mercoledì 14 maggio 2014

Resisto e costruisco.

Costruisco spazi in cui sono diversa e capace di andare oltre me stessa, oltre i pensieri malati che mi divorano.

Cerco di essere migliore, ma è così difficile... Vorrei scappare, perché sono giorni che sono triste; vorrei non dover pensare più al mio corpo, per questo vorrei essere magra. Invece ci penserò ancora di più.

Ma è distruttivo: più mi guardo più mi odio più mi vorrei diversa. Vorrei essere un'altra.

Vorrei scappare, andare lontano e lasciare le mie ossessioni in un cassetto, chiuse, lontane, a marcire e morire; le porto invece dentro come un macigno di schifo e ci convivo, ci parlo, lascio loro tempo e spazio, lascio loro libera espressione reprimendo me e guardando i miei sogni sfumare da qualche parte, lontani.

La verità è che odiarmi è la mia ragione di vita: provo un gusto perverso nel guardarmi di fianco al mio bellissimo e magrissimo ragazzo e disprezzare le mie enormi cosce, il mio seno gigantesco; la verità è che compiangermi e riuscire a controllarmi mi riempie di orgoglio, così come abbuffarmi e piangere mi colma di odio.

Nove giorni senza abbuffarmi. Uao. Sono stupita di me stessa, incredula oserei dire: tanto da pretendere di più. Non mi abbuffo e, per adesso, non intendo farlo. Per adesso? No. Mai più. Non devo, non posso, non voglio.

Io sinceramente penso che non fallirò più perché non riuscirei a ricominciare. Non potrei mai farcela.

Perciò non cado. Non saprei rialzarmi.

La verità è che sto cercando altro, sto cercando la vita, ma il mio corpo mi è di intralcio: è ingombrante, è appariscente, non riesce a passare inosservato; mentre io vorrei solo essere piccola piccola, invisibile, lontana dagli sguardi, per cercare la mia vita indisturbata e non dovermi preoccupare più di occupare troppo spazio nel mondo.
Sto cercando di fare la cosa più difficile per una pseudo-bulimica come me, ovvero non pianificare ogni mia giornata, non scandirla dettagliatamente, e non dare di matto se qualche meccanismo viene disturbato dal mondo esterno, se qualche mio progetto non viene rispettato. Di non impazzire se mia madre fa la pasta anziché il pollo.
Sembra assurdo, ma è complicatissimo. E sarà ancora più complicato trovare qualcosa che mi faccia sentire più viva e più morta del mio disturbo alimentare. Perché lui mi da tutto.
E ancora non capisco perché me ne dovrei liberare.
A volte lo desidero da morire, altre mi chiedo "E perché mai?".
L'unica cosa che mi rispondo è "Per dimagrire", solo che così non mirerei esattamente ad eliminarlo: diciamo che lo trasformerei.
"Perchè mi fa stare male" Certo. Ma mi fa stare anche tanto, tanto bene come nessun essere umano si potrebbe sentire mai in una vita intera.
Non riesco a capire perché dimagrire dovrebbe essere la conseguenza, e non il fine.
Quale sarà il mio scopo, allora?

Ho vissuto cinque anni con il medesimo obiettivo, e ogni volta ho alzato l'asticella, fino ai quarantadue chili. E poi? Poi ero vuota. Poi non mi piacevo. Poi avevo paura di me perché non mi piaceva più mangiare. Ho scritto sul mio diario in quel periodo "Voglio tornare come prima. Voglio le mie cosce grandi e voglio il mio palato che mangia per gusto, e non per nutrirsi."
Ora rileggendo quella pagina del 14 novembre 2010 mi accorgo che è esattamente l'opposto di quello che cerco ora.
La microscopica parte razionale di me sa che c'è qualcosa che non quadra: come mai non ero felice a quarantadue chili? Come mai sono voluta ingrassare di nuovo, per poi volere dimagrire ancora una volta? E poi un'altra, un'altra, e infine un'altra ancora?
Sempre quella piccola vocina dentro al cuore mi risponde che è perché sto cercando un obiettivo.
Sto cercando la felicità. Sto cercando un corpo in cui sto bene, sto cercando di costruire un'identità che sia mia, che possa difendere con le unghie e con i denti- mentre questa la darei volentieri via al primo offerente.
La cambierei con un briciolo di indipendenza: vorrei provare anche solo per un secondo cosa significa vivere senza che gioia e dolore dipendano da quanto e come mangio.
Ogni volta che sento nominare "I dolori grandi della vita" io penso al cibo, ad ingrassare, a mangiare a dismisura; quando qualcuno parla di "Vittorie", di "realizzare i propri sogni" io penso a dimagrire una volta per tutte, a potermi vestire senza piangere.

