domenica 30 marzo 2014

Ciao a tutti

sono nuova, e sono perennemente combattuta tra ciò che sono e ciò che non vorrei essere, e ciò che gli altri vorrebbero che fossi. Odio il mio corpo, odio me stessa, odio le mie ossessioni e i miei segreti. Spero imparerete a conoscermi; ho letto molti vostri blog ed ho trovato parti di me in ciascuna di voi. Siete bellissime e forti, e voglio imparare ad esserlo anche io.

4 commenti:

  1. Ciao Sybil, benvenuta su Blogger :)

    Ho letto il commento che hai lasciato sul mio blog e mi ha colpito molto. Pur non avendo mai veramente sofferto di bulimia o binge, capisco la situazione che descrivi riguardo le abbuffate. Le mie erano abbuffate soggettive ma, sebbene il mio psicologo me lo ripetesse sempre, io le ho sempre vissute come delle ENORMI abbuffate. In realtà non arrivavo nemmeno al numero di calorie che avrei dovuto assumere per vivere, ma non ero in grado di razionalizzare. Ergo, le vivevo piùo meno come te.
    Secondo me non è tanto la quantità a determinare l'abbuffata, bensì il modo. Per me la parola "abbuffata" è legata alla smania, ad un impulso irrefrenabile, alla perdita di controllo e al senso di colpa, più che ad un determinato introito calorico.
    Anche se non mi sentivo mai affamata, le mie abbuffate sono sempre state causate dalla restrizione, da un bisogno fisico... A volte era il nervosismo a scatenerle, ma si trattava solo della goccia che faceva trabboccare il vaso. Il mio corpo aveva bisogno di cibo e, nei momenti di debolezza a livello psicologico, ne "approffittava" per fare un po' di rifornimento.
    Finché non smetti di restringere le cose non cambieranno. Devi abbandonare l'ideale anoressico : è l'unico modo per eliminare le abbuffate.

    P.s. il tuo ragazzo sa della tua malattia?

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  2. Ciao ::) grazie per avere risposto! No, nessuno sa della mia malattia: in realtà non se ne è accorta nemmeno mia mamma quando mi portava in giro per gli ospedali perché avevo perso dieci chili in pochissimi mesi, essendo comunque normopeso, figuriamoci chiunque altro. Credeva fosse un periodo di stress dovuto a problemi in famiglia, con i medici parlava lei al posto mio, ed a me stava bene perché non avrei dovuto affrontare la realtà, che la mia era una perdita di peso piu che volontaria. Tra l'altro, mia mamma è piu magra di me, ed ha avuto problemi simili da giovane.
    in ogni caso il mio ragazzo non lo sa, e non potrebbe mai saperlo, e sai perché? In realtà non è perché mi vergogno della mia malattia in quanto ho realizzato a fatica che, essendo una MALATTIA, non è colpa mia o voluta da me; non è nemmeno perché non mi piacerebbe guarire, visto che ormai mi rendo conto che sto rinunciando a vivere per raggiungere un peso che è lontano abbuffate e fallimenti. Non potrebbe saperlo perché oggettivamente, e lo sappiamo tutte, quanti considerano la nostra una malattia? Il mio ragazzo è splendido, ma prende in continuazione in giro le persone sovrappeso chiamandole bidoni o palle di lardo e a me si spezza il cuore, perché è esattamente quello che mi sento io; una volta abbiamo sentito insieme parlare di anoressia e lui ha detto che a quaranta chili non eri mica anoressica: anoressica sie è a trenta chili per un metro e settantacinque. Ti rendi conto di quanta ignoranza, quanti pregiudizi? Chi gli spiega che l'anoressia nervoso è una malattia MENTALE, che si può essere anoressiche a 100 chili mentre a 30 magari non ci si piace e si vorrebbe ingrassare, e non è anoressia! Insomma, chi non riceve compassione e aiuto quando gli viene diagnosticato un tumore? Se invece gli dicessi "guarda, io mi abbuffo mangiando minestrone crudo dai sacchetti surgelati, ingurgitando quantità di cibo che sfamerebbe un esercito, e il giorno dopo conto le calorie e tengo un diario alimentare su cui annoto ogni briciola di quello che mangio, mi guardo allo specchio e urlo, piango continuamente, molte volte quando usciamo ti odio perché mi sono appena abbuffata oppure il mondo è fantastico perché è da giorni che digiuno", secondo te, cosa mi direbbe? Capricci, sprechi di cibo.. Vallo a spiegare che è una vera e propria malattia psicologica! Che ho un rapporto malato con il cibo? Significherebbe mettere a nudo me e il mio disturbo alimentare, ottenendo incomprensione e disprezzo, per non parlare di come mi guarderebbe ogni volta che mangiamo insieme, o delle domande "ma ora sei guarita? Ma ora stai bene?"... Sono sola, con la mia malattia. Se pesassi venti chili in meno probabilmente mi prenderebbero piu sul serio, ma ho ancora forti dubbi. Sarei comunque capricciosa. "perché non mangi?" cosa rispondi? "perché non posso!" e poi? Che ti direbbero? "si che puoi! Guarda!" e appena dovessi rifiutare, ecco che partirebbe il "allora vedi che non vuoi guarire se non mangi". Come si esce?

