce l'avessi al massimo vorrebbe dire che al posto tuo mi biasimerei, e anche in questo non vedo il problema visto che anche fosse sarebbe perché è una emozione che mi è estranea, quindi sarebbe comprensibile biasimarmi. ho inteso male io, evidentemente cerco proprio il male dappertutto, sono fatta cosi.
      per quanto riguarda i consigli ti ringrazio, li apprezzo molto e non nego siano funzionali laddove, come nel mio caso, le alternative sono piagnucolare e non provare nemmeno a godersi le vacanze.
      Il mio post era più che altro uno sfogo per la situazione in cui mi trovo qui e che è peggiorata con la partenza del mio ragazzo, situazione in cui vengo chiamata polpetta e mi tolgono il cibo dal piatto, ridicolizzandomi e facendo commenti in continuazione. Purtroppo non riesco ancora a farmeli scivolare addosso il giusto. Non sopporto di stare al mare con questo corpo e vedere le foto delle mie compagne che dimagriscono ed io che continuo a lievitare proprio come una polpetta.
      un bacione!

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  5. grazie per essere passata da me. la questione dei sogni in effetti non è per nulla controversa, io continuo a sognare poche cose da anni, ripetutamente, e niente di tutto questo è un mistero, come il motivo per cui mi sveglio ogni notte alle 4.00: voglio abbuffarmi.

    vedi, in base alla tua stessa esperienza e anche rispetto a quello che leggo, mi sembra sciocco cercare di conferire a noi stesse una sorta di volontà nel disturbo alimentare. non esiste. non c'è. il disturbo alimentare è una dipendenza, un automatismo, non fingiamo di aver deciso, è illogico.
    mi spiace molto per il brutto momento, vorrei avere parole consolatorie che non ho (la sofferenza è sempre molto personale), però vivo cose analoghe: nei periodi difficili si intensifica il pensiero del cibo. a questo punto, considerato che accade a tutte, mi sembra assurdo credere che tutte abbiamo lo stesso tipo di pensiero, di volontà, di voglia di soffrire, non è possibile. anche questo è innaturale perchè nessuno vuole per se il dolore.
    è possibile invece che siamo in fondo affette tutte dalla stessa malattia, che ha contagiato tutte nello stesso modo. il dca ha una volontà sua che si slega dalla tua. tu nel seguire questo pensiero ti sei solo piegata. la volontà vera sta nel non accettare per se stessi questa sofferenza, ma nel reagire, che pure costa sofferenza fatica e dolore, ma che crea nuove dinamiche che ad un certo punto creano la vita.
    voglio dire, vivere non è facile, neanche un po', noi stiamo rendendo solo le cose più difficili e pietose.

    ripeto queste cose anche a me, continuamente. quando vomito, quando mangio, quando è sera e ho vissuto tutta la mia giornata in relazione al cibo, o le ginocchia mi fanno molto male.

    ti voglio dire che capisco perfettamente ogni tua sensazione, e che comunque se vuoi con me puoi parlare. non posso fare altro. un bacio forte xoxo

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