Sono prigioniera, in una gabbia d'oro. Qui dentro è tutto bellissimo: basta poco per fallire, ed è sufficiente altrettanto poco per essere al settimo cielo, con nelle mani una soddisfazione tale da riempirci una intera esistenza. Basta il cibo.
Dimagrire è un obiettivo raggiungibile, abbuffarsi un fallimento dietro l'angolo. Mentre tutte le altre cose, nella vita, si devono attendere, guadagnare, sudare, e non sono neppure così certe. Invece io so benissimo che se ingurgito un tot di calorie calerò di peso, e sono consapevole anche del contrario. E' facile. Il mio disturbo alimentare mi rende la vita facile.

Ma non mi fa vivere. Mi stringe il collo, i polsi, mi prende a calci, mi massacra e mi lascia i segni; mi sfonda il cervello, mi bombarda le ossa, mi butta a terra come un sacco a piangere davanti allo specchio accovacciata pregando un Dio che non mi ascolta perché è sordo oppure è troppo vicino per guardarmi bene, mi distrugge.

Ma il mazzo di fiori che mi porta, il modo in cui mi cura le ferite, mi accarezza, mi ascolta, mi accompagna, mi protegge è ineguagliabile. Quando mi concede un po' di pace è la pace più bella che un essere umano, ripeto, potrebbe mai sperare di provare in tutta la sua vita.
E mi fa scordare dei segni, dei calci, delle botte.

Eppure io cerco una vita diversa, altrove. Perché la cerco? Perché so benissimo che questa non lo è. Che non può essere il mio corpo il mio mirino, che non posso vivere senza esistere. Senza un corpo. Che il mio dca, per quanto mi faccia toccare il cielo con un dito e mi faccia provare il dolore più massacrante e VERO che sia possibile percepire in tutto il mondo, mi possiede completamente. E' suo il mio rapporto con gli altri, con il mio ragazzo, con il mondo, con la scuola, con tutto. E questo, lo so, non è giusto.

Lui gestisce la mia vita, perché io non sono in grado. Non sono in grado di cercarmi un'emozione più vera, un po' dura da ottenere, meno intensa, ma vera! Lui mi propone sentimenti che sono al limite dell'impossibile: una felicità sconfinata e un dolore inimmaginabile.
Ma io so che sono benissimo in grado di trovarle e viverle da sola!
Quindi so che posso farcela. Ecco il motivo per cui dovrei liberarmi di lui. Ecco il motivo per cui non mi abbufferò più.

Volevo lasciarvi con una frase de "L'ignoranza", di Kundera, che mi ero appuntata.

"Sbagliava. Tutti sbagliano quando si tratta del futuro. L'uomo può essere certo solo dell'attimo presente. Ma sarà poi vero? Può davvero conoscerlo, il presente? Può davvero giudicarlo? Certo che no. E come potrebbe capire il presente chi non conosce il futuro?
Se non sappiamo verso quale futuro ci sta conducendo il presente, come possiamo dire se questo presente è buono o cattivo, se merita la nostra adesione, la nostra diffidenza o il nostro odio?"

10 commenti:

  1. ''E sarà ancora più complicato trovare qualcosa che mi faccia sentire più viva e più morta del mio disturbo alimentare.'' oddio quanto ti capisco... Mi pare che esista solo quello nella mia vita :-(

    RispondiElimina
  2. Brava piccola, cerca la vita, combatti, esci da questa gabbia. Ora sai che il tuo scopo non può essere dimagrire o ingrassare ma solo acquisendo più voglia di vivere, amore, gioia di vivere saprai massimizzare la forza che hai e uscirne. Un bacio