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    1. Scusa se mi permetto, ma allora è un idiota. Il mio ragazzo mi è stato accanto, nonostante fosse giovane e partisse da una condizione di "ignoranza" (nel senso che, ovviamente, non aveva esperienza in materia ecc). Ho sempre avuto delle ossessioni, ma la malattia è esplosa circa 2 mesi dopo che ci siamo messi assieme... Non ha potuto vivere una relazione normale, ha praticamente vissuto la malattia in prima persona PER ANNI e ancora adesso, nonostante io l'abbia lasciato, è sempre pronto ad ascoltarmi ed aiutarmi.
      Per me è stato fondamentale e credo che anche tu dovresti parlargliene... Se ti ama si lascerà "istruire", cercherà di comprenderti e ti aiuterà.
      A qualcuno devi dirlo! Sei seguita da una psicologa?
      Io ho vissuto il tutto in modo opposto : tutti (parenti, amici, prof dele superiori ecc) sapevano della mia condizione... Non solo perché era visibile ma perché non l'ho mai nascosto. Nascondere la verità non porta a nulla, fatti aiutare!

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  3. Innanzitutto grazie: per me è davvero incredibile e bellissimo che qualcuno si interessi a quello che sento, che mi ascolti, che mi prenda sul serio. Davvero strano, non ci sono abituata!
    Comunque non sono seguita da nessuna psicologa, da nessuno: nemmeno i miei sanno nulla né sospettano come mai io abbia perso dieci chili e ne abbia ripreso quindici in questi anni: solo questa estate avevo iniziato a vomitare dopo i pasti e mia mamma forse ha sospettato qualcosa perché ha tolto tutte le chiavi dai bagni (ottima soluzione: esattamente producente come fare ingrassare un'anoressica per guarirla, senza parlarle e cercare di capirla, ma va beh). Comunque non ne ho mai parlato a nessuno. Come faccio a spiegartelo? Sono divisa in due: una parte di me, quella che si abbuffa, che si odia, che si schifa di se stessa mi sussurra di parlarne con il mio ragazzo: in fondo mi ama, e questa seconda vita è quella che influisce di più sul mio carattere, è praticamente la vita che vivo per tutte le ore della mia giornata sola con me stessa, mi occupa la mente in continuazione e vorrei tanto condividere anche questa con lui... ma l'altra parte mi dice di non farlo! Rivelargli il mio DCA significherebbe rinunciare alla mia normalità con lui (per quanto fittizia possa essere), significherebbe rendere la parte malata di me la mia vita ufficiale, significherebbe strapparmi di dosso la maschera che porto ormai da cinque anni; e poi, cosa dovrei dirgli? Vorrei perdere venti chili per essere invisibile, magra, leggera, per non odiarmi più, ma per raggiungere il mio obiettivo mi abbuffo ogni sette giorni? Mangio roba surgelata, fredda, pentole di sugo, mischio tutto in maniera disgustosa e poi piango disperatamente? Poi mi inginocchio a terra e sbatto la testa mentre mi chiedo perché l'ho fatto? Cosa dovrei dirgli? "Io penso al cibo e ad essere magra e a smettere di abbuffarmi ventiquattro ore su ventiquattro, anche mentre sono con te"? cosa dovrei dirgli? Non avrei più niente, mi direbbe che ama le mie curve e finirebbe lì, oppure archivierebbe il discorso e io sarei terribilmente distrutta, oppure mi dedicherebbe tutte le attenzioni del mondo e io lo odierò, o cosa? è così difficile da spiegare, ma se si riuscisse a parlare sarebbe veramente tutto così facile...

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