    RispondiElimina
  3. Sai cosa succede a lasciare le cose nel cassetto?
    Marciscono.
    E fanno puzza.
    E prima o dopo in quella stanza ocn l'odore che c'è non potrai più metterci piede.Ma ti rimarrà addosso cmq , quel fetore acre, perchè il cassetto era vicino al comodino del letto dove credevi di dormire finalmente sogni tranquilli.
    Non sei in una gabbia d'oro , sei in una gabbia e basta.
    E lo sai anche tu. Ormai ti sta stretta. E non perchè sei ingrassata, ma perchè il tuo animo è cresciuto.
    Probabilmente, come me, come mollte altre, quando l'hai scelta sembrava davvero lucente. ampia. un segreto bellissimo.
    Ma adesso...adesso il fatto solo che ti sta stretta significa che il dca NON PUO gestire la tua vita. O meglio, che tu non puoi e NON VUOI scegliere la tua vita plasmata sul dca. Vuoi altro, devi solo capire come fare. E sopratutto non credere in forze maggiori che governano la tua strada...Perchè sei solo tu che sai e puoi indirizzarla al meglio.
    Hai tutto in pugno, e se ci pensi bene fa paura certo, ma è anche bellissimo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il problema è che sono sì dieci giorni che non mi abbuffo, ma sono anche dieci giorni che mi guardo allo specchio e sono contenta di iniziare a vedermi un po' più magra, un po' più sgonfia... Il problema è che tutta questa forza, questa determinazione che sto acquisendo e la consapevolezza che sto cercando di raccogliere le sto investendo nell'altra faccia della medaglia: dimagrire, non guarire.
      Il solo fatto che io scriva tutto ciò che mangio, mi specchi di continuo, mi congratuli per come mi entrato un millimetro meglio i reggiseni significa che non sto proprio puntando ad un corpo sano... Libero dalle abbuffate, ma non sano. Io non lo voglio un corpo in normopeso, soprattutto adesso che sto iniziando a regolarmi.
      devo capire come fare, quale strada prendere se intendo davvero cambiarla. Voglio ancora diventare sempre più piccola, voglio ancora gridare aiuto senza la voce ma uscendo dal corpo che detesto con tutta l'anima.
      Come faccio a definire questo presente che mi sembra lo spiraglio di una nuova luce, se non posso sapere da che parte mi trascinerà?

      Elimina
    2. a me viene da dire una cosa: chissenefrega.
      Ho capito cosa intendi , ho capito che stai cercando (come tutte le ragazze solite ad abbuffarsi fanno)di "guarire" dalle abbuffate per andare a ricercare la restrizine. Bene. Bene ma non benissimo. Però il mio consiglio è che chissenefrega . Il tuo problema fino ad ora sono state le abbuffate? Il vomito ? non lo so...
      l'hai eliminato. Tieni stretta questa sensazione, è una tappa importante se riuscirai a mantenerla. Sono passati solo una dozzina di giorni nulla di più.
      Poi aggiusterai il tiro.
      se ogni passo che fai devi stare a sentirti sbagliata allora rimarrai sempre ferma. Poi per carità, se idealmente hai tutta questa forza di prendere a saltare direttamente in un alimentazione corretta e tutto be...fallo.

      Elimina
    3. Forse sì, forse chissene frega. In fondo l'alternativa qual è? Continuare ad abbuffarmi? Ok, forse non voglio un corpo normale, non voglio quei chili "giusti", ma da qualche parte devo pure iniziare...
      Il resto, se deve, verrà da sé. A me spetta iniziare.

      Elimina
  4. Più leggo il tuo blog, più mi rendo conto di quanto siamo simili, di quanto i nostri problemi siano simili (con la differenza che tu scrivi benissimo :))
    non so cosa dirti per spronarti, se conoscessi quelle parole sarei già fuori dal circolo vizioso che ci opprime.. l'unica cosa che posso fare è dirti che puoi farcela, tieni duro!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie! Non scrivo poi così bene, leggendo i blog un sacco di ragazze si esprimono in modo suggestivo e piacevole! Ora passerò dal tuo, che non ho ancora visto:) grazie per il commento..terrò duro! Non mollo più!

      Elimina
  5. Secondo me ti focalizzi molto sulla fisicità perchè dietro hai molto, molto altro che ti fa paura vedere... E allora lo risbatti sul corpo (da qui l'altalena di peso...) perchè almeno quello è materiale, si tocca, è facile da gestire. Ma quello che credi di poter controllare, alla fine, si rivela quello che ti controlla in misura spietata.
    Puoi cambiare tutto, e dipende solo da te. Ma non barcamenandoti tra un DCA e l'altro, tra un corpo e l'altro, perchè così reitererai soltanto un circolo vizioso che ti porterà sempre più in basso... Bensì cercarndo di scavare sotto, di capire cos'è che ti fa così tanta paura che hai bisogno d'inchiodarla al tuo corpo... per sciogliere i veri nodi ancora irrisolti, e capire che la tua strada non c'entra nulla col tuo corpo, ma inizia e finisce ben oltre...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Io so che c'è altro dietro ad ogni disturbo alimentare: ma sto iniziando a credere non dietro il mio! Cioè, io provo a scavare e cercare profonde problematiche, ma trovo solo una insoddisfazione, una frustrazione, un'oppressione, una marea di obiettivi che non ho le capacità né la volontà di realizzare, che però osservo anche in moltissime altre persone!
      Cosa posso avere di più importante, io? Sto iniziando a pensare che sia una malattia come un cancro, un tumore, una tubercolosi o chessò... è toccata a me: devo gestirla come posso. Salterò da un corpo all'altro, ma almeno non sto ferma in questa merda di abbuffate...

      Elimina